sabato 28 maggio 2011

Ventitré

Proprio oggi compio ventitré anni... troppi, sono decisamente troppi :D. Volevo solo dire: tanti auguri a me stesso!

giovedì 19 maggio 2011

Al di là del mare - capitolo II

Dopo il primo capitolo del racconto che sintetizza il precedente romanzo che avevo ideato, ecco oggi la seconda conclusiva parte, quella in cui il racconto assume un senso, e ha finalmente fine. Magari questo finale deluderà molti, ma è il finale che per la mia storia avevo previsto fin dall'inizio. Spero comunque che non sia una delusione per i miei lettori inesistenti.

Al di là del mare - capitolo II

Cinque anni dopo che Axel Jois era arrivato in Iburnia ed era stato ordinato confratello, i regnanti del Continente e delle isole ad esso vicine, ad eccezione dell’Iburnia, si riunirono in un Concilio Straordinario. La forza della Confraternita della Luce stava diventando troppo pervasivo, e le idee di democrazia e libertà che essa propagandava erano potenzialmente distruttive per le loro autarchie, fondate su valori come la famiglia e la servile obbedienza riverente verso i superiori. Non ci volle molto al concilio per decretare la formazione della prima Lega tra Regni, unita per contrastare l’Iburnia. La guerra era proprio dietro l’angolo, quindi: e sarebbe stata distruttiva per il grande stato del nord. Dopo aver molto riflettuto, anche considerando ciò che aveva visto cinque anni prima, infine Axel scelse, come la maggior parte dei confratelli, di arruolarsi nell’esercito reale Iburniano, come ufficiale. Odiava la guerra, ma questa volta era colpa della confraternita di cui faceva parte, se il conflitto stava per cominciare; e poi non poteva farne a meno, visto la forte amicizia personale che coltivava con la regina Numa, il senso del dovere glielo imponeva. I primi combattimenti avvennero sulla catena dei monti Pereni, che nel sud del paese collegavano la penisola Iburniana al continente. Axel Jois si mise subito in gran luce: non era un gran combattente, e non si buttava quindi nelle mischie, ma era uno stratega eccellente, e più di una volta aveva colto, con la legione che comandava, gli eserciti della Lega di sorpresa, approfittando delle strette valli e delle montagne. Essa, tuttavia, poteva contare su un vantaggio numerico schiacciante, e pian piano avanzava; tutti i tentativi di arrestarli nelle valli dei Pereni furono nulli, nonostante ivi la superiorità numerica fosse quasi inutile, ma fosse giusta. Così, gli eserciti della Lega avanzavano sempre di più, lentamente ma inesorabilmente, nella penisola Iburniana, disseminando di morti i campi di battaglia e i villaggi conquistati.

La situazione col passare dei mesi diventava sempre più disperata: si arrivò al punto che i nemici circondassero il regno di Iburnia da più direzioni, avendo conquistato più della metà della penisola omonima. Fu allora che Axel ebbe l’idea di chiedere aiuto: e quell’aiuto sarebbe arrivato non dal continente, che era unanimemente schierato contro di loro, a parte l’eccezione di qualche piccolo regno, rimasto sempre neutrale; ma dei popoli al di là del mare, gli unici che non conoscevano la Confraternita della Luce, e forse erano addirittura sopravvissuti alla Caduta. Dopo lunghe battaglie con i suoi oppositori alla corte della regina, Axel ebbe la meglio, e gli fu concesso da Numa, che era oramai un’amica intima, di partire verso est. Il giorno di inizio autunno dell’anno 625 dalla Caduta, una grande nave, colma di rifornimenti e corazzata per ogni evenienza, partì dal piccolo porto di Baloos, con destinazione l’oriente, in cerca di aiuto.

