martedì 7 maggio 2019

8 opere che nessuno considera di genere

È una realtà nota a tutti: in Italia la letteratura di genere non tira. Considerata di serie B, viene snobbata da molti lettori più elitari, che le preferiscono quella mainstream e"alta", l'unica che nella loro opinione sarebbe degna di essere letta. Ma alla prova dei fatti è davvero così?

Sono sicuro, infatti, che anche chi nega a prescindere di poter amare la letteratura di genere in realtà ha letto - e probabilmente apprezzato - molte sue opere. Se non altro, il mainstream "puro" è una corrente molto minoritaria dell'intera letteratura: tutti gli altri romanzi appartengono a questa o quella categoria che noi chiamiamo "generi", anche se in molti casi si tende a non pensarci. Vuoi un esempio? Te ne posso dare addirittura otto!

Dovessi parlare di tutti i libri di genere non considerati tali,
senza dimenticarne nessuno, più o meno il numero di romanzi
della lista sarebbe questo!
Parlo di otto opere (non solo romanzi nel senso moderno, ma anche poemi per esempio) di genere che nessuno riconosce come tale: anzi, di solito sono considerati anche letteratura alta, o persino storica. E sono solo i primi otto che mi sono venuti in mente: ampliando il discorso, si possono fare centinaia di altri titoli, famosi e meno famosi.

Ma sarebbe stato un post troppo lungo e illeggibile. Ecco perché mi sono limitato soltanto a titoli davvero celebri: stavolta invece che sparsi, li ho messi in ordine cronologico, dal più recente al più vecchio, andando indietro anche di parecchi secoli. Se non altro, per dimostrare che la letteratura di genere non è un fenomeno degli ultimi anni: è sempre esistita, da quando esiste la scrittura stessa.
  • Il nome della rosa: un autore serio come Umberto Eco non può scrivere robaccia di genere, giusto? Peccato che già la sua serietà è un mito creato da chi probabilmente non ha mai letto una parola dell'autore milanese, che invece nei suoi scritti ha sempre infilato parecchia ironia. E a parte questo, il suo libro più celebre è addirittura di doppio genere: non solo è ambientato nel '300, quindi è un romanzo storico, ma il protagonista è Guglielmo di Baskerville, personaggio chiaramente ispirato a Sherlock Holmes. Se Il nome della rosa non è un giallo, io non mi chiamo Mattia. 
  • I nostri antenati: ok, va bene Eco; ma Calvino, un autore che si studia addirittura a scuola, non può essere di genere, dai! E invece... lasciando perdere Le cosmicomiche, in cui lo scrittore nostrano abbraccia addirittura la fantascienza, in un'opera celebre come I nostri antenati ci sono molto elementi riconducibili al fantasy. Sono presenti di certo nel Visconte Dimezzato - un uomo spezzato a metà con due parti che continuano a vivere non mi sembra realistico - e ancora di più nel Cavaliere Inesistente: l'armatura vuota animata protagonista non è forse quanto di più fantasy possa esserci? Poi è vero: il Barone rampante, il più famose tra i due, ha meno elementi di fantasia. Ma sono comunque presenti: in generale io lo definirei quasi un precursore del realismo magico. Altro che mainstream, insomma!
  • Delitto e castigo: chi più di Dostoevskij è considerato un'alfiere della letteratura alta? Così alta che a me non piace tantissimo, a dire il vero. Ma al di là dei gusti, è oggettivo che uno dei suoi romanzi più famosi possa essere ben classificato come "di genere". Se non altro, è la storia di un uomo che compie un omicidio e da lì in poi comincia a vivere nella paura di essere scoperto dalla polizia. Se non è un thriller psicologico questo, non so quale possa esserlo!
  • Viaggio al centro della terra: ne ho scelto uno tra i tanti, visto che buona parte della produzione di Jules Verne potrebbe rientrare in questa classifica. In buona parte dei suoi libri infatti ci sono elementi fantasy o persino fantascientifici: non per nulla, l'autore francese è considerato uno dei precursori della fantascienza moderna. E questo romanzo non fa eccezione: tra elementi scientifici e altri di pura fantasia, è non solo di avventura (e questo già lo renderebbe di genere), ma entra di diritto nel mondo della cosiddetta "speculative fiction". Anche se non tutti quelli che considerano Verne come un autore storico e importante lo ammetterebbero.
  • I promessi sposi: se a questo punto non stai guardando lo schermo con gli occhi spalancati ci manca poco, dico bene? Eppure anche questo, uno dei pilastri della letteratura seria che ti viene insegnata a scuola, non è un romanzo mainstream. Lo sarebbe, forse, se Manzoni avesse fatto svolgere le vicende ai suoi tempi: peccato invece che è ambientato nel '600, ossia duecento anni prima, il che lo rende un romanzo di genere storico a tutti gli effetti. Di buona levatura, peraltro, contando quanto l'autore lombardo si sia documentato per incastrare fatti della vera storia al suo interno!
  • Orlando furioso: ok, il punto principale di questo poema dell'Ariosto è lo scontro tra cristiani e musulmani, come per molti secoli è accaduto davvero. Ma non ci sono elementi fantasy? Penserei per esempio al paladino Astolfo: ce ne saranno altri nella storia della letteratura, ma gli unici altri personaggi che a me viene in mente ad aver mai cavalcato un ippogrifo sono Harry Potter e i suoi amici. Non parliamo poi del suo corno magico che infonde terrore nel cuore dei nemici o del suo viaggio sulla luna: altri fantastici che rendono anche quest'opera tutt'altro che inchiodata ai canoni del realismo che uno vorrebbe per la letteratura alta da scuola.
  • I cicli arturiani: anche in questo caso, cosa ci può essere di più serio, della storia di Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda che combattono con onore e vanno alla ricerca del Graal? Nulla, se non fosse che Merlino è un mago (nemmeno l'unico nella storia), e usa la sua magia in molti casi per mandare avanti la trama. Non è mica un caso se è una delle probabili ispirazioni di Tolkien per il suo Gandalf; come non lo è il fatto che stregoni, spade incantate, streghe ammaliatrici e guerrieri onorevoli sono tutti topos che si ritrovano in molti fantasy moderni. Sì, poi forse definirli come un fantasy ante-litteram non è del tutto giusto. Ma di sicuro non lo è nemmeno metterli nella letteratura non di genere!
  • L'Odissea di Omero: anche in questo caso, qualcuno storcerebbe il naso a definirlo "fantasy", e a ragione. Circe, i ciclopi, i lestrigoni più che mostri inventati sono figure mitologiche, come dimostra la presenza di tanti dei greci nella storia: più che fantasia, mitologia (che poi il confine tra le due sia labile è un'altra storia). Dall'altra parte però è vero che all'interno della storia ci sono persino degli elementi horror (Ulisse che mangia i suoi compagni trasformati in maiali, la situazione disperata nella caverna di Polifemo, Scilla e Cariddi). Ma anche volendo lasciarli da parte, l'Odissea è una delle prime grandi storie di avventura nel senso moderno del termine che ci siano pervenute. Scusa se proprio non me la sento di definirlo mainstream!
La domanda: quali altri esempi ti vengono in mente, di letteratura considerata alta che però è anche di genere?

