giovedì 5 settembre 2019

"American Gods": come vanificare dei grandi spunti

Se mi segui già da un po' su questo blog, sai che la narrativa fantasy è tra le mie preferite, quasi alla pari con quella di fantascienza. Si tratta di un genere di cui apprezzo ogni branca, da quelle più classiche alle ultime mode moderne: ovviamente, l'urban fantasy non fa eccezione. È stato anche questo fatto a spingermi a leggere American Gods di Neil Gaiman.

Era molto che volevo farlo: dopotutto, ho sempre sentito parlare di questo romanzo con toni entusiastici, come uno dei più bei libri del sottogenere urban e il picco inarrivabile dell'autore britannico. Visto che di lui mi era piaciuto molto Stardust in passato (nonostante lo stile un po' semplicistico con cui è scritto) quest'estate ho deciso finalmente di provare, convinto che mi sarei trovato davanti a un vero capolavoro. Non l'avessi mai fatto!

No, d'accordo, questo è esagerato in realtà: come lettura American Gods non è stato affatto male, e per molti versi mi è piaciuta. Per esempio, ho apprezzato i tantissimi riferimenti mitologici, che ho colto per buona parte: e quelli che invece non ho colto mi hanno spinto ad approfondire, a scoprire nuove cose. Inutile dire che quanto questo sia positivo.

Oltre a questo, col protagonista Shadow è facile empatizzare; non parliamo poi dell'ambientazione che Gaiman gli costruisce attorno, pieno di stranezze affascinanti e di personaggi memorabili. Ma purtroppo, sono spunti che l'autore inglese non riesce a sfruttare a pieno: il risultato mi è sembrato un'accozzaglia discontinua di tanti elementi con poco a tenerli insieme.

Da un lato, ho capito bene l'intento: American Gods di solito tenta di stupire con le sue svolte inaspettate e la sua bizzarria, cerca di creare "sense of wonder", e diverse volte ci riesce pure. Ma lo fa a scapito della trama, che spesso dietro allo schermo tanti misteri ed enigmi traballa, o paga alcune scelte di Gaiman che per quanto mi riguarda sono molto poco felici.

Per fare giusto qualche esempio senza spoiler, gli dei protagonisti del romanzo vivono grazie al culto degli uomini, ma non si spiega mai nemmeno a grandi linee come funziona questo meccanismo (non è un caso se nemmeno Shadow afferma spesso di non capirci nulla). Non parliamo della battaglia finale, che viene evocata sin dalle primissime pagine ma alla fine si vede a malapena, e mi ha molto deluso. E le sue motivazioni sono abbastanza senza senso - come del resto succede a tanti altri dettagli della macrotrama.

L'unica sottotrama davvero interessante e che sta in piedi è quella di Shadow - anche a dispetto del fatto che pure lui vada a zonzo senza meta per una buona metà del libro. Le altre invece sembrano lasciate al caso: alcune iniziano bene ma poi si perdono per strada o addirittura spariscono nel nulla, come fanno alcuni personaggi. Già, i personaggi: come già detto molti spiccano, il che di solito basta per farmi apprezzare un'opera. Ma  stavolta la maggior parte di loro è lì e basta, non è funzionale alla trama e se non ci fosse sarebbe lo stesso. E anche questo mi ha fatto storcere il naso.

Come ho già detto all'inizio, nonostante questi problemi American Gods non è malaccio: certi passaggi forse sono un po' lenti, ma di norma la lettura è scorrevole e avvolgente. Tuttavia, io non lo considero il capolavoro di cui molti parlano: non nego che sia importante perché ha lanciato il genere urban fantasy, ma nel genere ho trovato molto di meglio. Per me perciò è più che altro un'occasione persa: visti i suoi spunti, poteva essere grandioso, ma per i miei gusti non lo è affatto. L'ho trovato un libretto carino e nulla più: potrà suonare blasfemo a qualcuno, ma è così!

2 commenti:

  1. Ho il libro in casa, perché lo avevo regalato a mio figlio qualche anno fa. Mi hai fatto venire la curiosità di leggerlo. Mi era piaciuto molto Coraline, per esempio, ma non ci sono autori "garantiti".

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    1. No, decisamente non esiste la garanzia che se qualcosa di un autore ti piace, ti piacerà anche il resto. Come esempio personale citerei Frank Schatzing: ho adorato il suo "Limit", ma gli altri due romanzi suoi che ho letto erano uno più brutto dell'altro :D .

      Leggi pure American Gods, comunque. Sono curioso di sapere se troverai i miei stessi difetti, o se a te piacerà :) .

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