martedì 16 giugno 2020

Il coronavirus come siero della verità

Non credo che nessuno possa negarlo: il coronavirus è stata una tragedia a livello globale, probabilmente la più importante dai tempi della seconda guerra mondiale. Non sarò certo io a farlo, né a sminuire la portata dei disastri che ha causato. Tuttavia, chi mi conosce, o ha letto con attenzione i post precedenti sa qual è la mia opinione: che nell'epidemia ci siano stati anche dei lati positivi.

Al modo in cui ha messo in evidenza i problemi di un sistema ormai marcio ho dedicato un intero articolo, qualche mese fa. Ma non è l'unico esempio: ci sono stati diversi benefici, dal piccolo (per esempio, molti hanno avuto più tempo per sé) al grande (per un periodo l'ambiente ha giovato del lockdown). E anche tanti effetti interessanti: non ultimo, il modo in cui sotto la pandemia molte persone abbiano perso la propria maschera precedente e si siano rivelate per ciò che sono davvero.  

Mi spiace se qualcuno ha vissuto il lockdown come il cane
a sinistra, ma io sono stato (e sono tutt'ora) quello a destra. 
Si dice che sia proprio un effetto delle crisi, mostrare la nuda anima delle persone, e non è un luogo comune. In questa situazione per esempio è successo. E in diversi casi - direi la maggioranza a occhio, ma non so se è vero statisticamente parlando - molti hanno mostrato il loro lato peggiore.

Mi vengono per esempio in mente i "fanatici del selfie", quelli che stanno sempre in giro e si scattano foto in ogni momento per mostrare quanto sono felici. A quanto ho visto, alcuni non si sono scomposti troppo, hanno preso questa nuova situazione con filosofia. Tanti altri però sono impazziti: alcuni da persone allegre e disimpegnate a livello politico sono diventati strenui oppositori del governo. E altri hanno cominciato a litigare con chiunque online.

Li avevo già criticati in passato in almeno un paio di post qui su Hand of Doom. E in generale, ho sempre avuto un'opinione molto bassa di queste persone: se fai un viaggio non per divertirti, ma per mostrare agli altri che hai fatto un viaggio, qualche problema lo devi avere. Qualche problema di autostima, in particolare, se per te una vacanza è solo un'occasione per andare a caccia di like.

Per tanti anni, questa è stata solo una mia opinione, ma il coronavirus l'ha dimostrata in pieno. Così, credo che i maniaci del selfie rientrino bene tra quelle persone di cui parlavo a fine aprile: persone incapaci di vivere bene da sole, e che hanno per forza bisogno di qualcun altro intorno per poter essere felici. Il che però non è vera felicità, a mio avviso.

Ma non è l'unico disagio che l'epidemia ha portato alla luce: peraltro, mi sembra addirittura uno dei più comprensibili, e mi dispiace se qualcuno ne soffre. Di sicuro, hanno da me molta più empatia di chi pensa di essere furbo nel gabbare la legge e va a spasso a spargere il coronavirus, danneggiando gli altri solo per i suoi affari personali. O, peggio, chi esasperato dal lockdown si sfoga sul proprio partner (come forse saprai, l'aumento di casi di violenza domestica è uno degli effetti peggiori di questa situazione).

Qualcuno a questo punto potrebbe dire che è tutta colpa del coronavirus, che ha scoperchiato questo vaso di Pandora. Ma io trovo che sia una metafora molto calzante: Pandora nel mito greco è responsabile di aver liberato il male nel mondo; il male però era già nel vaso, non è stato creato da lei. Allo stesso modo, l'epidemia ha portato alla luce del sole un mucchio di problemi che però erano già lì. Solo che nessuno voleva mostrarli agli altri - e spesso neppure confessarli a sé stesso.

Insomma, anche per chi non è stato contagiato il coronavirus ha agito come una sorta di pozione della verità, di quelle che a volte si trovano nei fantasy. Ha mostrato molte persone come sono davvero, e spesso ciò che si è visto dietro alla maschera non era ciò che ci si aspettava. Specie nel caso di chi ci tiene ad apparire in un certo modo: in molti si è rivelata essere nient'altro che una facciata dietro cui nascondere i propri difetti.

Non che io giudichi così male queste persone (a parte nei casi più gravi e violenti, ovvio). Dopotutto, non ritengo di essere un gran esempio morale, con la mia misantropia: almeno però in questa pandemia ho scoperto che la mia non è minore rispetto a tante persone che passano per essere molto più amichevoli e simpatiche di me, che in certi casi mi battono in fatto di odio per gli altri.

Ma non sono queste le persone da criticare - non tutte, almeno. Il problema vero è chi, quando l'epidemia ha messo a fuoco il proprio difetto, non ha fatto nulla per risolverlo. Mettere a fuoco il problema è il primo passo per superarlo, ma io ho pochissime speranze che in molti riescano ad avere la forza di volontà e la capacità di autocritica necessaria per fare anche quelli successivi.

Forse qualcuno potrà farcela, ma la maggioranza no. E, come per tanti altre cose, l'epidemia di coronavirus è stata soltanto un'occasione persa, in cui tutti hanno guardato solo ai lati negativi e mai alle opportunità che poteva concedere. Un peccato, e non lo dico solo perché la vita di chi non ha autostima, o infrange le leggi, o si sente in diritto di mettere le mani addosso a qualcuno non dev'essere bella. Certi guai affliggono tutta la società: una società che, se non fosse per questi problemi e per chi non cerca neppure di risolverli, non sarebbe così malata com'è.

La domanda: anche tu hai visto alcuni mostrare il proprio vero lato, durante questa epidemia? E in generale, come hai visto cambiare le persone durante il coronavirus?

4 commenti:

  1. Dal punto di vista delle mie conoscenze, in generale tutti si sono adattati alla nuova situazione, reagendo bene (alcuni un po' meno ma non troppo) e mostrando un ottimo spirito di adattamento e collaborazione.
    Mi fanno invece imbestialire le scene di gente che si crede invulnerabile e che - proprio per questo contribuisco alla diffusione della malattia.

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    1. Sì, quelli che vanno in giro a spargere germi danno sui nervi anche a me :/ . Comunque, io non ho visto questa capacità di adattamento, ma magari sbaglio io: dopotutto le conoscenze sono sempre una "bolla", un campione di popolazione che non è detto sia rappresentativo :) .

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  2. Bella la metafora del vaso di Pandora.
    Riflessione interessante, grazie.

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