Dopo una trentina di giorni di continua navigazione verso oriente, con il vento alle spalle, senza incontrare nemmeno il più piccolo dei temporali, avvenne una mattina che la nave incontrasse una tempesta furibonda. I marinai cercarono di tenere la nave integra, ma non ci fu nulla da fare: dopo che un fulmine colpì l’albero maestro, la nave fu ingovernabile, e le continue onde alte la fecero rovesciare. Axel riuscì ad aggrapparsi ad un barile vuoto che galleggiava poco distante, e vide la nave che si inabissava, con praticamente tutti i membri ancora a bordo, legati con le cime di sicurezza. Ormai rimasto solo e sconsolato, il giovane si lasciò portare dalle onde e dalle correnti di cui era alla completa mercé. Finì dentro un banco di nebbia, ed all’improvviso, nella foschia, vide uno scoglio squadrato come fosse opera di uno scultore megalomane. Al di sopra di esso, torreggiava un gigante, enorme, la testa coronata di punte, e una strana clava che si alzava nel cielo, sicuramente pronto a colpirlo. Le storielle per bambini del suo villaggio erano la realtà! Sgomento per quella presa di coscienza, sentì velocemente che le ultime forze lo stavano abbandonando; così Axel Jois crollò, sfinito.

Jack Morgan correva tranquillo lungo il molo, facendo jogging per tenersi in forma. Era una domenica pomeriggio come tante altre, e gli piaceva fare del moto per tenersi in forma, anche se quel giorno era piuttosto cupo e nebbioso. Ad un certo punto, però, qualcosa attrasse la sua attenzione: e voltandosi, vide la sagoma di un uomo appeso ad un barile di legno, che galleggiava, apparentemente senza vita. Senza pensarci un momento, si tolse le scarpe e si tuffò, lo portò a riva e si accorse che era solo svenuto; sollevato, chiamo col cellulare il 911, per richiedere un’ambulanza.

Quando Axel aprì gli occhi, vide una luce intensa. Si ritrovò in una stanza illuminata di una luce stranissima: era questo l’aldilà? Però a parte qualche indolenzimento nelle gambe stava come sempre, e non gli sembrava di essere morto. Tentò di alzarsi, ma una donna glielo impedì, e in uno strano dialetto del Britico (una delle due lingue madri del giovane insieme al dialetto Eyriano) gli disse di rimanere a letto; ma mettendola a fuoco, Axel si accorse che la donna aveva una carnagione scura, come mai aveva visto in precedenza. Tentò di tirarsi su e di parlare, e vide la sorpresa negli occhi dei presenti nel sentire un accento che evidentemente non avevano mai ascoltato. Nei giorni successivi, apprese da colui che lo aveva salvato, il giornalista Jack Morgan, molte cose eccezionali del mondo in cui era capitato: innanzitutto che si trovava in una struttura dal nome “ospedale”, che in quella cultura serviva a curare i malati tramite una specie di potere magico chiamato “medicina”, non come nel suo mondo dove ogni malattia era spesso mortale; scoprì la città in cui si trovava si chiamava New York, nello stato chiamato Stati Uniti d’America. Scoprì poi, meravigliato dall’averlo già pensato a suo tempo, che lì la Caduta non era avvenuta. Anche Morgan era stupito da lui: il continente da cui proveniva, loro lo chiamavano “Europa”, si pensava fosse completamente disabitato. La Terza Guerra Mondiale, scoppiata oltre seicento anni prima, aveva inquinato la Terra con le radiazioni nucleari, uccidendo vincitori e vinti: solo il continente americano era rimasto fuori dall’inverno nucleare che aveva dominato nelle restanti terre, grazie a dei deflettori elettrici posti a poca distanza dalle sue coste, i quali distruggevano tutta la materia che vi andava a contatto (quindi probabilmente suo padre era probabilmente morto disintegrato da quegli scudi, come apprese il giovane con tristezza). Lì l’anno non era il 622, bensì il 2805, calendario standard di un’antica religione ormai morta ma che per gran parte di quei quasi tremila anni aveva dominato nel continente ed anche in quel paese. Eppure, a quanto pareva, in Europa si poteva ancora sopravvivere, le radiazioni si erano depositate al suolo, visto che comunque una civiltà nuova era nata dai carboni di quella vecchia. Morgan gli spiegò poi in cosa consisteva la loro magia: loro la chiamavano “scienza”, ed era una forma di conoscenza matematica del mondo, che gli consentiva di manipolarlo a suo piacimento. Ecco perché le luci erano di quel tipo (grazie a un fenomeno noto come elettricità), ecco perché si era potuti costruire una città così strana come quella in cui il giovane si trovava, ed ecco perché tanti aggeggi che nei giorni seguenti Axel poté ammirare avevano poteri miracolosi: vedere cosa succedeva da lontano e parlare con le persone che c’erano, addirittura volare nel cielo e ancora più su, con dei veicoli chiamati “astronavi”. Il giovane fu strabiliato da quel mondo scientifico; ma in cuor suo, ora che aveva attraversato il mare, c’era solo quello che aveva lasciato di là: il regno di Iburnia e in particolare la regina Numa.

