martedì 5 febbraio 2019

Dilettantismo all'italiana

Una premessa è doverosa: non ho visto Adrian, la serie tv a cartoni animati di Adriano Celentano che ha fatto così tanto discutere internet nelle ultime settimane. Per questo, non posso - e non voglio nemmeno - entrare nel merito su quali siano i suoi difetti: del resto, è già stato fatto ampiamente da altri, che ne hanno parlato con più cognizione di causa di quella che potrei avere io.

Dai tanti articoli che ho letto, tuttavia, mi sono fatto un'idea ben precisa di com'è questa serie, e del perché la maggioranza l'abbia trovata ridicola. E mi sento di affermare, con anche discreta sicurezza, che in tanti di questi articoli una conclusione sia parzialmente sbagliata: non penso che Adrian sia il frutto del delirio di onnipotenza di un cantante ormai troppo avanti con gli anni. O almeno, non soltanto: per me è solo una delle tante espressioni di una stortura culturale tutta italiana.

No, mi rifiuto di mettere in questo blog una qualsiasi inquadratura di
Adrian. Ma la reazione di questo gattino che, è evidente, lo ha appena visto
credo che andrà più che bene!
La critica più forte che ho letto rivolgere a questa serie a cartoni è stata l'incapacità di Celentano di gestirla in una maniera un minimo sensata. Specie per quanto riguarda elementi come il ritmo e lo storytelling - da lui curati in persona, visto che risulta essere l'unico sceneggiatore.

Da un certo punto di vista, è anche normale: parliamo di un cantante, uno che di sicuro ha le giuste competenze per muoversi nel mondo della musica, vista l'esperienza di oltre mezzo secolo. Ma come narratore? Nonostante abbia curato qualche sceneggiatura di film in passato (ma sempre con altri sceneggiatori accanto), non credo che l'esperienza di Celentano in questo campo sia così grande. Né, soprattutto, che conosca i concetti base per creare una moderna narrazione solida.

Non parliamo poi delle sue competenze a livello di fantascienza. Qui ci sarebbe una parentesi enorme da aprire, visto le cose allucinanti che ho letto in giro; mi limiterò a considerare che non solo è poco intelligente affrontare un genere senza conoscerlo - di conseguenza fallendo nel proporre qualcosa di originale. Soprattutto, per quanto riguarda la fantascienza nello specifico, produrre un opera del genere è dannoso, visto che già così pochi la apprezzano in Italia: non fa che confermare i pregiudizi dei detrattori, il che potrebbe essere un ulteriore botta negativa per la sua popolarità.

Insomma, Celentano ha messo su un serial a cartoni animati di fantascienza senza sapere nulla di quest'ultima e di come sceneggiare una serie TV. Perché ha avuto il coraggio di farlo? Come accennato prima, io non penso che sia solo frutto del suo ego smisurato o di demenza senile. Anche perché, del resto, il cantante milanese non è il primo che, nel nostro paese, fa una cosa del genere.

Se conosci un po' il mondo della letteratura autoprodotta, avrai già capito di cosa sto parlando. Amazon è invasa da libri di "scrittori" (se si possono chiamare così) che non hanno la più pallida idea di come costruire un romanzo, o nei casi peggiori non conoscono nemmeno la grammatica italiana. Sono l'analogo di Celentano nel mondo della letteratura: non sanno scrivere, ma lo fanno lo stesso e pubblicano pure.

Sembra una cosa senza senso da fare, messa così: in realtà, però, una ragione c'è, e risiede nella nostra cultura. Lo dico senza giri di parole: in Italia, le capacità intellettuali e la cultura sono un valore estremamente snobbato, a favore delle abilità manuali e pratiche. Di conseguenza, se per esempio nessuno pretende di essere un grande calciatore oppure un cardiochirurgo di fama senza averne meriti, in molti si sentono in vena di fare gli scrittori anche senza basi.

