martedì 8 novembre 2016

I miei blocchi da scrittore

Probabilmente, anche voi avrete sentito parlare del "blocco dello scrittore", vale a dire quella condizione per cui un autore cade in un'impasse, e non riesce più a proseguire nello scrivere - o peggio, non riesce nemmeno a iniziare, lasciando la fatidica pagina bianca. Si tratta di uno degli spauracchi più forti per qualsiasi scrittore, il che ha anche senso: sentirsi in fase di stallo è una delle peggiori esperienze da fare, vista l'ansia che ne può conseguire.

In questi anni, ho letto spesso tanti blogger letterari amici parlare di questo argomento. Confrontando le loro esperienze con la mia, ho trovato diverse similitudini, specie nel modo di vivere il blocco. Riflettendoci, però, ho visto che esistono anche alcune differenze: ci sono ostacoli che io non ho mai vissuto, e altri che nessuno ha mai descritto, ma che ho trovato sul mio cammino.

Anche se forse non era l'intenzione originaria dell'autore,
questo bellissimo quadro di Leondi Pasternak (pittore
impressionista russo nonché padre del più famoso Boris) è
perfetto per raffigurare il blocco dello scrittore!
Non lo dico per vantarmi, ma è molto tempo che non sperimento il blocco "classico", ossia quello in cui non si sa cosa scrivere. Qualche anno fa, quando ancora zoppicavo come scrittore ogni tanto capitava, ma ormai quei tempi sono lontani. Ora ho sempre decine di storie che mi frullano in mente, e il mio computer è strapieno degli appunti più vari. Forse non tutti sono validi, e alcuni non vedranno mai la luce come storie, ma credo che la maggior parte possano dare buoni frutti.

In verità, non so spiegare bene com'è che funziona. So solo che ogni tanto, da un'azione, un momento particolare o più spesso una lettura (di solito di qualche articolo online) viene fuori un'idea. Niente di strano, da quanto ho letto capita a molti, ed è risaputo che una semplice idea da sola serve a poco. Tuttavia, a me basta un'ora sdraiato a letto la sera, aspettando di dormire, per passare dall'idea a una storia, abbozzata in tutti i suoi momenti salienti. Non credo che sia niente di speciale: mi basta lasciare andare la fantasia, e la storia prende forma da sé in breve. Forse è merito anche del mio metodo (di cui però, se a qualcuno interessa, parlerò altrove: questo non mi sembra il contesto adeguato).

Insomma, io non mi trovo mai senza nulla da scrivere. Al contrario, spesso penso di avere troppo da scrivere e poco tempo per farlo. Ci sono però volte in cui anche io mi blocco, quando scrivo una storia. Se infatti a volte riesco a buttare giù un intero racconto di getto da cima a fondo, altre volte mi capita di procedere a scatti. In quei casi, scrivo parti anche lunghe di testo, ma davanti ad alcuni snodi della trama mi devo fermare a riflettere, prima di proseguire.

Non mi succede perché non so come proseguire: non ho mai cominciato la stesura senza aver programmato la trama dall'inizio alla fine, nella maniera a cui ho accennato poco fa. Al contrario, so sempre cosa sta per succedere: ciò che mi blocca è il non sapere in che modo scrivere una determinata scena. Questo succede in particolare nei colpi di scena e nelle scene più cariche d'emozione: a volte mi viene subito una maniera efficace per renderli, ma altre volte devo riflettere qualche tempo per trovare la via giusta.

Non so se questo sia un blocco vero e proprio: di solito mi bastano al massimo un paio di giorni per sciogliere il nodo almeno a grandi linee - e se ancora non riesco a trovare la quadratura perfetta del cerchio, passo avanti e lascio la questione alla fase di revisione. È vero però che a volte perdo ore intere dietro a un solo dettaglio. Il che ovviamente non è molto costruttivo, visto quanto avrei potuto scrivere in quel lasso di tempo. Quindi, quando succede di sicuro non faccio i salti di gioia.