Mentre Axel Jois recuperava gli stenti del viaggio in mare, il suo divenne un caso mediatico internazionale, grazie anche agli articoli di Jack Morgan. Perché non si sapeva nulla dell’Europa? Eppure i satelliti fotografici la sorvolavano ancora: perché non appariva traccia nelle loro foto della cultura che vi era rinata? Nelle indagini giornalistiche che seguirono, saltò fuori uno scandalo enorme: c’era un accordo immediatamente successivo alla Terza Guerra Mondiale tra tutti i paesi americani, che intimavano di non intervenire, cosa che costò le dimissioni obbligate di tutti i capi di stato e di tutti i membri dell’intelligence che sapevano dell’accordo. Con la classe politica rinnovata, c’era la possibilità di tornare in Europa, per Axel: e in un discorso al senato degli Stati Uniti, il giovane usò tutta la capacità oratoria che aveva imparato nella Confraternita per convincerli ad aiutare l’Iburnia. Ebbe l’effetto che voleva: e quel giorno stesso, fu definito un programma di aiuto all’Iburnia.

Gli Harrier a decollo verticale e gli elicotteri, portati dalle portaerei che per la prima volta dopo oltre sei secoli navigavano nell’Atlantico, dovettero solo sorvolare la zona dell’atterraggio, senza nemmeno sparare una singoli munizione, che gli eserciti della Lega, formati da contadini ignoranti e poco disciplinati, fuggissero via del tutto spaventati, disimpegnando il fronte. Il regno di Iburnia ormai constava di un centinaio di chilometri quadrati schiacciati sulla costa, ma dopo l’arrivo degli aiuti da parte degli Stati Uniti, tornò alla sua originaria estensione in brevissimo tempo, fino al naturale confine dei monti Pereni (o Pirenei, secondo la dizione antica). Gli altri stati sarebbero stati di nuovo civilizzati pacificamente con il tempo: ma ora contava solo che l’Iburnia, che nell’antica Europa occupava le zone di Spagna e Portogallo, fosse finalmente in salvo. Axel vi tornò con le nuove conoscenze scientifiche e filosofiche. Così ebbe finalmente la gloria che tanto anelava, ma non solo: la regina Numa, che ormai provava più dell’amicizia per il giovane, si dichiarò al giovane, il quale da tempo ricambiava i suoi sentimenti. E così, Axel Jois di Eyria/Irlanda divenne re, ed insieme alla regina Numa di Iburnia/penisola Iberica vissero insieme, felici e contenti, per tutta la vita; e dopo la morte vennero ricordate, in patria come altrove, tra le figure più importanti della storia del genere umano tutto.

martedì 17 maggio 2011

Dio è morto... un anno fa

Un anno esatto fa scompariva Ronnie James Dio. Un anno insieme lunghissimo e cortissimo, mi pare quasi ieri che appresi questa orrenda notizia, eppure da un altro punto di vista son passati anni ed anni. Non ho nulla in particolare da dire, per il resto, volevo solo ricordare, ad un anno di distanza, la morte di un grandissimo nome per la musica che ascolto. E' tutto.

lunedì 16 maggio 2011

Al di là del mare - capitolo I

Visto che oramai ho smesso del tutto di scrivere il precedente romanzo, quello senza titolo (lo ricorderete), ho deciso quindi che la storia, che a mio parere era molto buona, sarebbe stata scritta in forma di racconto. Ecco quindi che l'ho ridotta in due capitoli, di cui qui presento il primo, mentre il secondo è ancora in lavorazione, e nei quali ho rinominato il protagonista "Axel". Spero in ogni caso che sia di gradimento.