Ok, è anche vero che da un lato la cardiochirurgia è più dura da apprendere, e un cardiochirurgo ha molte più responsabilità di uno scrittore. Ma questo non vuol dire che la scrittura - e intendo non solo quella narrativa, ma anche quella per il cinema, per la TV, eccetera - sia facile come respirare: per praticarla in maniera decente, ci vogliono studi, forza di volontà e soprattutto anni di pratica. Non è che ieri il tuo massimo erano i temi delle superiori e oggi puoi diventare Stephen King così, per magia.

Ma questa è un concetto che in Italia nessuno prende mai in considerazione. E non solo per la scrittura: se nessuno si sogna di fare un'operazione a cuore aperto, sono in tanti, tantissimi che con la terza media pensano di poter discorrere alla pari con persone che hanno studiato medicina una vita. Basta fare un giro sui principali social, dove è pieno di dottori (e di economisti, analisti politici, climatologi, scienziati in generale) da tastiera.

Inutile dire del perché questo sia sbagliato: ogni ambito di conoscenza ha bisogno delle sue competenze. Competenze che devono essere molto approfondite: per esempio a me appassiona la fisica e sono molto aggiornato sulle ultime scoperte, ma non potrei lavorare al CERN, né obiettare sul lavoro dei suoi fisici. Figurarsi se può farlo chi a scuola aveva sempre brutti voti in matematica e pensa che "scienza" sia qualcosa che si mangia.

Tutta colpa dell'effetto Dunning-Kruger? In parte sì, ma secondo me il problema è più profondo, e tocco la nostra cultura di base. Siamo un paese in cui, nonostante i tanti pensatori, nonostante l'arte e la storia che abbiamo prodotto in duemila e più anni, la conoscenza non è  un vero valore. E anzi, viene spesso messa sullo stesso piano dell'ignoranza: qualcosa che negli ultimi anni si è accentuato molto (no, non commenterò la nostra situazione politica, anche se ne avrei voglia), ma che in fondo esiste da sempre - o almeno, da quando mi ricordo è così.

Ma la conoscenza non vale quanto l'ignoranza: la conoscenza vale molto di più. E non è solo un concetto filosofico, che riguarda la bellezza della cultura o idee simili: è anzi un pilastro fondamentale della nostra società. Perché se dopo centinaia di migliaia di anni in cui così è stato l'aspettativa di vita non è più di una trentina d'anni, se abbiamo automobili, internet e cibo in casa tutti i giorni senza dover cacciare o darci all'agricoltura, è merito del progresso umano. Un progresso, appunto, fatto in primis di conoscenza intellettuale.

Non è un caso, infatti, se i paesi più in crescita del mondo sono quelli che investono di più nell'innovazione scientifica. E non è un caso se noi, che non lo facciamo, siamo indietro sotto molti punti di vista rispetto al resto dell'occidente, a livello non solo economico ma anche culturale, scientifica, di sapere, di valori, di diritti umani. Una situazione davvero desolante, non c'è dubbio.

Come è ovvio, questo in sé non è colpa dei romanzi scarsi su Amazon, né di Adrian. Ma è anche vero che il clima di  dilettantismo in cui sono nati è all'origine di tantissimi altri problemi: libri e cartoni animati brutti sono solo la sua faccia più innocua. Si tratta di una stortura culturale molto pericolosa, che andrebbe corretta al più presto - un'impresa in cui tutti dovremmo impegnarci. Ma ehi, siamo in Italia: lavorare per qualcosa che non sia pratico e facilmente raggiungibile è da perdenti. Molto meglio rimanere nei nostri problemi e lamentarci, no?

La domanda: che ne pensi del dilettantismo all'italiana? E credi anche tu che sia uno dei problemi più gravi del nostro paese?