A parte questo, di solito quando scrivo un racconto o un capitolo di romanzo non ho ulteriori problemi. È diverso invece quando parliamo dei miei blog: in questi casi, ci sono momenti in cui faccio parecchia fatica ad andare avanti con la scrittura. In parte è perché dedico meno riflessione ai post dei blog rispetto ai miei racconti: non so dire con certezza perché, ma è probabile che mi piaccia più far viaggiare la mente con le storie che concentrarmi sulla mia quotidianità. E così, quando comincio un post o una recensione, ho le idee meno chiare su come si svilupperà rispetto a un racconto. Il che di solito non è un problema - cerco di curare al massimo anche i miei blog, non li trascuro certo - ma a volte mi crea delle difficoltà.

Oltre a questo, per i miei blog a volte sperimento anche qualcosa di simile al vero blocco dello scrittore: mi ritrovo con una metaforica pagina bianca, e non so come riempirla. Non che abbia una vera mancanza di argomenti: semplicemente, sento che nulla di quello che ho in mente vada bene. Per fare un esempio, di certo in una recensione per Heavy Metal Heaven non mi manca la direzione: so di dover parlare di un determinato album. A volte però non riesco a trovare un modo per dare un incipit brillante alla recensione: ne provo molti che poi cancello perché mosci o troppo simili ad altri nel passato, prima di ingranare quello giusto.

Lo stesso vale più o meno per Hand of Doom. Le idee per i post non mi mancano, ma a volte mi sembra che nessuna sia adeguata. Che sia perché ho già parlato dello stesso argomento pochi giorni prima oppure perché semplicemente su un tema non trovo niente di personale da dire, a volte non riesco a combinare granché. Certi appuntamenti di martedì o venerdì sono saltati proprio per questo: non ho avuto idee che reputavo interessanti, ma solo un gran numero di argomenti sterili. E allora ho preferito non pubblicare che farlo con un articolo non all'altezza.

Il blocco peggiore è però un altro: mi affligge sia per i blog che per la narrativa, e lo trovo abbastanza angosciante. Sto parlando della mancanza di volontà che mi frena quando ho sia il tempo che le idee per scrivere, ma  non riesco a essere focalizzato, e quindi a impegnarmi nel farlo. Ci sono molti motivi per cui questa indolenza cala su di me: stress, una giornata difficile, uno stato emotivo negativo, e così via. L'esito però è sempre lo stesso: mi perdo in attività meno impegnative, e così non lavoro a dovere.

Quando succede, spesso mi sento in colpa, oltre a irritarmi. Da un lato è vero che sono convinto dell'utilità dello svago, ma dall'altro perdere troppo tempo non mi piace. Come ho già detto, ho tantissime idee per racconti e romanzi, e forse ne avrei già realizzati alcuni se non fosse per i periodi di stanca. Invece, attualmente mi trovo a non aver ancora finito un romanzo, e ad andare a rilento anche coi racconti. Trovo questa situazione fastidiosa, e a volte mi arrabbio con me stesso per il tempo perso.

Insomma, pur non avendo sperimentato di recente il classico blocco dello scrittore, anche io a volte non riesco ad avanti nella mia attività di scrittura. A grandi linee, questi sono i motivi per cui succede. Visto che per me buttarli giù è stata anche un occasione molto costruttiva per fare un po' di auto-analisi, vi inviterei a fare altrettanto. Prendetelo come un meme: parlate anche voi di ciò che vi impedisce di scrivere. Sono proprio curioso di leggere le vostre risposte!

La domanda: ti capita mai di vivere questi blocchi? Oppure sono altri i motivi per cui non riesci a scrivere? Come già detto, se vuoi puoi farlo non farlo qui nei commenti, ma riprendendo l'argomento sul tuo blog!