Al di là del mare - capitolo I

Axel Jois era da sempre un ragazzo molto strano: invece di passare il tempo libero ad uscire con i ragazzi della sua età, se ne stava spesso da solo, sognando ad occhi aperti. Immaginava di diventare un nobile cavaliere, di poter conquistare gloria e onori con una spada in pugno; ma il suo sogno più grande era, per qualche strano motivo che nemmeno lui comprendeva appieno, attraversare il grande mare Oceano. Sapeva che nessuno era mai tornato da quella traversata verso l’ignoto, e tra questi c’era, purtroppo, anche suo padre: ma il suo sogno era vedere cosa vi fosse dall’altra parte. Le madri del villaggio raccontavano ai figli, da piccoli, che oltre il mare c’era una terra pieno di malvagi giganti, che mangiavano gli uomini; ma nessuno sapeva con certezza la verità, poiché nessuno era mai ritornato. Axel però voleva scoprirlo; e così passava le giornate in cui non doveva lavorare nei suoi campi al di sopra della scogliera vicino casa sua, fissando l’orizzonte ad ovest, fantasticando. Tuttavia, nonostante le grandi qualità intellettive che possedeva, e nonostante i suoi grandi sogni sogni, Axel Jois sarebbe rimasto fino alla fine dei suoi giorni un povero contadino come tantissimi, in quelle zone dell’isola di Eyria, se nella sua vita non fosse entrata la Confraternita della Luce.

Il quindicesimo giorno del secondo mese di primavera dell’anno 619 dalla Caduta sembrava un giorno come tanti altri. Axel tornava a casa da una fiera in città: dopo aver per tutto il giorno venduto le prime verdure di stagione, ricavandone un modesto gruzzolo, aveva passato la notte in una locanda, ed era ripartito la mattina seguente, arrivando al suo paese per l’ora di pranzo. Andò subito a pagare i tributi sulle vendite al tempio dei Due Dei, e poi fu finalmente libero di tornare a casa sua. Lì, insieme a sua madre Jeann, trovò una persona che mai aveva visto in vita sua; sorpreso, visto che le visite erano scarse, chiese lumi timidamente. L’uomo, dal portamento solenne, si presentò come Karl Bron: con voce ferma, gli disse che era un membro della Confraternita della Luce, ed era venuto lì ad invitarlo a diventare un confratello, visto che stava per diventare maggiorenne, ed era inoltre il figlio di un uomo che prima della scomparsa in mare era un alto confratello. Axel fu sgomento: non riusciva a credere che suo padre potesse essere uno dei membri: era noto infatti che essi erano persone blasfeme e fuorilegge, che dovevano essere denunciati alle autorità per essere catturati e giustiziati. Apprenderlo fu quindi un colpo morale gigantesco, e le centinaia di emozioni contrastanti spinsero il giovane a fuggire via di casa. Corse per un po’ senza metà, poi ricordò un fatto importante: da qualche giorno, una legione del regno di Eyria era accampata nella zona per riscuotere le tasse dai vari templi e reclutare tutti i primogeniti maschi di vent’anni o più: perciò, spinto dal suo forte senso di giustizia, corse al campo militare.