15 commenti:

  1. Ma la domanda è: quali sono dei famosi romanzi mainstream?

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    1. Anche quelli hanno un genere :D

      Moz-

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    2. @Kuku: ci sono anche quelli, sì. Senza starci tanto a pensare, mi vengono in mente per esempio i romanzi di Verga: descrive la realtà della sua epoca, quindi è realistico ed è considerabile mainstream (e no, il verismo direi che è una corrente artistica, più che un genere vero e proprio :) ).
      @Moz: i romanzi mainstream sono per definizione quelli che non hanno genere. Dire che ce l'hanno è come dire che la calvizie è un'acconciatura :D .

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    3. Magari sono di genere "drammatico" o "slice of life".
      I generi in realtà, almeno per il cinema, sono quei "sotto" generi di un genere più ampio, no?

      Moz-

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    4. Dipende anche da quali generi consideri "ufficiali" o meno. Però è vero che alla fine le definizioni lasciano un po' il tempo che trovano, visto che sono sempre costruzioni artificiali per incasellare qualcosa che di suo non è categorizzabile con precisione.

      E' una cosa di cui mi accorgo spesso con la musica: i generi non hanno confini così separati come uno potrebbe pensare. Quindi sono d'accordo con te sul fatto che si possano creare generi e sottogeneri all'infinito, e che farlo ha un senso solo relativo. Infatti il post è proprio una provocazione nei confronti di chi tende a ragionare per compartimenti stagni - sbagliando :) .

