martedì 15 settembre 2020

Ottimismo e realismo

Sabato scorso, sono andato al piccolo mercato che, una volta a settimana si tiene qui a Fabriano. Avevo bisogno di un paio di scarpe, che poi effettivamente ho acquistato: tuttavia, a parte quelle, questo giro mi ha dato occasione di darmi un'occhiata attorno. E quello che ho visto, mi ha lasciato perplesso. E anche un po' abbattuto, devo ammettere.

Mi riferisco in particolare al fatto che, vista anche le dimensioni non eccezionali della piazza in cui si tiene il mercato, le persone al suo interno erano molto assembrate. Ma, a parte me, i venditori e pochi altri virtuosi, tutti gli altri non erano dotati di mascherina. Il che, a quanto ne so, non è solo una violazione delle leggi - che ovviamente nessuno rispetta in Italia se qualcuno non le impone col pugno di ferro. Soprattutto, è un comportamento rischioso, per gli altri... e per chi lo mette in atto.

Vista la pericolosità che il coronavirus ha già dimostrato da molti mesi, non adottare una misura di protezione del genere, peraltro semplice, sicura ed economica, sembra davvero incosciente. E lo sembra ancor di più contando che, ormai da settimane, la curva dei contagi nel nostro paese ha ricominciato a salire. E allora, perché in tanti non hanno remore a  girare con bocca e naso scoperti?

Può sembrare un comportamento senza senso, ma io in realtà capisco anche il perché molti lo mettano in atto. In primis, è una questione di scomodità: a molti la mascherina dà fastidio. Il che però non è una buona ragione per evitarla: di sicuro, uno non la mette per il piacere di averla addosso. Per questo, anche se rispetto a tanti altri ho il problema ulteriore degli occhiali che si appannano, io la indosso sempre quando esco.

Sarebbe davvero stupido se fosse solo la scomodità la ragione per cui il virus tornasse a circolare. Ma io penso che la ragione fondamentale per questo comportamento sia persino meno intelligente: credo infatti che la maggior parte della gente non metta la mascherina per una sorta di ottimismo. Il pensiero, cioè, che nonostante tutto a te non capiterà mai di prendere il coronavirus.

Devo essere io a spiegarti il perché questa sia un'assurda fallacia logica? Giusto per fare un esempio, il fatto che tu fin'ora tu non sia mai caduto in un burrone, di sicuro non implica che non ci cadrai mai. Specie se poi vai a cercartela: se ti tuffi in un burrone per dimostrare che non puoi caderci, l'unica cosa che dimostrerai davvero sarà una bella frittata.

Lo so, è un esempio un po' sciocco, ma in fondo quello che fanno in molti non è un ragionamento così diverso. Lasciando perdere i deficienti negazionisti, anche molte persone in teoria "sane" pensano, magari a livello inconscio, di essere fuori pericolo. Magari perché nella loro zona il coronavirus non c'è? Magari perché non credono si possa prendere con tanta facilità? Quale che sia la ragione, il risultato è di sottovalutare il pericolo. Un pericolo, poi, non da nulla, visto che l'epidemia ha già dimostrato bene di non dover assolutamente essere sottovalutata.

Come sai se segui il blog già da un po', da quando ho cambiato mentalità io cerco, se possibile, di avere un approccio ottimista ala vita. Ma questo non vuol dire essere ciechi: non sempre il mondo può andare come penso io. Anche per questo, per esempio nei confronti del coronavirus non sono ottimista. O almeno: anch'io penso che non mi colpirà, ma questa idea non è basata sul nulla. Quanto sulle azioni che compio per stare il più possibile al sicuro.

Essere ottimisti solo perché "tanto a me non succederà" invece non ha molto senso. E, quel che è peggio, può contribuire a diffondere di nuovo l'epidemia. Ecco perché, in casi come questi, più che un ottimismo cieco, senza alcuna base razionale e materiale, ne servirebbe uno attivo e realista, volto a lavorare per far avverare il futuro migliore che vede chi pensa positivo. E se non ci si riesce, tanto vale essere pessimisti: non è sano per il tuo stato d'animo, come so bene, ma almeno in un periodo come questo è più sicuro.

Tutto ciò per dire che è bello guardare al mondo e a sé stessi con fiducia e ottimismo: l'ho sempre detto attraverso i miei post, e neppure oggi ho intenzione di negarlo. Solo, farlo in maniera poco intelligente non è la giusta maniera, perché può portare a illudersi nel migliore dei casi - a diffondere una pandemia nel peggiore. Ecco perché sono convinto che, nell'emergenza coronavirus, ma in generale nella vita di tutti i giorni, unire ottimismo e realismo sia la strada migliore, più salutare. Per ognuno nel suo piccolo, e anche, perché no, per l'intera società.

La domanda: anche tu pensi che l'ottimismo debba essere realista e razionale?

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