Appena gli fu data udienza dal generale, Axel riferì ciò che era successo a casa sua; quando finì, l’ufficiale gli assicurò che avrebbe immediatamente preso provvedimenti, contro il fuorilegge. Appena fu fatto uscire dalla tenda, il giovane fece per andarsene: ma qualche strana sensazione lo fece tornare indietro, e si accostò di nuovo alla tenda. Lì apprese cosa il generale intendeva fare: visto che la città aveva ospitato un confratello, andava spazzata via, come decretato dai regnanti di Eyria oltre cinquecento anni prima. A quel punto, pieno di sgomento, Axel corse verso il villaggio, conscio del grande errore che aveva fatto: ma nel tragitto, ad un certo punto, inciampò, e cadde in un basso burrone, svenendo sul colpo. Passarono delle ora prima che rinvenisse; così, quando il giovane riprese coscienza era ormai troppo tardi. Arrivato al villaggio, non poté far altro che constatare, con la morte nel cuore, che era stato distrutto, le capanne erano tutte crollate e molte di esse erano ancora in fiamme; e ovunque, erano sparpagliati e ammucchiati i corpi degli abitanti, con i volti corrucciati in agghiaccianti espressioni di orrore. La sua casa era fuori città, circondata da boschi: ma era stata comunque scoperta dai soldati, e stava già andando a fuoco quando Axel arrivò nei suoi pressi. Il giovane si acquattò dietro a dei cespugli quando sentì un rumore, e dal suo nascondigli vide sua madre trascinata via da due soldati. Uno di loro si era già slacciato i pantaloni, e si accingeva ad abusare di lei, mentre l’altro la tirava per i capelli, per costringerla: ma l’eccessivo suo scalciare e ribellarsi lo indispettì, e dopo averla spinta a terra, con una mossa secca estrasse la spada, tagliandole di netto il collo. Axel pianse ed urlò di dolore silenziosamente, mentre i soldati lasciavano casa sua tornando al campo, e poi, appena si furono allontanati, si alzò e corse a lungo per i boschi, accecato dal dolore, finché non andò a sbattere contro una staccionata. Il giovane conosceva quel posto, si vedeva dalla collina su cui casa sua era edificata: era un casolare dell’Epoca Antica in rovina.

La storia narrava che una volta le conoscenze dell’uomo si spingevano fino all’uso della magia, che era un dono dei Due Dei e necessitava di grandi saperi per essere adoperata. Ma gli uomini, invece di usare tutte le loro conoscenze magiche per riverire gli Dei e per vivere in pace, si ribellarono ad essi rinnegandoli, utilizzandole per costruire opere solo a scopo di celebrare se stessi e la loro sete di potere e di ricchezze. Perpetuarono ogni sorta di barbarie, utilizzando conoscenze occulte e la magia nera; ed alla fine, inevitabilmente la punizione divina scese su di loro. I Due Dei dannarono la Civiltà Antica e alla fine la distrussero completamente: oltre seicento anni prima avvenne così la Caduta, un evento di cui non si conoscevano le modalità. Ciò che era certo era che il Dio della Terra e la Dea del Cielo si erano scatenati in una guerra immensa, causando migliaia e migliaia di morti, fino all’annientamento totale di ogni retaggio dell’Epoca Antica. La stregoneria degli Antichi era però molto potente e resisteva al tempo, e gli antichi fattucchieri avevano legato le loro anime a ciò che avevano creato: così i loro spiriti diabolici infestavano ancora quelle opere della loro follia, anche se rase al suolo; ed erano pieni di rabbia per la loro atroce fine.

Con la paura degli spettri, ma anche con la forza della disperazione, Axel sorpassò la staccionata ed entrò nella grande villa in rovina. Si aspettava di essere attaccato da quei fantasmi, ma vide solo monconi di una grande abitazione, molti strani oggetti e nulla più. La paura stava quasi per abbandonarlo quando sentì un rumore, e fu il panico; ma voltandosi, non vide un essere demoniaco, bensì un volto conosciuto, quello di Karl Bron. La rabbia per la distruzione del suo villaggio salì in lui, e cercò di colpirlo: ma il confratello lo schivò con facilità, lo immobilizzò in un attimo, e gli parlò con calma. Gli disse che gli dispiaceva molto per quanto accaduto, e ancor di più per non essere riuscito a salvare sua madre, ma che non era stata colpa sua, e nemmeno colpa del giovane: la colpa era dell’ignoranza degli uomini e nell’obbedienza dell’esercito, sempre zelante nel perpetuare massacri. Gli disse poi che era sicuro rimanere lì, in quelle rovine, che le storie degli spettri erano appunto storie, ma utilissime per cacciar via coloro che non facevano parte della Confraternita; e offrì di nuovo ad Axel di diventarne membro, ma egli si riservò di pensarci su: e così i due uomini si approntarono tra quelle pallide rovine, per passare la notte. Il giorno successivo, dopo un’attenta riflessione, il giovane accettò la proposta di Bron. Aveva ragione, il confratello: non era, in fin dei conti, colpa sua se era successo quell’orrore, ma semmai dell’esercito, che aveva distrutto il villaggio in maniera insensata. Una breve visita alla tomba di sua madre, che il confratello aveva scavato prima che il giovane si svegliasse, e poi i due se ne andarono per la loro strada.