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  2. Ciao Matteo.
    Ti leggo sempre con piacere.
    Stavolta mi piacerebbe confrontarmi con te per capirne di più.
    Forse è per mia ignoranza, ma mi pare che nel tuo articolo ci sia un errore di base: non credo che qualcuno negherebbe che si tratti di letteratura di genere, anzi io ho sempre letto - anche a scuola - che i Promessi sposi è il romanzo storico per antonomasia, Il nome della rosa un giallo storico, che Verne scrisse libri d'avventura pre-fantascienza (come tu stesso dici), ecc.
    L'unica differenza nella maggior parte dei tuoi esempi è che sono stati scritti prima che certi generi prendessero quel nome, per cui la manualistica non può definirli tali (thriller psicologico, horror, fantasy...) per coerenza storica. Ariosto non ha scritto fantasy semplicemente perché non sapeva che qualcuno, un giorno, avrebbe categorizzato certi topoi preesistenti con quel nome.
    Il fantasy si ispira alla mitologia, alle leggende, alla fiaba... le differenze sono sostanzialmente storiche; quello che chiamiamo generalmente fantasy prende il nome dall'epic fantasy di Tolkien, che ne diventato un sottogenere, ciò non toglie che i suoi elementi esistessero già con altri nomi.
    è possibile che sia io a sbagliarmi, oppure che tu ti riferisca a uno specifico critico/saggista che sostiene il contrario di quanto dici, ma a me non sembra ci sia nella comunità letteraria un astio verso i generi che deformi la realtà storica.
    Sono i lettori comuni a snobbare, semmai, la letteratura di genere, riferendosi per lo più a quella contemporanea, che non amano/comprendono/leggono, anche un po' per partito preso; ma leggere gli uni o gli altri libri è una loro libera scelta, da cui non dipende la catalogazione dei classici, che invece si leggono sempre in prospettiva, sia storica, sia di individualità dell'autore (come tu stesso dimostri, riguardo all'ironia di Umberto Eco).
    Ripeto che potrei essere io a sbagliarmi o a non aver capito il tuo articolo. In tal caso mi scuso anticipatamente.

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    1. Non serve che ti giustifichi e ti scusi: la tua opinione è legittima e non mi offende (a parte il fatto che mi hai chiamato Matteo... quello sì che è offensivo :P ).

      A parte gli scherzi, comunque, condivido abbastanza il tuo discorso. Come notavo anche io, andando indietro nel tempo forse diventa improprio definire fantasy certe opere, per quanto abbiano tutti gli elementi del genere. Dico solamente che uno non può snobbare un genere perché ha determinati elementi e poi apprezzare un'opera vecchia che magari fantasy non è definibile, in prospettiva, ma che comunque a quegli stessi elementi.

      In effetti, il post non è rivolto a nessun critico: vuole essere solo una provocazione nei confronti di chi rifiuta a prescindere la letteratura di genere o la considera di serie B. E lo fa magari per motivi come "solo il realismo è serio, la magia è per bambini", salvo poi apprezzare opere vecchie in cui la magia è presente, che sono considerabili fantasy ante-litteram. L'ho scritto perché non sopporto questo tipo di snobismo che molti lettori, specie in Italia, hanno. Tutto qui ^_^ .

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    2. Ho sempre il dubbio di non capire io.
      Chiarissimo, allora la vediamo nello stesso modo.
      Matteo... Oops Mattia! :ppppp

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  3. Beh, ma allora ogni opere è "di genere", se seguiamo questo ragionamento. Perché la incaselliamo in un genere narrativo preciso...

    Moz-

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    1. Come dicevo sopra, il mainstream è per definizione narrativa che non rientra in nessun genere. Poi è vero che volendo, anche molte sue opere si possono incasellare in qualche definizione, ma si tratta comunque di cavilli :) .

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  4. Da un po' di tempo sono impegnato nella stesura di un articolo a puntate nel quale di volta in volta inquadro i vari sottogeneri della fantascienza.
    Già limitando il discorso a un solo genere, le opinioni sono svariate e contrastanti.
    La realtà ci dice (il discorso vale anche per il sottoscritto) che la quasi totalità dei lettori, come degli addetti ai lavori, per quanto nutra un'insana passione per la catalogazione, sarebbe incapace di riconoscere il genere esatto di un'opera anche se gliela sbattessero in faccia con su scritto 'APPARTIENE A TAL GENERE' a caratteri cubitali.
    Ragionamento ancor più vero qualora la diatriba verta su mainstream e letteratura di consumo.
    Non ci perderei il sonno: ognuno di noi ha una visione personale, il diritto ad averla ed è meglio che ce l'abbia (virtù che rientra nei canoni dell'emancipazione socio-culturale al quale non tutti, purtroppo, si sono ancora aperti); mettere tutti d'accordo va oltre l'umana condizione ed è bene che sia così: il pensiero unico uccide il progresso.

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    1. Hai centrato un ottimo punto: spesso chi snobba certi generi è incapace di riconoscerli. E questo rende i suoi pregiudizi ancor più sbagliati e infondati.

      Poi sono d'accordo che ognuno è liberissimo di pensarla come vuole. Non ci perdo certo il sonno: solo, penso che rifiutano questi pregiudizi saremmo tutti più rilassati e la letteratura (e non solo) ne beneficerebbe. Tutto qui ^_^ .

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    2. Anche chi non li snobba fa fatica.
      Ad ogni modo la guerra al pregiudizio, ahinoi, è ben lontana dall'essere vinta.

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    3. Ah, per quanto riguarda i pregiudizi, c'è un mondo. Di cui quelli sulla letteratura sono solo una piccolissima fetta :) .

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