martedì 9 giugno 2020

Salute precaria

Ti ricordi quando, giusto qualche settimana fa, ti raccontavo di come, finiti i miei impegni per il lancio del nuovo Heavy Metal Heaven, mi sarei dedicato con più energia a Hand of Doom? Mentre scrivevo quelle parole, era proprio quello il mio sincero intento: un intento che ancor oggi spero, in parte, di poter rispettare. Anche se nelle ultime settimane è diventato molto difficile.

Stavolta non mi manca il tempo, come è accaduto diverse volte in passato, e neppure le energie: almeno in potenziale, ne avrei a sufficienza di entrambe. Purtroppo, però, al momento non riesco a sfruttarle. La ragione? Come forse è ovvio, visto che me ne sono già lamentato in precedenza, è il mio stato di salute. Che nelle ultime settimane si è fatto ancor più precario.

No, il coronavirus non c'entra col mio stare male. O almeno,
la mia dottoressa dice così (e io spero che abbia ragione!).
Oltre alla cervicale, di cui ho già avuto modo di raccontare in passato, il mio problema principale al momento si chiama bronchite. Non so se sia la stessa di cui ho raccontato qualche mese fa, e che sembrava passata all'epoca: se lo è, comunque, è tornata. E dà ancora più fastidio che nello scorso inverno.

Giusto per dire, la scorsa volta non ho mai provato la sensazione che, a livello medico, si chiama "fame d'aria". Come dice il nome stesso, si tratta di una condizione in cui ti senti quasi soffocare: il fatto che poi in realtà riesci a respirare non la rende meno sgradevole. Ma almeno, sto meglio ora di quando capitava le prime volte, in cui temevo di avere qualcosa di più grave.

Tuttavia, non è questo il sintomo peggiore: soprattutto, questa malattia - ma potrebbero essere anche i farmaci che assumo per contrastarla - sta pregiudicando la mia lucidità mentale. E, di conseguenza, va a colpire la mia capacità di lavorare. Negli ultimi giorni, per dire, ho fatto davvero fatica a scrivere le mie recensioni, a portare avanti l'attuale romanzo, e a volte persino a seguire le storie dei telefilm e del libro che sto leggendo.

Anche questo post, lo ammetto, è stato uno sforzo. Non troppo duro, è vero: raccontare soltanto come mi sento è molto più facile che argomentare su qualcosa di più specifico. In condizioni normali, però, scrivere le stesse parole sarebbe stato un lavoro elementare per me. Mentre così non è stato difficile, ma neppure semplicissimo.

Inutile dire che, per me, si tratta di un bel problema. Qualcuno potrebbe anche non capirlo, e da un certo punto di vista so benissimo quanto sono assurdo. Di sicuro, staccare da tutto e prendermi un periodo di assoluto riposo sarebbe la cosa migliore per il mio fisico: tuttavia, è qualcosa che non potrei fare a cuor leggero. Ci sono articoli programmati che nessuno realizzerebbe al posto mio, e anche il mio romanzo non si scrive da solo: per questo, l'idea di mettermi a riposo totale mi è insopportabile.

Forse sono uno di quelli che gli anglosassoni chiamano "workaholic", ossia un "drogato di lavoro", che non sa vivere senza ciò che fa. O forse, sono soltanto un perfezionista che vuole fare le cose bene e sentirsi soddisfatto di ciò che fa giorno per giorno. Fatto sta che per la mia mentalità rilassarmi, o peggio mettermi a letto è impossibile. Al massimo ci riesce l'influenza, ma solo perché mi fa stare troppo male per star seduto, ben più di quanto stia ora (e comunque anche quando ce l'ho, ogni tanto mi piazzo lo stesso al computer).

Senza voler fare quello che si vanta delle cose negative, credo di poter affermare con cautela che per me stare male sia peggio che per le persone "normali" (ammesso si possa definire qualcuno così). Ed essere debilitato nel fisico quanto nelle capacità mentali è ancor più deleterio. Poi certo: come sempre, non voglio lamentarmi. Rimango anzi ottimista e guardo avanti, verso la guarigione, anche se so che la riabilitazione sarà lunga, come mi è già stato spiegato dalla mia dottoressa.

Non nego però di star vivendo, al momento, un periodo abbastanza complicato. Un periodo, in particolare, in cui devo faticare molto per raggiungere risultati che una volta erano semplici. Certo, niente che io non possa sopportare: del resto, non posso far altro che sopportare, arrabbiarmi non mi farà guarire più in fretta. Ciò non toglie però al momento mi sento davvero stanco e irritato: possibile che la mia salute debba essere sempre precaria?

La domanda: pensi che dovrei essere a letto in questo momento, invece che al computer a scrivere? Ma soprattutto: anche a te sono capitati periodi poco felici a livello di salute, che hanno interrotto i tuoi progetti o almeno ti abbiano limitato nel portarli avanti?

4 commenti:

  1. Mi dispiace molto per tutto ciò, spero di tutto cuore che la situazione migliori. Penso che dovresti fare ciò che senti, se hai bisogno di portare avanti le tue attività, è giusto non mettersi a letto. Ma ascolta anche il corpo, che ha le sue esigenze.

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    1. Grazie per l'augurio di stare bene. Spero anche io che passi il più presto possibile e che questo corpo smetta, in effetti, di avere tutte queste esigenze così fastidiose ^^'.

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  2. Non ricordo periodi particolarmente pesanti dal punto di vista salute, ma giorni pesanti sì. A volte anche malanni di poco conto riescono a debilitare molto. Io cercherei di assecondare il corpo, se fossi in te, ancora più dei consigli del medico. Ti faccio tutti i miei auguri.

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    1. A me invece non va di assecondare il corpo: dovrei rinunciare a troppe cose, dopo le tante a cui già sono stato costretto a rinunciare, sempre per malanni vari, negli ultimi anni. Comunque, grazie per l'augurio :) .

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