Passarono profondissime gole scavate nella roccia viva, campi e buie foreste; e poi attraversarono gli altipiani desertici che erano sparsi qua e là, come disseminate erano le antiche città in rovina, dove i due si rifugiavano per la notte. Ad ogni nuovo paesaggio Axel si meravigliava di quello che vedeva, e anche se il pensiero correva sempre per ciò che aveva perso nella distruzione del villaggio, era comunque felice di star compiendo quel viaggio attraverso le bellezze della natura. Quando varcarono il confine tra l’Eyria e il regno di Norlann, però, Axel conobbe un’altra realtà: da lontano, videro un campo di battaglia, dove infuriavano in quel momento combattimenti. Gli uomini si uccidevano l’un l’altro, combattevano perché costretti da generali e da re che li usavano come pedine, senza minimamente curarsi di loro, solo per il potere personale e del proprio stato. Ciò che il giovane aveva sognato era in realtà un orrore, ed egli all’improvviso non voleva più andare in guerra, che nessuna gloria c’era, ma solo morte. Passato il fronte, il viaggio intanto continuò, e arrivò all’estremo occidente dell’isola di Eyria. Qui vi era un approdo segreto della Confraternita, dalla quale Karl Bron e Axel Jois salparono.

Era l’inizio dell’estate quando la nave, dopo vari scali, e navigando verso nord, arrivò nel caldo regno di Iburnia, che era l’unico stato nell’intero continente conosciuto a dare grande libertà alla Confraternita della Luce, essendone quindi la sede ideale. A Mador, la splendida capitale del regno, in pochi mesi Axel imparò tutto ciò che doveva sapere per essere un confratello. Assimilò le tecniche di combattimento e la tattica militare, ma studiò molto anche gli usi e costumi degli uomini dei vari paesi. Apprese in particolare qual’era lo scopo principale della Confraternita, ossia tornare a conoscere il mondo come prima della Caduta, e conoscere cosa era avvenuto in quell’evento. Nel culto dei Due Dei, come negli altri piccoli culti diffusi qua e là, la Caduta era causata dai malvagi poteri dei Tempi Antichi. L’opinione dei confratelli era un’altra: se quei poteri avevano innescato un evento di tale potenza, dovevano essere grandiosi, ma non necessariamente malefici; così, se si fossero potuti controllare, invece che per distruggere si potevano usare per scopi costruttivi, come migliorare la vita della maggior parte delle persone, ancora sottomesse a stupide e spesso barbare credenze, e che morivano senza motivo a causa delle guerre e dei capricci dei potenti. C’era anche dell’altro, però: i principi filosofici della Confraternita erano valori come l’amicizia, il coraggio, la fratellanza, la ricerca della libertà e della felicità, valori che cozzavano di gran lunga con quello che l’educazione religiosa aveva inculcato ad Axel. Il giovane era così inizialmente reticente a quelle idee, ma man mano che studiava capiva che non potevano essere che giuste e logiche; ed in pochissimo tempo le abbracciò e le sviluppò ulteriormente, divenendo uno tra i confratelli più rispettati, nonostante la sua giovane età, oltre che un influente membro nella corte della democratica regina Numa di Iburnia, che tanto stimava la Confraternita.

domenica 15 maggio 2011

Meravigliosissima

Una nuova poesia d'amore per la mia Manu, in cui invento un termine che è giusto solo per licenza poetica, ma che ben descrive la mia lei. Questa, come altre, la volevo tenere solo per noi, ma Manu mi ha detto che era un peccato non pubblicarla, perciò la pubblico solo per lei.

