martedì 30 ottobre 2018

Scrittore: intrattenitore o impegnato?

È una domanda che nelle ultime settimane ha girato parecchio il web: molti blogger (anche con un certo seguito) le hanno dedicato un post, o anche più. Tutti a chiedersi: un artista - e in particolare uno scrittore - deve essere solo un intrattenitore o può/deve impegnarsi anche in questioni politiche, morali, e schierarsi in maniera netta anche a costo di perdere qualche sostenitore?

Di solito non seguo questo genere di mode della blogosfera, ma l'argomento mi interessa: ho perciò deciso di dare anche il mio (assolutamente non richiesto) contributo. Cosa ne penso quindi? Uno scrittore deve intrattenere o impegnarsi? La mia risposta è, semplicemente: perché non entrambi! E questo riguarda, in particolare, dovrebbe soprattutto farlo attraverso le sue opere.

Che sia impegnato o intrattenitore, questo micio è adorabile!
Lo dico in primis non come scrittore, ma come lettore: di norma i libri che mi piacciono di più sono quelli che riescono sia a coinvolgere, con trama e personaggi, sia a far filtrare una morale profonda tra le righe. Se non altro, è così anche perché spesso se in un'opera un autore cerca di privilegiare uno di questi due lati, il risultato spesso non è del tutto soddisfacente.

Per esempio, ho letto storie il cui l'unico interesse è comunicare un'idea, una morale, un'opinione politica o di altro tipo. Ma spesso, senza curare con la stessa attenzione la trama, operazioni del genere si trasformano in libri noiosi, didascalici e senza attrattive: ti ritrovi così a chiederti perché l'autore abbia scritto un romanzo, invece di un saggio, che di sicuro può contenere meglio le sue idee.

Meno peggio va invece con le storie che lasciano da parte ogni profondità e si prefissano solo di intrattenere: di norma, se sono ben fatte le trovo piacevoli. Ma hanno anche un problema: visto la loro natura lieve, spesso dopo la lettura non ti lasciano molto dentro, e così tendi a dimenticartele. Quelle che invece rimangono più impresse - o almeno, per me è così - sono quelle che hanno anche una certa profondità.

Ok, non sempre è così: ci sono storie leggere che riescono anche a colpirti. Penso al filone comico: per esempio ricordo con grande affetto la Guida Galattica per Autostoppisti. Che però testimonia un fatto: una storia divertente può avere anche un secondo livello di lettura. Proprio come la serie di Douglas Adams, che fa ironia sui difetti umani - e in particolare della sua Inghilterra - e prende in giro i cliché della fantascienza. E quindi riesce, appunto, a intrattenere e a essere impegnata allo stesso tempo - per quanto non sia un intento forte e serio come quello di altri.

Ecco perché anche io, quando passo dall'altra parte e da lettore divento scrittore, cerco di fare lo stesso. Specie per quanto riguarda i miei racconti, tutti hanno una morale o una riflessione, ma non lascio da parte nemmeno le componenti "tecniche", come la trama o i personaggi, e cerco di evitare spiegoni didascalici. Cerco, insomma, di far ragionare il lettore, ma anche di fargli vivere con piacere l'esperienza di lettura.

Ecco perché secondo me uno scrittore che si rispetti dovrebbe essere sia impegnato che un intrattenitore, almeno per quanto riguarda i suoi scritti. Poi certo, uno può portare le sue idee fuori dalle sue opere e schierarsi per esempio a livello politico, come fanno alcuni sui social. Per me è una scelta più che rispettabile, per quanto io preferisca non farlo.

Non è perché non ho il coraggio delle mie idee: anzi, quello l'ho sempre avuto, come non ho paura di perdere fan - se non riescono a tollerare idee diverse e in particolare quelle che infilo anche nelle mie opere, è inutile che lo siano. Visto che però amo il quieto vivere e non mi piace litigare, spesso preferisco evitare. Ma soprattutto, preferisco che a parlare per me siano le mie storie: basta leggerle per capire come la penso su diversi argomenti. Sperando che la gente lo faccia, ovviamente!

La domanda: per te uno scrittore o un artista in generale dev'essere impegnato, un intrattenitore oppure entrambi?

2 commenti:

  1. Si può essere entrambe le cose: distinte e separate, o conviventi.
    Io, come sempre, preferisco divertirmi e divertire.
    Se poi col divertimento si può veicolare un messaggio giusto (universalmente giusto) allora tanto meglio^^

    Moz-

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    1. Io però penso che i messaggi giusti siano davvero pochi. A parte sentimenti universali come la gioia e la tristezza, tutte le altre sono opinioni molto soggettive: ma io non vedo niente di sbagliato nemmeno in questo. E riesco persino ad apprezzare opere che veicolano messaggi che non condivido: se la storia è bella, perché no?

      Per il resto, sono d'accordo con te, comunque ^_^ .

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