9 commenti:

  1. Entro nel merito dicendo: opo la puntata di ieri penso che Adrian sia davvero un capolavoro, per nulla dilettantistico, e Celentano è riuscito a fottere e trollare tutti. Sono bastate due cose della puntata di ieri per fugure ogni dubbio a riguardo, ma il web è il vero lupanare di dilettanti. E infatti, tutti a fare i professori, criticando quest'opera senza averla manco capita negli intenti. Facendo il gioco di Celentano, che appunto non è stupido.
    E ti dico, sono pure uscito dal merito, non parlo manco più di Adrian... ma appunto hai ragione: è pieno di dilettanti in tutto, in Italia. E non sono tutti bravi come Adrian(o Celentano), questa è la cosa più grave XD

    Moz-

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    1. Mi vuoi dire quindi che Adrian non è così com'è in maniera involontaria, ma proprio per precisa scelta di Celentano? Può essere: di sicuro, io non mi sento di dire nulla in proposito, visto che non l'ho visto. Da ciò che ho letto, tendevo a escluderlo per il rasoio di Hanlon (principio secondo cui è sbagliato attribuire alla malizia ciò che è causato dalla semplice incompetenza), che si applica in molti casi, ma non è detto che debba applicarsi in tutti :) .

      Lasciami però dissentire su almeno un punto, ossia la bravura di Celentano. Ha fatto una serie TV che la maggior parte delle persone ha trovato brutta o ridicola, e questo è un dato di fatto. L'ha fatto apposta, come dici tu, per far parlare di sé? Questo però non lo rende comunque uno sceneggiatore di serie TV competente; al massimo, lo rende bravo come provocatore e/o come comunicatore.

      Dire il contrario è come dire che, per citare un caso altrettanto recente, Fabrizio Corona sia un grande scrittore. Il suo libro è stato molto venduto, e sui social se ne è molto parlato: non è un caso, è stata una precisa strategia di comunicazione di Corona stesso, che scrivendo determinate provocazioni ha puntato in particolare sui suoi detrattori. Ma questo non lo rende certo un grande scrittore, né il suo libro alta letteratura: è stato bravo a vendersi, tutto qui :) .

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    2. Ah, dimenticavo: secondo me il discorso "i veri incompetenti sono quelli che stroncano Adrian" è sbagliato a prescindere, e non c'entra Adrian. E' una cosa che mi è capitata spesso con le webzine musicali: sono in molti a lodare la mia competenza tecnico/musicale e la maniera in cui sono riuscito a entrare così in profondità della mia musica. Ma tra quei molti, non c'è nessuno che abbia ricevuto un brutto voto: secondo chi è stato stroncato, nella maggior parte dei casi non capisco un cazzo di musica XD.

      Le possibilità sono due: o sono un recensore in stile gatto di Schroedinger, e sono competente e incompetente nello stesso momento XD. Oppure, semplicemente la competenza non dipende dai giudizi che dai, ma solo da come analizzi un'opera. Perché anche il più competente dei recensori può prendere una cantonata o non capire un'opera, ma questo non fa di lui un povero dilettante :) .

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    3. Provo a spiegare meglio: molti hanno stroncato Adrian sulla scia dei meme (alcuni meme creati proprio dalla pagina ufficiale stessa di Adrian, il che è tutto dire).
      Non credo che tutti gli stroncatori lo abbiano visto, e men che meno capito.
      Dopo l'ultimo episodio, metatelevisivo al massimo e con due battute che davvero fanno comprendere cosa si ha di fronte, ribadisco quel che ho scritto sopra: piccolo gioiello (del trash, sicuramente) Adrian è un qualcosa che va anche oltre la multi/crossmedialità.
      Celentano non saà uno sceneggiatore ma comunque ci sa fare, a comunicazione^^

      Moz-

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    4. Come ho precisato all'inizio del post, io non l'avevo visto, appunto. Né direi che la mia è una stroncatura: per il post mi sono basato sui giudizi di chi (si spera) l'ha visto :D .

      Sul fatto poi che il suo trash sia volontario o meno, non saprei dire. Probabilmente né io, né te, né nessun altro può rispondere con certezza, solo Celentano in persona può farlo :) .