Meravigliosissima

Dolce, leggiadra, amorevole
Ed anche tanto, tanto sensibile
Buona in modo considerevole
Bellezza molto più che visibile.

Ancora, bella e affettuosa
Mi tratti con così tanta premura;
E rendi la mia vita gioiosa
Un ver miracolo della natura

Insomma, Manu, sei bellissima
Ed io vorrei dimostrartelo
In cento e mille modi diversi

Ma ora ho sol questi pochi versi
Per poter a grande voce dirtelo:
Tu sei meravigliosissima

lunedì 9 maggio 2011

Manu, curatrice del mio cuore

Ecco una nuova poesia per la mia Manu, iniziata come poesia triste sugli scorsi ansiosi giorni e finita come sonetto d'amore per la mia lei specialissima. Nient'altro da dire, se non che spero che le piaccia questa mia bella poesia, domani, quando la leggerà.

Manu, curatrice del mio cuore

Giusto ieri stavo malissimo
Un dì che folle è dir ben poco.
Io ero un ansiosissimo
Come consumato da un fuoco

Di un delirio senza motivo
Che tanto soffrire noi ha fatto
Mi ha fatto sentire un cattivo,
Poi addirittura tutto matto.

Ma tu mi hai tanto aiutato
Stando tantissimo a me accanto
Con tanta pazienza ed affetto

Per questo per te io ho creato
Questo modesto mio breve canto
A te, o mio amore perfetto!

lunedì 2 maggio 2011

Un'altra volta fuori dal coro

Si, sono io ad essere fuori dal coro; è successo spesso e sicuramente risucccedera, ma voglio dire la mia sul fatto del giorno, che è l'assassinio di Osama Bin Laden. Ho letto molti commenti di soddisfazione da parte anche di rappresentanti di molti paesi, in primis da Barack Obama, e poi da rappresentanti di Francia, Spagna, Russia e tanti altri. Devo dire che mi hanno lasciato abbastanza sbigottito.

Osama Bin Laden era un pluriomicida, un criminale odioso responsabile delle peggiori colpe possano esistere al mondo. Per questo meritava di finire davanti alla giustizia, e poi in carcere per tutta la vita; questo, e non di morire, che è una punizione ben peggiore. A mio modo di vedere, e secondo la mia sensibilità, la violenza, a parte casi eccezionali, non è mai giustificata: e quei casi eccezionali sono le ribellioni contro governi dittatoriali autoritari e militaristi. L'occasione in cui lo "sceicco del terrore", come era chiamato, è stato ucciso, per me esula da quel contesto, ed è quindi sbagliato, è stato un vero e proprio omicidio.

Sapendo dove era Bin Laden, era possibile catturare il più pericoloso criminale dei nostri tempi, e fare giustizia; uccidendolo, si è fatta solo vendetta. Una vendetta che non resterà impunita, tra l'altro, visto che poi ci sarà una vendetta da parte dei terroristi, e così via, innescando un giro di odio senza fine. Quindi, dal mio punto di vista, e pur non essendo emotivamente coinvolto in questa storia (non sono triste, visto il personaggio ucciso, ma per i motivi suddetti nemmeno contento), questa volta è stato commesso un grave errore. Chiudo dicendo infine che mentre prima di oggi stimavo molto il presidente americano Barack Obama, oggi mi sono ricreduto su di lui.

domenica 1 maggio 2011

Quaoar

Dopo mesi e mesi (oltre cinque, addirittura) in cui ho accantonato la scrittura del mio romanzo, ho finito ora di preparare il quinto capitolo, dal titolo Quaoar. Chi lo desiderasse, o chi volesse connoscere i capitoli precedenti, me lo può scrivere qui sotto nei commenti (indicando anche una mail a cui mandarla)

Aggiornamento: il capitolo è disponibile a questo indirizzo