martedì 19 marzo 2019

Scrittura scorrevole o complicata?

Questa riflessione parte dal fatto che, qualche giorno fa, mentre navigavo per la rete mi è capitato sotto gli occhi un racconto. No, non dirò dove l'ho letto, né chi l'ha scritto: come sempre, quando non apprezzo qualcosa preferisco non fare nomi, evitando così ogni possibile (per quanto improbabile) polemica. Ed è questo il caso: quel racconto non mi è piaciuto per nulla.

O meglio: la trama per quanto semplice era molto carina, a tratti persino toccante. Ma per scoprirlo, ho dovuto impegnarmi: lo stile che l'autore ha scelto infatti è davvero difficile da leggere. Ho faticato parecchio per riuscire ad arrivare in fondo, e sforzandomi per resistere all'istinto primario: quello di abbandonare la lettura a metà. Non sarebbe stato meglio scriverlo in maniera più semplice?

Forse qualcuno direbbe di no, ma io non la penso affatto così. Tra i periodi lunghissimi senza punti, di quelli che devi leggere in apnea, un mucchio di svolazzi inutili e tante ripetizioni, uno stile come quello del racconto castrerebbe qualsiasi storia, per quanto pregevole.

Se non altro, se la tua massima emozione mentre leggi è la fatica che devi fare per rimanere concentrato, è un po' difficile che il racconto possa piacerti. Non per nulla, io preferisco uno stile molto più lineare, con un linguaggio non troppo complicato e un ritmo che ti fa entrare in un flusso in cui continui a leggere quasi per inerzia. Uno stile, insomma, che ti faccia dimenticare di star leggendo e non sognando a occhi aperti.

Lo preferisco in primis come lettore: in un libro o in un racconto trovato sul web cerco soprattutto intrattenimento e svago. Questo non vuol dire per forza letture frivole o leggere anzi: anche un romanzo profondo a livello filosofico o psicologico può intrattenere attraverso le sue riflessioni, come può farlo una storia triste e senza speranza. Ma quando la lettura perde il suo piacere e diventa spigolosa, avanzando con noia o fatica, allora la sua qualità per me scade molto.

Questo non significa che un libro per piacermi deve essere per forza semplice e lineare. Anzi, ci sono romanzi belli difficoltosi da leggere che però ho apprezzato molto, quando li ho letti. Romanzi di autori che tuttavia avevano la precisa consapevolezza di cosa stavano facendo: di sicuro nel loro stile non c'è nulla di lasciato al caso, o un qualsiasi elemento che potrebbe renderli meno avvincenti.

In effetti, passando dall'altra parte posso dire che scrivere scorrevole non è facile come può sembrare: bisogna non solo imparare le regole (facile in fondo), ma anche applicarle con successo (il che è molto più arduo). Tuttavia, scrivere in maniera ricercata è ancora più difficile, perché senza studiare con precisione parola per parola, invece che  un romanzo poetico ti ritrovi con una storia indigeribile. E non è quello che vuoi, se sei uno scrittore, o sbaglio?

Certo, è ovvio che molti non la pensano come me: non solo scrittori, ma anche lettori. Non solo siamo un paese in cui, è noto, scrivere è considerato soltanto mettere una parola dietro l'altra, che tutti possono fare - il che, come ho già scritto tante volte, crea un gran dilettantismo nel mondo della letteratura. Dall'altro parte, siamo anche un popolo che non legge: di conseguenza, anche lo stile più scorrevole sembrerà faticoso. E così, questo tipo di lettori non troverà alcuna differenza tra i due stili.

Una differenza che però c'è e salta subito agli occhi dei lettori forti come me - che in teoria dovrebbero essere il target principale di qualsiasi scrittore. Ecco perché sono convinto che se non riesci a scrivere in una maniera complicata ma al tempo stesso efficace (non un demerito, visto che anche io penso di esserlo) sarebbe meglio scrivere semplice. O almeno, io te ne sarei grato, se mi dovesse capitare di leggerti!

La domanda: tu preferisci la scrittura complicata o quella scorrevole? (Vale sia in qualità di lettore che eventualmente come scrittore!)

6 commenti:

  1. Bella riflessione. Io credo dipenda dallo stile.
    Se una persona sa scrivere, sa scrivere punto: poi, che non ci piaccia, è un altro conto. Nel senso, ho letto un libro di narrativa spagnola che non aveva né punteggiatura né lettere maiuscole. Non gli si può dire niente.
    Eco? È pesante ma scorrevole. Tolkien? Pesantissimo nelle descrizioni. King? Ora per me è insopportabile, non lo trovo scorrevole se non in pochi azzeccati momenti.
    Eppure... sono tre mostri sacri.
    Io preferisco scrivere tranquillo, come mangio. E preferisco leggere tranquillo, come mangio :D

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Forse è anche questione di opinioni: io i tre autori che hai citato li trovo scorrevolissimi. Soprattutto King: ho trovato quasi tutti i libri che ho letto di lui davvero catturanti :) .

      Elimina
    2. Ecco, appunto: dipende dai gusti personali^^

      Moz-

      Elimina
  2. Mi piace... chi mi piace, comunque scriva! Secondo me la vera barriera è quella del gusto personale. Una lettura faticosa, però, non la cerco da lettrice ed evito di proporla da autrice, per quanto posso. In generale amo molto gli autori semplici e quasi disadorni, che spesso sono dei grandi. Gli americani sono bravi in questo, favoriti dalla lingua.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Idem. Quando leggo un romanzo, mi interessano soprattutto la storia, i colpi di scena, i personaggi, e voglio fruire di tutti questi elementi senza dover faticare. Se poi uno scrittore è così bravo da consentirmelo anche con uno stile ricercato e ricco, è un ulteriore punto a suo favore; se però la sua scrittura è basilare o anche un po' piatta, per me può andare lo stesso. Non è un problema: l'unico in fatto di stile è quando è difficile da leggere, e ti costringe a sforzarti :) .

      Elimina

Il tuo commento è molto prezioso per me. Anche se mi vuoi insultare perché non ti piace quello che scrivo, fallo pure: a prendere in giro i maleducati mi diverto tantissimo! Ma a essere sincero preferisco chi si comporta bene: se lo farai anche tu, mi farai ancora più contento!