martedì 11 agosto 2020

Due facce della stessa ignoranza

Forse ne avrai sentito parlare anche tu, ma più probabilmente no, vista il poco eco che simili notizie hanno da noi: tra le centinaia di polemiche che scoppiano ogni settimana, la scorsa ne è piombata una su George R.R. Martin. Per quale motivo? Sembra che, durante la cerimonia per gli Hugo Awards - leggendari premi della letteratura fantasy e fantascientifica - il grande autore delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco si sia lasciato andare a comportamenti razzisti e transfobi. Il che sarebbe molto grave... se fosse, anche solo in minima parte, vero.

Per esempio, vuoi sapere dove starebbe la transfobia? Nel fatto che Martin ha definito "eunuco d'oro" la statuetta del Premio Oscar. Si tratta di una battuta che può divertire o meno (a me non ha fatto ridere, lo ammetto), ma in quanto a essere offensiva, verso chiunque, mi sembra un'esagerazione colossale. In generale, l'intera faccenda mi sembra un trionfo dell'irrazionalità più pura: lo dimostra con chiarezza l'altra accusa, quella di razzismo, che è del tutto delirante.

E comunque io eviterei di dare addosso a uno
con un potere così grande tra le mani: il potere
di farti fuori tutti i tuoi personaggi preferiti!
Da dove viene quest'accusa? Da ben due episodi distinti: il primo è stata la sua incapacità nel pronunciare i nomi di alcuni candidati, specie se con cognome straniero. E lasciamo stare che a scusarsi di questo sia stata l'organizzazione dell'evento, che per sua ammissione avrebbe dovuto fornire allo scrittore informazioni sulle giuste pronunce. Concentriamoci su Martin: è davvero razzista sbagliare la pronuncia di un nome straniero?

Se lo fosse, mi spiace ma il razzismo sarebbe un fenomeno impossibile da estirpare. E per un semplice motivo: ogni essere umano di questo pianeta ha pronunciato, nella sua vita, almeno un nome sbagliato di qualche persona, famosa o meno. Giusto per fare il primo esempio che mi viene in mente: chiunque in Italia pronuncia il cognome di Charlize Theron più o meno come si legge. Peccato che la pronuncia giusta, per qualche ragione, è (simile a) "Tron": questo significa che tutti gli italiani sono razzisti nei confronti dell'attrice sudafricana? O solo che non sono a conoscenza di quale sia la pronuncia giusta?

Un altro esempio: sono anni ormai che gioco, sul mio Nintendo Switch, a FIFA 18, il videogioco calcistico. A commentare c'è il giornalista TV Pierluigi Pardo: ebbene, quasi ogni giocatore straniero, anche famoso, vede il suo nome storpiato nella sua telecronaca. Questo significa che Pardo è razzista? Oppure che, semplicemente, ha fatto un lavoro coi piedi?

Per quanto non mi stia per nulla simpatico il commentatore di Mediaset, io propendo per la seconda opzione. Ed è lo stesso che, con ogni probabilità, è accaduto anche a Martin: la sua è assenza di preparazione, magari aiutata dal fatto che sarà un grande scrittore, ma non è certo un presentatore. E proprio non capisco come, in qualcosa che può capitare a tutti come sbagliare la pronuncia di un nome straniero, qualcuno veda malizia di stampo addirittura razzista.

Se questo già lascia perplessi, l'altra accusa però è frutto di un delirio da acido, non c'è altra spiegazione. Di cosa è accusato lo scrittore delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, di preciso? Ebbene, ha avuto la colpa di citare, tra le sue influenze - e quindi di promuovere - i libri di John W. Campbell e H.P. Lovecraft. E visto che parliamo di due autori razzisti, allora anche Martin di riflesso lo è.

Ti devo spiegare io perché questa sia una solenne stronzata stupidaggine? In primis, per quanto deprecabili sul profilo umano, Lovecraft e Campbell hanno fatto la storia della letteratura, e solo un ignorante illetterato potrebbe negarlo. Per quanto mi riguarda, non ho mai apprezzato il primo, ma se sostenessi che non sia stato importante per la letteratura fantasy e per l'horror, farei come minimo una figuraccia.

Per quanto riguarda il secondo, poi... parliamo di uno che ha portato alla ribalta la fantascienza, ha lanciato il mio scrittore preferito, Isaac Asimov, e ha contribuito alle sue tre leggi sulla robotica. Era anche razzista, è vero: seppur in parte questo possa essere contestualizzato - Campbell è nato nel 1910 - sul lato umano di sicuro non posso apprezzarlo. Ma al tempo stesso non posso che essergli grato: non fosse stato per il suo lavoro di decenni fa, non sarei il lettore che sono, e forse neppure scriverei. O comunque, la mia scrittura sarebbe molto diversa.

In generale, apprezzare l'opera di qualcuno di immorale - o almeno, che noi "moderni" troviamo tale - non è solo possibile, è inevitabile, in campo letterario ma anche musicale o dell'arte in generale. Non sono mica solo Lovecraft e Campbell a essere stati deplorevoli rispetto ai canoni di civiltà attuale: dagli imperatori romani alle attuali rockstar, puoi trovare quintali di razzismo, intolleranza, autoritarismo, misoginia, omofobia, violenza e tante altre belle cose. E quindi, che vogliamo fare?