12 commenti:

  1. Nelle ultime settimane ho parlato parecchio dei motivi del mio blocco, ne ho fatto persino sedute collettive di autoaiuto! :P
    Diciamo che nel mio caso c'è la raggiunta consapevolezza di qualcosa che nella mia scrittura mi convince poco, dallo stile al linguaggio, forse anche in relazione alle idee. Cerco di realizzare degli effetti, quando scrivo, che però non mi soddisfano appieno. Leggere tanto fa bene, ma spesso questo mi costringe a guardare con sufficienza al mio modo di comunicare, lontano anni luce da ciò che leggo e mi piace veramente. È raro, ma quando capita, vorrei che la mia scrittura mi facesse lo stesso effetto, ecco.

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    1. A me questo non succede, se non forse in qualche raro caso. Diciamo che di solito quando scrivo faccio poca attenzione ai dettagli, nella prima stesura tiro dritto come un treno. Non mi preoccupo molto se lo stile o il linguaggio non sono buoni - cosa che peraltro avviene nel 99% delle mie prime stesure. Ci penseranno le decine di revisioni successive a mettere a posto il tutto :) .

      Come ho detto nel post, mi succede a volte di bloccarmi su singoli passaggi. Ma si tratta appunto di passaggi, per il resto tendo ad andare abbastanza spedito.

      Comunque, comprendo molto bene la mancanza di autostima, ne soffro molto anche io. Almeno quando scrivo però cerco di non pensarci, e di fare semplicemente il meglio che posso. Non è molto difficile: basta pensare che ci sono "autori" autopubblicati che non sanno la differenza tra "o" e "ho" e non hanno la minima idea delle tecniche base della scrittura. Magari non sarò bravo quanto i migliori, ma se penso a questo la conclusione è che sono comunque meglio di tanti altri :D .

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  2. Pensa che io invece sono più titubante quando una scena è troppo progettata, rispetto a quando lascio libera la creatività. Questo in passato mi ha causato non pochi problemi: credevo che pianificare accuratamente fosse la cosa più "giusta" da fare secondo i parametri proposti un po' ovunque, ma non era quella più giusta per me, e per il funzionamento del mio cervello. Sono infatti convinta che la scena sia già scritta dentro di me, e io debba solo tirarla fuori. Se ci metto il mentale, la purezza che ha dato il via a quella storia si inceppa, e io non so più come proseguire. La razionalità, quindi, interviene dopo, quando si revisiona.

    Se io mi blocco, è sempre per insicurezza, per il mentale. Per fortuna il romanzo a cui sto lavorando è piuttosto corposo quindi riesco ad arginare il problema semplicemente cambiando capitolo.

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    1. Dipende anche a che livello decidi di programmare. Quando io parlo di pianificare, non intendo scena per scena nei minimi dettagli. La mia pianificazione infatti è semplicemente sui fatti salienti della trama e magari sulle scene principali, ma ho sempre una certa libertà d'azione. Infatti la maggior parte dei dettagli minori li creo in fase di stesura, e a volte mi è capitato persino di cambiare snodi di trama strada facendo, vedendo che nella pratica ciò che avevo pensato non funzionava.

      Per me insomma programmare non significa creare una struttura fissa, quanto più una traccia che indica una direzione, ma che non è fissa. Quello che intendo quando dico che non riesco a procedere senza pianificazione è, per fare un esempio, scrivere un racconto senza conoscere il finale. Sinceramente io non credo di essere capace di improvvisare tutto, o almeno di creare qualcosa di buono con questo metodo.

      Quindi, in realtà il nostro approccio forse è più simile di quanto non possa sembrare. E sono abbastanza d'accordo su tutto il discorso della creatività :) .

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    2. Sì, anche io ho definito i principali punti trama, ma se qualcosa all'inizio non mi torna lo lascio perdere, con la consapevolezza che le risposte arriveranno in modo creativo. Ti faccio un esempio: nel mio primo capitolo il mio protagonista riceve un oggetto, però quando ho iniziato a scrivere non sapevo chi gliel'avesse mandato. Poi pian pianino ho iniziato a elaborare varie soluzioni creative e alla fine ho trovato la risposta. Quando ciò è avvenuto, però, io stavo già scrivendo. Se non l'avessi fatto, mi sarei bloccata.

