mercoledì 29 gennaio 2014

Fatemi gli auguri!

Dopo due mesi interi di lavoro intenso e giornaliero, ho finito finalmente il mio racconto e lo ho inviato al concorso a cui dovevo partecipare, Distopie Impure, di fatto iscrivendomi. E' un bel racconto, dei miei soliti di fantascienza, ma finché non avrò notizie di come andrà nel contest, non ve lo farò leggere: se infatti sarò tra i dieci vincitori (cosa alquanto improbabile, ma non matematicamente impossibile), potrei anche non pubblicarlo affatto, e farmi comprare la raccolta in cui sarei pubblicato (anche se non so, devo ancora decidere a proposito). Per saperlo, attenderò quindi che la fase di invio finisca (sarà il 28 febbraio, come proroga), e che si sappiano i risultati: poi, vi farò sapere. Tutto qui, questo post era solo per mettere a conoscenza di questo fatto chi magari potrebbe esservi interessato; per il resto, non vi chiedo altro se non di farmi gli auguri di buona fortuna!

mercoledì 22 gennaio 2014

Una storia quasi vera

E' più o meno dai primissimi mesi di apertura di questo blog che non posto due racconti consecutivi, ma stavolta lo farò, avendo pronto un nuovo racconto (sempre se questo si può definire tale, vista la sua lunghezza). Ad ogni modo, questo l'ho preparato in pochi giorni, per partecipare ad un piccolo contest letterario su un forum, la cui traccia era "Inganni, tradimenti della memoria". Non è il mio solito racconto, non parla di fantascienza né è onirico, per il contest non mi veniva in mente nulla del genere, ed allora ho preferito scrivere una storia divertente ed ironica (o che almeno vorrebbe esserlo); la sua brevità è invece dovuta al fatto che dovevo stare dentro ad un certo limite di caratteri, che infatti ho pienamente rispettato. Tutto qui, per il resto spero, come sempre, che vi piaccia.

Una storia quasi vera

Il ragazzo fissava lo schermo bianco del suo pc con un misto di sconsolatezza e di stizza.
“Basta, mi arrendo” pensò, e chiuse la finestra di Microsoft Word.

I suoi guai erano cominciati giorni prima. Sul forum che frequentava più spesso era stato aperto un nuovo gioco per gli utenti, un contest di scrittura creativa, al che lui si era entusiasmato. La scrittura era sempre stata una sua grande passione, ma fino ad allora aveva potuto scrivere soltanto per se stesso; ora che invece si presentata questa occasione, avrebbe mostrato a tutti di che pasta era fatto.
“Vincerò sicuramente!” aveva pensato; poi però era stato pubblicato il tema del contest, e la sua euforia era del tutto scemata:
“”Inganni, tradimenti della memoria”… ma che vuol dire?” si era chiesto, sentendosi quasi stupido. Aveva continuato a ragionarci molto a lungo, quella sera, ma invano: più pensava e meno capiva. Ad un certo punto, aveva deciso di spegnere tutto e di andare a dormire: doveva essere una serata strana, ed era meglio aspettare l’indomani, quando sarebbe stato più riposato. Eppure, nei giorni successivi il giovane non riuscì a cavare un ragno dal buco, per quanti tentativi facesse, per quanto impegno ci mettesse.
«Ma che diavolo significa, quella traccia?» sbottò una sera di molti giorni dopo, chiacchierando con un amico.
«Beh… a te la memoria non fa mai cilecca?» aveva ribattuto quest’ultimo.
«No, la mia memoria è sempre perfetta.»
«Allora non so che dirti, amico. Comunque sia, fossi in te, io a questo punto mi arrenderei.»
«Credo purtroppo che dovrò proprio farlo, alla fine.» aveva concluso il giovane, con tono sfiduciato.

