giovedì 26 aprile 2018

Segnalazione: "The Pleasure of Pain"

Te ne sarai accorto anche tu: questa è una settimana un po' magra per Hand of Doom. In parte è colpa di questa primavera, che coi suoi sbalzi di temperatura mi sta uccidendo lentamente, tra allergia ed emicranie dovuti agli sbalzi di pressione. In parte è per altri impegni (come avrai letto nell'ultimo post, sto portando a termine proprio in questi giorni un progetto troppo importante da rimandare). E poi ci si sono messe anche le festività (venticinque aprile e il prossimo primo maggio): il risultato è stato che il post di martedì è saltato.

Rischiava di saltare anche quello di oggi, se non fosse stato per il compagno di blogging che forse conosci col nome di The Obsidian Mirror. Quest'anno lo "speciale d'aprile" che ospita ogni anno sul suo blog rischiava di saltare per problemi suoi personali: per questo, ha chiesto ad alcuni colleghi di aiutarlo a realizzare lo stesso uno speciale d'aprile - poi slittato a maggio - intitolato quest'anno "The Pleasure of Pain". E anche io ho voluto dare il mio contributo.

giovedì 19 aprile 2018

Un romanzo inaspettato

78.388: secondo Word, è questo il numero di parole, aggiornato al pomeriggio di oggi, che compongono "Dentro il cerchio": vale a dire il mio primo romanzo. O almeno il primo che, dopo anni di tentativi abortiti, vedrà finalmente la fine.

Parlo al futuro perché al momento non è ancora terminato. Ma stavolta non è che sono fiducioso di finirlo: ne sono certo al cento percento. I fatti parlano chiaro: Con solo undici capitoli (anzi, dieci e mezzo) che mancano sui settantasei totali, non dovrei metterci più di qualche altro giorno per finirlo. Tuttavia, già ora sento di aver compiuto una piccola impresa, qualcosa che prima non mi era mai riuscito. È una strana sensazione, e non solo perché col ritmo che mi sono imposto invece di trascinarmelo per anni e anni, alla fine ci avrò messo solo quattro mesi. Soprattutto, conta il fatto che questo romanzo è nato in una maniera del tutto inaspettata.

martedì 17 aprile 2018

L'Italia non sa promuoversi

Uno dei motivi per cui, nel post di giovedì scorso, mi sono schierato contro il do ut des "degenerato" che a volte alcuni blogger mettono in atto, è la sua inutilità. Di sicuro è molto più facile farsi seguire con una voglia autentica di fare rete e di interagire con gli altri, mentre un mero "scambio di like" senza reciproco interesse non porta da nessuna parte.

Insomma, parliamo di un metodo che, se lo scopo è farsi pubblicità, si rivela fallimentare. Del resto, non è l'unico caso: nel corso dei tanti anni da cui frequento la blogosfera, ho potuto assistere a un sacco di errori in questo senso. Ma non sono solo i blogger: in generale, sembra proprio che la maggior parte delle persone qui in Italia non sappiano promuoversi a dovere.

giovedì 12 aprile 2018

Il morbo del do ut des

C'è uno spettro che si aggira per la blogosfera italiana. Uno spettro non solo odioso, ma che secondo me è dannoso quanto un vero e proprio morbo - e anche per questo sono convinto che se ne parli troppo poco. Parlo dello spettro del do ut des nella sua versione degenerata.

Per quanto mi riguarda, il principio del dare per ricevere non è sbagliato in sé, anzi è alla base di ogni società. E anche se applicato a internet non sempre è un problema, anzi può essere una risorsa. Per esempio, se io regalo a un altro un mio guest post, e lui in cambio mi dà un po' di visibilità, è giustissimo. Ma è uno scambio tra due blogger che si conoscono: c'è utilitarismo, sì, ma anche stima reciproca. Che succede invece se si esagera? Se per esempio il do ut des viene richiesto da qualcuno che non ti rispetta? Non so a te, ma per me è solo un fastidio.

martedì 10 aprile 2018

Una questione di mentalità

"I concorsi letterari in fondo non sono né utili né inutili: se la tua esperienza nell'affrontarli sarà l'una o l'altra, dipende alla fine solo da te!": così si concludeva il post di due martedì fa in cui parlavo della mia esperienza nei concorsi letterari. In generale, il succo del discorso era proprio questo: l'atteggiamento con cui li si affronta una di queste competizioni è ciò che fa la differenza tra un'esperienza positiva e una negativa.

Può sembrare qualcosa di scontato, ma in realtà non lo è: succede spesso - anzi, quasi sempre - che molti sottovalutino l'influsso del proprio approccio sul mondo attorno a sé. Ma è un fattore molto importante, e di certo non limitato ai concorsi letterari: di fatto, la mente umana ha dei poteri incredibili, che possono portare a quasi ogni risultato se sfruttati a dovere. E io lo so bene.

giovedì 5 aprile 2018

"Whiplash" e l'importanza dei dettagli

Avere una conoscenza approfondita in un campo specifico della cultura è un bene, senza dubbio, ma in certe occasioni può anche essere un'arma a doppio taglio. Per esempio, lo è quando si fruisce di una storia, film o romanzo che sia: se la trama, in parte o nel suo complesso, si basa su un argomento che conosci bene, noti facilmente se l'autore ha compiuto degli errori. E in quel caso, l'esperienza ne esce un po' rovinata.

È quello che è accaduto a me, per esempio, quando di recente ho recuperato Whiplash. Film del 2014 di Damien Chazelle (il regista diventato famoso per La La Land), parla sempre di jazz: in particolare, è la storia di un batterista di questo genere - il che ha rappresentato anche l'attrattiva principale che mi ha portato a volerlo vedere. Ma se da un lato mi è sembrato un film soddisfacente, certi dettagli mi hanno fatto un po' storcere il naso, specie per quanto riguarda proprio il ritratto che il film fa della musica.

martedì 3 aprile 2018

La primavera

Ci sono persone  anche io ne conosco alcune - a cui piace la primavera. A loro piacciono i fiori e i colori che esplodono in questa stagione, la natura che torna rigogliosa dopo la stagnazione invernale, la fine del freddo e in generale il ritorno della vita. E io? Per quanto mi riguarda, invidio molto queste persone.

Io infatti la primavera non la sopporto. Per me questa stagione vuol dire starnuti a raffica e allergia (chissà a cosa, poi, visto che secondo i test non sono allergico a nulla). E vuol dire rischiare un malanno per colpa del fatto che non capisci se è caldo o freddo, se ti devi coprire di più o scoprire - specie se sei a letto e cerchi di dormire. Quest'anno, poi, la situazione è particolarmente drammatica.