martedì 25 febbraio 2020

Quanto conta la commercialità di un'opera?

"Commerciale": nella nostra lingua, solo poche parole riescono a essere più controverse. Di solito, nella mia esperienza ho visto darle soprattutto un'accezione negativa, con molte persone che cercano di rifuggire dalle opere così bollate, di qualsiasi natura siano (libri, film, album, eccetera). Ma, dall'altro lato, so anche dei tanti, tantissimi che invece amano solo ciò che è "da grande pubblico", e snobbano tutto il resto. Quali dei due è l'approccio più giusto?

Per quanto mi riguarda, nessuno dei due: sono entrambi estremismi, e in quanto tali entrambi sbagliati. Perché basta un po' di apertura mentale per accorgersi di un fatto fondamentale: non è detto che un'opera molto di nicchia debba essere per forza valida. Come non è detto che una fatta soltanto per essere venduta alla maggior parte del pubblico sia per forza scadente.

giovedì 20 febbraio 2020

La dieta e la forza di volontà

Sono quasi sicuro che sarà capitato anche a te: tra le tante pubblicità che subisci tuo malgrado navigando su internet, qualche volta gli occhi ti saranno caduti su una che promuove una qualche dieta. E magari, ti sarai stupito dei toni entusiastici che annunci simili presentano, del tipo "eccezionale, perdi cinque chili al mese". Così entusiastici da sembrare molto irrealistici: almeno, questo è l'effetto che ha sempre fatto a me, oltre a trovarle del tutto inutili.

Se è vero che per molte sfida nella vita serve il giusto metodo, per quelle semplici come il proprio peso corporeo bastano un po' di buon senso e soprattutto la giusta forza di volontà per farcela. Lo ammetto, è facile dire così ma molto più difficile attuarlo davvero; tuttavia, per fortuna io ci riesco. Ed è per questo che, senza seguire nessuna di quelle diete (né nessun altra), in un mese esatto - per la precisione, dal sette gennaio al sette febbraio- ho perso davvero quei cinque chili.

giovedì 13 febbraio 2020

Traduzioni poco professionali

Come raccontavo a novembre, dopo aver letto il primo ciclo delle Cronache di Ambra di Roger Zelazny, non vedevo l'ora di poter leggere anche il secondo. Per fortuna, non mi ci è voluto molto tempo per averne la possibilità: lo sto facendo in queste ultime settimane, come avrai constatato anche tu se ogni tanto butti l'occhio al gadget di Goodreads qui a destra. Così facendo, ho trovato una saga che mi sta piacendo persino di più della prima; al contempo, però, non lo sta facendo. E no, non è un paradosso.

Da un lato, sono evidenti gli anni passati tra i due cicli: questa nuova saga, con nuovi protagonisti, è più colorata, più matura, più piena di magia e in generale più divertente. C'è però un fattore che mi stona molto: qualcosa però di cui cui non si può certo incolpare Zelazny. Oggi infatti non voglio parlare di Ambra in sé, ma della sua traduzione incoerente - qualcosa peraltro quasi di tradizione, per quanto riguarda la nostra lingua.

martedì 11 febbraio 2020

Di ritorno (dal letto)

Non era questo, il post che avevo programmato nel calendario editoriale di Hand of Doom. Come non era previsto che quello di giovedì scorso saltasse: tuttavia, mi sono ritrovato nell'impossibilità di scrivere entrambi. La causa? Un impedimento chiamato influenza, che quest'anno mi ha colpito in maniera particolarmente dura.

Stavolta sono dovuto stare a letto con quasi 39 di febbre e dolori molto più forti della media per circa cinque giorni. In certi momenti, ho pensato persino che sarebbe durata ancora di più, che sarei rimasto inchiodato lì per settimane; per fortuna, ieri mi sono svegliato e la febbre era sparita, quasi come per magia. E anche se mentre scrivo (proprio oggi, di martedì) sono ancora parecchio raffreddato e ho la mente pesante, sono comunque molto più lucido e in forze di quanto lo sia stato in questi cinque giorni persi.

martedì 4 febbraio 2020

Pubblicità invasiva

Tra i vari regali che mi hanno fatto (o che mi sono fatto da solo) a Natale, il più apprezzato e utile è stato un nuovo tablet. Era un po' che ne avevo bisogno: quello vecchio era ormai mezzo rotto, oltre che così datato da non consentire il funzionamento di buona parte di ciò che mi sarebbe interessato installare al suo interno. Da qui, il cambiamento.

E così, sono diverse settimane che sto esplorando il mio nuovo tablet, un prodotto di sottomarca economica ma che va alla grande. Mi consente non solo di usare molte app che sul vecchio era impensabile far girare (giusto per dirne una semplice, quella di Instagram), ma anche di portare avanti la mia attività di scrittura quando sono in giro, grazie alla tastiera esterna che ci si può collegare. Ma insieme ai lati positivi, ne ho scoperti anche alcuni negativi: uno su tutti, la fastidiosa sovrabbondanza di pubblicità presente in decine di app.