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    3. Vedi, se quell'oggetto è ai fini della trama io non avrei mai cominciato a scrivere il romanzo senza sapere chi lo aveva spedito. Solo nel caso fosse un particolare secondario potevo lasciarlo da parte. Però è vero che pure a me spesso capita di cambiare idea in corsa o di inventare nuove soluzioni quando mi accorgo che quelle originali funzionano poco :) .

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  3. Quando stavo scrivendo il primo romanzo sapevo cosa dovessi scrivere, ma non come scriverlo, ovvero mi mancavano le capacità tecniche per farlo, e ci sono voluti anni per raggiungere l'immagine che ne avevo nella testa. Ora che sto provando a scrivere il secondo, sono nella situazione contraria: so come scriverlo, ma non so di cosa scrivere. Mannaggia!

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    1. Sul primo romanzo ti capisco molto bene. Anche io rileggendo alcuni vecchi racconti trovo idee che ancor oggi potrei considerare buone. Solo che sono scritti coi piedi: di sicuro oggi farei molto di meglio :) .

      Per quanto riguarda il cosa scrivere, invece, come ho già detto è tanto tempo che non ho questo problema. A questo punto, credo di essere fortunato :D .

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  4. Credo che la definizione "blocco dello scrittore" possa includere ostacoli di tipo diverso, che comunque rendono lo scrivere difficile o impossibile. Non includerei nel novero anche le oscillazioni naturali che sono parte della scrittura. Ci sono giorni e periodi in cui non si produce niente all'apparenza, ma in realtà nutrono la creatività; ma ci sono anche semplici cali di energie, e chissà quanti altri fattori. Non partirei dall'idea che scrivere debba essere un'attività uniforme nel suo procedere.

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    1. In effetti, forse è improprio dire che certi impedimenti di un giorno o di un periodo siano considerabili "blocco". Per esempio, quando non dormo (come stanotte) sono poco produttivo, ma non è qualcosa di esclusivo: l'insonnia condiziona tutte le mie attività, non solo la scrittura.

      Quindi ti do ragione: forse invece che di blocchi dello scrittore dovevo parlare sin dall'inizio di ostacoli alla scrittura. Ma credo che in fondo il discorso non si sposti più di tanto :) .

      In ogni caso, sono d'accordo anche sulla non uniformità della scrittura ;) .

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  5. Ciao, Mattia! Esattamente come te, non ho mai sperimentato un vero e proprio blocco dello scrittore. Da ragazza facevo molta più fatica a scrivere anche perché ero meno sicura. Ora invece ho meno incertezze e quindi scrivo con una certa velocità. Anche con i post del blog non ho problemi: visto che mi piace parlare degli argomenti più disparati non rimango mai a secco. :-)

    Piuttosto, patisco moltissimo la mancanza di tempo necessaria per scrivere. Anche la classica ora al giorno mi sembra poco visto il genere (storico) che tratto: in un'ora devo riprendere le fila di tutto un discorso, rileggere alcuni punti di saggi e biografie, confrontare, ricordare ecc.! Di solito mi ci vogliono dalle due alle tre ore ben concentrate e ben spese.

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    1. Ciao Cristina, benvenuta su Hand of Doom :) !
      Ti capisco bene, anche io spesso vivo male la mancanza di tempo. E soffro ancora di più quando il tempo c'è, ma non riesco a sfruttarlo al meglio, perché sono in uno dei miei blocchi o semplicemente perché lo stress mi porta a cercare altro, rispetto alla scrittura.

      Comunque sono d'accordo anche sull'esperienza. Ogni tanto mi capita ancora di far fatica per scrivere qualcosa, ma di norma vado abbastanza spedito. Più che di maggior sicurezza, parlerei di esperienza, che mi porta a sapere molto meglio come fare le cose. Il risultato però è lo stesso :) .

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