Il giorno successivo, aveva provato un ultimo tentativo, cercando di comprendere come la memoria potesse ingannare una persona; dopo ore passate a scervellarsi, tuttavia, si era ritrovato soltanto davanti alla schermata di Word, che aveva infine chiuso irritato.
“Che umiliazione!” aveva pensato, mentre avviava Google Chrome e digitava l’indirizzo del forum, con l’intento di annunciare il suo ritiro. Era entrato quindi nel thread del contest, che la sfiducia aveva portato a non aprire più dalla sera della pubblicazione della traccia; e subito si era paralizzato, incredulo.
«Ma che diavolo!» aveva urlato, nonostante fosse solo. Com’era possibile che l’ultimo messaggio annunciasse già il vincitore del contest?
“Sono passate solo tre settimane! Che significa tutto ciò?” aveva rimuginato il giovane, colto da un misto di stupore e di rabbia; ciò che lo meravigliò di più avvenne però subito dopo, quando scorrendo il topic tornò al post iniziale. La durata del concorso era di sole due settimane, e lo era dall’inizio, il regolamento non era stato modificato.

“Ed io che ricordavo fossero quattro, pure molto chiaramente. Porca miseria, eccolo un modo in cui la memoria può tradire!” aveva realizzato il giovane, scoppiando subito dopo a ridere di se stesso, della sua stupida arroganza, e dell’essersi così addentrato in quella sua ossessione da non aver minimamente considerato che la soluzione potesse essere così elementare.

lunedì 13 gennaio 2014

True Norwegian Black Metal

Come vi avevo anticipato qualche settimana fa, ho scritto un nuovo racconto, che ora è finalmente pronto (doveva esserlo qualche giorno fa, ma poco importa). La breve novella che potete leggere di seguito è la solita fantascienza, ma semplicemente viene fuori da un'idea: descrivere ai profani cosa io provo ascoltando quel genere particolare che è il black metal, oltre a creare un piccolo tributo al genere. Più in generale, è un mio piccolo esperimento, che spero però vi piaccia.

True Norwegian Black Metal

La foresta era immobile nelle tenebre e l’unico suono che sentivo era quello della neve che si abbassava sotto i miei passi. Non avevo un luogo dove andare: amavo semplicemente aggirarmi tra gli alberi… ed amavo alla follia il buio, l’oscurità quasi totale che le stelle non riuscivano assolutamente a spezzare pur in quella notte, così tersa e senza nuvole. Il freddo era intensissimo, ed aggrediva qualsiasi forma di vita non fosse da esso protetta, ma era nulla in confronto a come mi sentivo dentro, al meraviglioso gelo che attanagliava la mia anima, facendomi sentire invincibile, un essere onnipotente e malvagio, fatto di pura oscurità, che si aggirava come ombra nell’ombra.

Ad un certo punto, mi imbattei in una radura, che spezzava la continuità del bosco. Proprio in quel momento, una bellissima e spettrale Luna di ghiaccio spuntò da dietro le cime degli alberi più lontani. Che spettacolo meraviglioso! Che bella, la notte! Quello scorcio di cielo era imponente, maestoso, ed io ne rimasi assolutamente estasiato, fermandomi in quella brulla macchia a guardare assorto le stelle. Il brillare di quei puntini luminosi, blu e bianchi come schegge di ghiaccio, o rossi e gialli come minuscole fiammelle congelate, creava uno spettacolo tanto freddo quanto meraviglioso, ed il mio cuore gioiva nell’assaggiare la potente sensazione di infinito che dava. Rimasi incantato con la testa all’insù per non so quanto, forse per intere ore, e venni poi riscosso dalla sorta di trance in cui ero caduto solo quando avvertii un suono alle mie spalle: girandomi, vidi che su un ramo dell’albero più vicino si era posato un corvo, che ora mi guardava con i suoi occhi neri, profondissimi. Per un lungo attimo ci fissammo, ed io sentii come se i nostri cuori potessero comunicare tra loro e le nostre anime fossero unite in uno solo; poi l’uccello spiccò il volo, perdendosi quasi subito nelle tenebre, ed anche io ripresi il mio errare.

