martedì 26 febbraio 2019

Concorsi letterari a pagamento

Forse lo ricorderai anche tu: circa un anno fa, nel marzo del 2018, ho pubblicato Concorsi letterari: l'utilità nell'inutilità. Un articolo in cui, volendo riassumere all'osso, sostenevo che i concorsi letterari non servono, se l'intento è farsi conoscere, ma sono comunque una bella sfida a sé stessi, e per questo trovo costruttivo partecipare.

Non per questo, tuttavia, vale la pena competere in tutti i concorsi che ci sono. Proprio su questo mi è venuto da riflettere la scorsa settimana, quando mi sono accaduti due fatti: il primo è che il mio racconto FOSCO è stato incluso tra le menzioni d'onore della sesta edizione del premio Hypnos. Il secondo è che mi è arrivata una mail di invito a partecipare a un altro concorso (non faccio nomi, in questo caso). Una mail che mi ha lasciato parecchio perplesso.

Già i toni roboanti della mail (anche se al suo interno si sostiene il contrario, come ho già detto nell'altro post nessun racconto ti dà fama e ti apre nuovi orizzonti) e persino alcune scelte grammaticali poco felici mi hanno fatto venire un mucchio di dubbi. Ma la perplessità maggiore riguarda il target, che l'associazione dietro al concorso ha sbagliato del tutto.

Cosa intendo? Beh, che in pratica l'accesso al concorso è aperto esclusivamente a persone di sesso femminile. A che pro, dunque, invitarmi a partecipare quando è più che evidente che non ho i requisiti minimi per farlo? E no, non vale l'obiezione che esistono anche donne col mio nome: sono rari casi, ma Mattia è ancora considerato un nome prettamente maschile.

Già il fatto di mandare mail a caso, sperando di pescare le persone giuste, non mi ispira granché fiducia. E poi sono convinto che un concorso letterario serio non abbia bisogno di pubblicità: sono gli scrittori interessati a trovarlo. Perciò, spammare così mi fa pensare due cose: che non ci sono scrittori (anzi, scrittrici) interessate al concorso, e che nemmeno a chi lo organizza in fondo interessi molto. O almeno, non gli importa del lato letterario.

Sì, perché farsi pubblicità costa tempo e, spesso, anche denaro. E non serve che sia io a farti scoprire che nel novantanove percento dei casi, chi investe denaro in pubblicità non lo fa per la gloria: lo fa perché si aspetta un rientro economico. Sarà un caso che il concorso di cui sto parlando sia a pagamento? Io non credo.

A questo ci unirei anche il fatto che ci saranno addirittura cento vincitrici (quasi tutte le partecipanti, probabilmente) e che, anche se ho cercato, non ho trovato nemmeno quanto sia la tassa d'iscrizione. Non so nemmeno se sia legale, visto che so dell'esistenza di leggi che impongono che i prezzi siano sempre in chiaro; che lo sia o meno, però, tutto questo mi dà l'idea di un concorso poco serio, creato solo per far soldi su persone ingenue.

Ma non è l'unico caso, e qui torniamo all'altra notizia. Non ritengo il mio racconto FOSCO uno dei migliori che abbia scritto, ma so comunque che è valido. Lo dimostra la menzione d'onore al premio Hypnos: non era tra i più belli in gara (se no sarebbe tra i finalisti) ma qualcosa in più rispetto a tanti altri deve averlo avuto. E merita quindi il risultato raggiunto: un risultato però che arriva solo ora.

Sì, perché in origine ho scritto FOSCO per un altro concorso (anche stavolta, niente nomi) gestito da una rivista anche con un discreto prestigio: non un concorso farsa, insomma. O almeno, così mi sembrava quando ho partecipato: è stata proprio la serietà apparente a spingermi a pagare il costo dell'iscrizione, anche piuttosto salato. Ma poi mi sono ricreduto.