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  2. I numeri dei bene informati (numeri che non mi sono preso la briga di verificare) dicono che in Italia si scrive più di quanto si legga.
    L'esasperazione del concetto è ovvia; resta il fatto che di scrittori o pseudo tali (e mi ci metto pure io nella categoria)ce n'è davvero troppi. Ovvio che non possa essere un bene per la letteratura (lo capisci nel momento in cui leggi roba scritta da chi non sa nemmeno accentare correttamente le parole, per dirne una).
    E' vero che il dilettantismo domina, ma la causa di questo fenomeno (sarebbe più corretto definirla piaga sociale) va ricercata nell'ordinamento del sistema scolastico italiano, che andrebbe al più presto riformato sulla base del modello anglosassone, dove l'orientamento comincia già dalle prime classi è sulla formazione si punta davvero, anche attraverso investimenti privati.
    Se i dilettanti spopolano è proprio perché oltre a non essere indirizzati a seguire le naturali attitudini di cui ciascuno di noi è dotato, non si gode della possibilità di seguire un percorso formativo di alto livello. Queste evidenti carenze del sistema scolastico producono in serie individui che a 40 anni non sanno ancora cosa faranno "da grandi".
    E cosa faranno da grandi? Ovvio: gli scrittori dilettanti autopubblicati! (o qualunque altra cosa possano fare mettendo a frutto le competenze dilettantesche che hanno ereditato da anni di studi)

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    1. Non so se si scrive più di quanto si legge, ma di sicuro ci sono scrittori che pretendono di scrivere anche senza leggere libri altrui. Cosa che detta così non sembra nemmeno troppo assurda, ma basta un paragone per smontarlo: è come guidare una macchina senza aver mai fatto la minima esperienza in tal senso, nemmeno coi videogiochi. Normale poi che ci si schianta - o che si scrive male :D .

      Anche io punterei sul sistema scolastico, comunque, come una delle cause della situazione. Anche se più che sull'assenza di direzionalità, punterei il dito sulla sua impostazione nozionistica. Non solo fa sì che materie che richiedono invece applicazione, come la matematica, vengano snobbate subito da tutti; soprattutto, essendo questa impostazione troppo lontana dalla cultura popolare, che come ho detto nel post è del tutto pratica, finisce per essere accantonata dalla maggior parte delle persone appena finita la scuola.

      L'esempio più forte è proprio la lettura: se a scuola si insegnasse davvero che è un divertimento, invece che un dovere, molte più persone leggerebbero libri. Ma invece si insegnano solo i Promessi Sposi, la Divina Commedia e simili: importantissime, per carità, ma poco adatte a un pubblico adolescente. E il risultato è che la gente non legge :) .

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  3. La sparata "Non leggo perché influenza il mio stile" l'ho sentita più volte e subito bocciata.
    Come giustamente fai notare non si può intraprendere una qualsivoglia attività senza averla studiata a fondo. La teoria deve comunque precedere la pratica. Leggere equivale a imparare da 'quelli bravi', da chi ha ottenuto risultati.
    Certo è che tra Leopardi e Manzoni, con tutto il rispetto, la voglia fa presto a passare :)

    Innanzitutto bisognerebbe formare a dovere gli insegnanti; il perché è presto detto: se una testa dura con zero feeling con la matematica, quale io stesso sono, trova un professorone che per far vedere quanto è preparato parla in gergo tecnico stretto o un insegnante che, suo malgrado (e dello studente), non sa spiegarsi, il povero disperato come me ha voglia di sbattersi, che tanto non capirà una mazza e resterà ignorante in materia e si disaffezionerà allo studio di quella e di altre materie analoghe.
    I risultati bisogna costruirli.

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    1. Sono d'accordo su tutto, soprattutto sugli insegnanti. Io ho avuto la fortuna di averne tanti bravi, che mi hanno trasmesso l'amore per le materie più svariate. Ma ne ho incontrati anche di pessimi: gente che secondo me non dovrebbe insegnare, perché non ne ha le capacità. E averle non è solo una questione di laurea, ma anche di come ti interfacci, della tua abilità di spiegare le cose, e tanto altro.

      Non tutti quelli che insegnano ce le hanno, purtroppo, il che è triste: anche se non viene percepito, l'insegnante fa un lavoro di responsabilità, quanto un cardiochirurgo e forse anche di più. Perché se il suo suo compito è di creare gli individui del futuro e quindi la sua società, fare sbagli potrebbe essere letale :) .

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