Ad un certo punto, presumo molto dopo aver perso nuovamente la concezione del tempo, spuntai in una nuova radura, nella quale notai che la luce della Luna creava delle forme strane, come di qualcosa che si stagliasse in lontananza contro la foresta. Mi mossi in quella direzione, e quando fui più vicino, vidi che davanti a me c’erano le rovine di un piccolo castello. Da un lato vi era una parte del tutto crollata, le grandi pietre sparse a terra, bianche come ossa alla pallida luce lunare; l’altro fianco resisteva però ancora in piedi, e sembrava anche piuttosto solido, un bastione dall’aspetto imponente che pareva ergersi da tempo immemore, ed il cui fascino mi contagiò immediatamente. Continuai a girare per un po’ intorno alla costruzione, finché individuai una specie di portale, seminascosto dietro ad un angolo; e subito, senza pensarci un attimo di più, decisi di entrare, assecondando una forza arcana che sentivo dentro, la cui origine era ignota anche a me, ma che sapevo dover seguire.

La salita fu lunga, e la compii nella più completa oscurità; eppure, non mi persi, né sbagliai mai strada, quell’impulso misterioso ed inesorabile mi guidava con sicurezza. Raggiunsi così la cima della torre più alta del castello, e da lì potei ammirare un nuovo panorama magnificamente ammutolente. La Luna piena era ormai alta nel cielo, ed illuminava una foresta immensa, che si diradava solo molto lontano, dove montagne innevate si ergevano alte e possenti, apparendo tuttavia minuscole ed insignificanti, da dove mi trovavo. Ancora una volta, smarrii la percezione del fluire del tempo, perso com’ero nella silente contemplazione di quel panorama stupendo: poi, notai una piccola luce rossa splendere da qualche parte lontano, in quella landa congelata, e subito realizzai: un fuoco ardeva nella notte. Subito dopo, se ne accese un altro, e poi un altro ancora, ed in pochissimi minuti tutta la foresta brillava di rosso e d’oro, con grandi lingue di fuoco che si alzavano da radure vicine e lontane. Di colpo, mi accorsi che quei fuochi formavano delle linee, ed esse a loro volta creavano una sagoma ben precisa: un enorme pentacolo. Mentre il fumo saliva e velava leggermente la Luna, rendendola ancor più spettrale, in me, proveniente da chissà dove, si formò una consapevolezza: quella sera il male assoluto si stava scatenando sulla Terra, ed io ne ero incosciente spettatore, insieme estasiato e terrorizzato. Mentre ancora una volta il gelo e l’oscurità spazzavano via impetuosi ogni altra emozione nel mio cuore, la visione di colpo scomparve.

Dove pochi secondi prima vi era la musica, ora solo il silenzio regnava sovrano: il disco era finito. Accanto a me, intanto, era appena arrivata la mia ragazza Monica: mi sorrise, ci scambiammo un bacio, e poi si sedette anche lei vicino a me. Mentre la guardavo con la felicità e l’amore che ogni uomo dovrebbe provare per la propria donna, tra me e me pensavo che quel fascino per l’oscurità e per il male non mi rendeva un malvagio, né tantomeno una persona che doveva vergognarsi di qualcosa: dopotutto, ciò che amo di più sono le sensazioni possenti ed intense, da brividi, siano pure così oscure e malvagie come quelle che solo il black metal norvegese riesce a generare. Consapevole di tutto questo, scelsi perciò un nuovo disco, e lo inserii nel lettore: un nuovo potente viaggio attraverso gli angoli più reconditi ed oscuri la mia anima stava per cominciare…

martedì 7 gennaio 2014

Un lustro

E così, oggi è un lustro esatto che Hand of Doom esiste. Quasi non sembra vero che sia passato così tanto da quando, nel 2009, fondai questo blog (allora si chiamava semplicemente "Blog di un Solitario") e cominciai a scriverci racconti, allora molto ingenui. Il mio stile è molto cambiato, e sono molto cambiato anche io, avendo vissuto un sacco di "avventure", ma il blog è ancora qui, e spero possa esserci ancora a lungo. Auguri, quindi, Hand of Doom, e cento di questi giorni!