Io non sono di quelli che vedono il marcio ovunque e complotti in ogni dove. Tuttavia, il fatto che il vincitore sia stato uno con alle spalle già diverse pubblicazioni con la casa editrice che gestisce anche la rivista, qualche sospetto me l'ha fatto venire. Anche in questo caso, le cose mi sembrano poco trasparenti, e ho come l'impressione che le mie possibilità di vincere sarebbero state zero anche con un racconto molto più bello di FOSCO.

Per questi motivi, probabilmente partecipare a questo concorso è stato uno degli errori più grandi della mia vita letteraria. Ma come tutti gli errori, ha anche il suo risvolto positivo di insegnare un'importante lezione. E, in questo caso, ho imparato che non vale la pena di partecipare a concorsi che richiedano una tassa d'iscrizione.

Pensaci: perché, dopo aver lavorato giorni o anche mesi su un testo, dovrei pure pagare? E per cosa, poi, visto che se non vinco ho dato via soldi per ricevere in cambio nulla? Ma a parte questa considerazione, squisitamente morale, la vera domanda è più pratica: perché a chi organizza un concorso a pagamento dovrebbe interessare il racconto che gli mando? In fondo, il risultato più importante l'ha già raggiunto nel momento in cui mi sono iscritto: ottenere da me i soldi della tassa. Di quello che scrivo può infischiarsene senza problemi. 

Poi certo: non tutti i concorsi letterari poco seri sono a pagamento. Direi però che questa categoria sia da evitare a prescindere: anche nei casi di concorsi importanti, è comunque uno spreco di soldi. Lo è anche se vinci: come ho detto, questi concorsi non servono a farsi conoscere; se invece l'intento è sfidare te stesso, c'è chi ti offre lo stesso gratis. Quindi perché andare a buttarci euro sonanti che potresti spendere in maniera molto più costruttive?

La domanda: e tu hai mai partecipato a un concorso letterario a pagamento e/o poco serio? Qual è stata la tua esperienza, nel caso?

9 commenti:

  1. Per fortuna no, non ho partecipato né mi interesserebbe farlo: che condizioni sono?
    Ma si rendono conto di essere ridicoli?

    Moz-

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    1. Quando c'è da incassar soldi, non c'è ridicolo che tenga.

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    2. Concordo con la risposta di Kuku. Il problema è che c'è chi è così ingenuo da partecipare, perché non riesce a rendersi conto di questo ridicolo. Me compreso, prima di aprire gli occhi ^_^'.

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    3. Speriamo nessuno ci caschi più...

      Moz-

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    4. Eh, difficile. Purtroppo l'ingenuità può capitare a chiunque, anche a persone con una certa esperienza (come me). E io non credo nemmeno sia una colpa: la colpa è di chi se ne approfitta, piuttosto :) .

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  2. Concorsi a pagamento?
    Vade retro!
    Li rifuggo tanto quanto le EAP.
    Io sì vedo il marcio (quasi) ovunque e complotti (+ o -) in ogni dove, proprio per questo ti suggerisco (per quanto possa valere il suggerimento di un pressoché perfetto sconosciuto nonché ultimo arrivato) di sfancularli a bomba.

    P.S.: complimenti per la menzione d'onore ;)

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    1. Sì, sicuramente starò lontano dai concorsi a pagamento, da oggi in poi. Comunque, grazie per i complimenti ^_^ .

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  3. Non sono contraria per principio ai concorsi a pagamento, ma ci sono diversi "dipende": se il concorso mi sembra davvero serio, se il costo non è esoso, se i premi in palio mi interessano e se non ho l'impressione che io e la giuria veniamo da pianeti diversi (quando la giuria è definita nel bando), allora sono disposta a pagare per partecipare. Non partecipo mai quando il bando è scritto con i piedi, per qualunque motivo.

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    1. Anche io ero della stessa opinione: nemmeno io avrei partecipato a un racconto chiaramente raffazzonato, in passato. Ma quello di cui ho parlato nel post - e che, come ho detto, sembrava davvero serio - mi ha fatto cambiare idea :) .

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