martedì 1 settembre 2020

Raccogliendo i frutti della terra

Forse te ne sarai accorto, o forse no: nelle ultime due settimane, i rispettivi post sono saltati ancora una volta. E stavolta, non c'entrano impegni, problemi o cose varie: lo ammetto, stavolta è stata semplicemente una banale dimenticanza. Avevo un articolo già pronto per martedì 18, ma ho scordato di postarlo quel giorno; lo stesso è accaduto una settimana più tardi. E a oggi, quel post è ancora inedito - lo vedrai qui, tra qualche settimana.

Un po', è vero, è stata colpa dei vari problemi, rispetto al quale Hand of Doom ha assunto una posizione di secondo piano. Ma la causa principale è che, nelle ultime settimane, ho avuto la testa da un'altra parte: se per molti questo agosto è stato un mese di vacanza, per me invece è stato un intensissimo mese di lavoro. Di concetto, sì, per alcuni progetti di scrittura che comunque non sono proseguiti troppo veloci: la maggior parte del lavoro è però stato manuale.

A prendersi un po' del mio impegno è stato, come forse è ovvio, la sistemazione della nostra nuova abitazione. Ma non più di tanto: a quasi due mesi dal trasferimento, posso dire di aver reso la mia nuova casa quasi a misura mia. Piuttosto, il grosso del tempo e delle energie sono state assorbite da una serie di giornate campali. Nel senso più letterale possibile del termine.

Come ti raccontavo circa un mese fa, una delle mie tradizioni estive è quella di andare a raccogliere more per i campi intorno a casa, e farci la marmellata. Ma quest'anno, ho voluto fare di più: complice anche il trasferimento, ho trovato nuovi luoghi in cui le more sono diffuse. E non solo quelle: dopotutto le more non sono l'unica cosa che si può trovare nei campi in questi mesi.

Per esempio, nelle ultime settimane interi weekend sono stati dedicati a raccogliere le infiorescenze del finocchietto selvatico. Se non lo sai, nella mia vecchia famiglia si è sempre usato il suo polline essiccato, che diventa una buonissima spezia, utile per condire la carne. Una spezia rara, che tra l'altro si trova a caro prezzo se cerchi su internet: molto meglio fare da sé, dunque. Così, anche quest'anno ho rinnovato la tradizione.

Visto che ogni infiorescenza contiene una dose minuscola di polline, per poterne avere una buona quantità, sufficiente fino alla prossima estate, io e Monica abbiamo dovuto sforzarci molto. Sono state ore sfiancanti, passate sotto il sole a raccogliere fiori da piante nei campi o su strada, al termine del quale ti ritrovavi sudatissimo, sporco e affaticato all'estremo. Ma sai una cosa? Mi è piaciuta molto, come esperienza.

Non so se è qualcosa di atavico, un ricordo ancestrale di quando l'uomo era un cacciatore-raccoglitore. Oppure, se è il piacere di raggiungere un risultato positivo attraverso il lavoro delle tue mani, o ancora un semplice sfogo di energie nervose attraverso la fatica. Fatto sta che ogni volta, dopo una giornata a raccogliere finocchietto (ma anche more, o la menta selvatica che un giorno ci è capitato di trovare e di prendere) mi sono sentito in pace con me stesso e soddisfatto.

Certo, non è il solo frangente in cui provo questa sensazione: anche la scrittura mi fa sentire così, come certe altre passioni (per esempio, la cucina). Tuttavia, quest'esperienza mi ha fatto scoprire che anche dei lavori puramente manuali come questo riescono a farmi stare bene. E se in futuro sarà possibile, cercherò di trovare altre attività simili che abbiano su di me lo stesso effetto.

Ma soprattutto, di sicuro la prossima estate sarò di nuovo lì, di nuovo a caccia di finocchietto, o di more, o di qualsiasi altra cosa possa capitare sul mio cammino. Dopotutto, è bello potersi cibare di ciò che raccogli, e non solo perché è gratis. Sarà un po' "fricchettone" da dire, ma la terra ha molto da offrire: anche nei campi più brulli si possono trovare piante utili. Piante che nessuno raccoglierebbe, che andrebbero in pasto a qualche animale al meglio; ma che, se porti a casa, possono darti una piccola felicità. Quella di mangiare qualcosa di buono, raccolto dalle tue mani!

La domanda: ti è mai capitato di andare per campi e raccogliere frutti, erbe o altri prodotti di origine vegetale? E se sì, anche tu l'hai trovata un'esperienza così soddisfacente?

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