Le strade sono solo due: o smetti del tutto di fruire delle opere di chiunque, tranne dei pochissimi (se ne esistono) che trovi moralmente accettabili... oppure, accetti che nel mondo non tutti la possono pensare come te. Così pur non apprezzando certi personaggi, puoi scoprire il tassello, che sia importante o meno, con cui essi hanno contribuito alla cultura mondiale. E scoprire quest'ultima nei suoi innumerevoli lati, invece di accontentarti di guardarla da uno spioncino minuscolo.

Ecco perché, pur disprezzando il razzismo e chiunque lo professi, non pongo obiezioni ad accettare le loro opere, se non lo propagandano e hanno qualcosa da dire. Specie poi se parliamo di artisti di decenni o secoli fa, in cui la cultura era arretrata e certi concetti oggi inaccettabili a livello morale erano invece di pensiero comune. Che senso ha odiare un autore razzista vissuto in un epoca in cui lo erano tutti? Sarebbe come odiare, per la loro ignoranza, tutti quelli vissuti prima di Copernico perché non sapevano che la Terra ruota intorno al Sole e non il contrario.

Quindi, per me è del tutto possibile leggere libri, ascoltare musica, o in generale fruire e apprezzare opere di persone che, a livello umano, erano (o sono) poco di buono. Lo faccio anche io, e che sia chiaro: questo non rende me un razzista, un misogino o che so io, solo perché lo faccio. Come non rende tale George Martin se ama Campbell e Lovecraft: peraltro, io non credo lo sia.

Insomma, il suo personaggio preferito delle Cronache è affetto da nanismo, e tratta gli equivalenti di arabi, africani e asiatici in maniera umana e ben poco stereotipata. Ma se un giorno venisse fuori che è effettivamente razzista, continuerei comunque a leggerlo: la sua saga rimane un capolavoro, e sarei io a perderci lasciandola perdere. Del resto, se posso perdonargli che mentre io scrivo mille parole al giorno e non mi calcola nessuno, lui poltrisce tutto il giorno, continua a posticipare l'uscita dei suoi libri e guadagna milioni, potrò perdonargli anche tutto il resto, no?

A parte gli scherzi, comunque, penso che le uniche persone da cui stare davvero alla larga sono invece quelle che vedono malizia e cattiveria anche dove non c'è. Se è vero che la lotta al razzismo che ha degli scopi nobili, che per quanto mi riguarda supporto al cento percento, il suo eccesso rabbioso e irrazionale non è solo stupido, è anche controproducente. Se non altro perché finisce per diventare  l'altra faccia della medaglia rispetto al male che tenta di combattere.

Non lo dico così, per usare una frase fatta: se iniquità come il razzismo o la misoginia sono la conseguenza dell'ignoranza, spingere per il boicottaggio di ogni autore che si è macchiato di qualche immoralità - ossia, quasi tutti - è in pratica un invito a essere ignoranti. Si può quasi dire, perciò, che a essere antirazzisti in maniera cieca, irrazionale, si possa persino aumentare il razzismo. E comunque, in entrambi i casi, si tratta di mancanza di empatia, che sia verso persone con un diverso colore della pelle o verso chi fa errori, magari neppure in malafede.

Che poi il razzismo sia peggiore per il male che fa è indubbio; ciò non toglie che anche l'eccesso opposto può essere deleterio. Lo è stato in questa occasione, e anche in tante altre in questi mesi. In generale, questo eccesso di politicamente corretto per me è un fenomeno preoccupante. E non solo perché il passo successivo alla deprecazione totale e radicale di certi autori è la loro censura - il che può portare a una spirale con conseguenze deleterie.

Non è solo una questione di libertà di espressione (da cui peraltro il razzismo andrebbe escluso: essendo semplice odio e non un'opinione, esso sì che andrebbe combattuto). Soprattutto, il vero problema è la perdita della capacità di comprendere e di essere umani, nel senso più profondo del termine. Se ormai non ci si ferma più a ragionare e a cercare di capire, ma si prendono per buone le sensazioni più superficiali, la nostra società è su una brutta china.

Come ho sempre detto, io preferirei un mondo più razionale, in cui vivere tutti più rilassati e amichevoli col prossimo. Un mondo, in particolare, pieno di varietà, e in cui tutti accettano che non sempre gli altri condividono i nostri valori morali, specie se non sono persone moderne ma del passato. Sembra quasi un'ovvietà, ma vista la vicenda di Martin e tutta le altre non lo è affatto. Purtroppo, aggiungo io: che sia razzismo o antirazzismo portato al fanatismo, quando l'ignoranza e l'irrazionalità vincono, la ragione, l'arte e la cultura non possono che perdere dall'altra parte.

La domanda: anche a te preoccupa questo eccesso di politicamente corretto, questa ignoranza, questa incapacità di comprensione che sembrano aver invaso il mondo?

2 commenti:

  1. Siamo alla frutta: se non dici o non pensi certe cose sei (a scelta) razzista, sessista, fascista, eccetera. Qualcosa del tipo "chi non è con me è contro di me". E chi ti dice che il mondo sia solo bianco o nero?
    La pseudomoralità propagandata per ogni dove comincia a darmi il voltastomaco.
    Come disse il colonnello Kurtz in "Apocalypse now": "Insegniamo ai nostri ragazzi a lanciare napalm sui civili ma non possono scrivere 'cazzo' perché è immorale"
    Saran passati decenni, ma la cosa rimane.

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