martedì 7 aprile 2020

Il problema è il sistema

In queste settimane di emergenza coronavirus, si è discusso molto sulla quarantena attuata in Italia (e non solo) per risolverla. Le idee espresse in merito sono state innumerevoli, ma le posizioni principali che ho sentito sostenere sono due: a grandi linee, da una parte c'è chi vorrebbe un lockdown anche più stretto, o comunque confermare quello già in atto fino alla fine dell'epidemia. E chi invece, dall'altra parte, spinge per un allentamento che conduca, nei minori tempi possibili, a un ritorno alla normalità.

Spesso, chi sostiene quest'ultima posizione non lo fa per una questione di libertà, o per il logorio di star chiusi in casa: di solito anzi i suoi motivi sono di natura economica. Sono preoccupazioni che posso capire, visto che in passato anch'io sono stato un piccolo imprenditore, e sarebbe stato deleterio questo periodo se lo fossi stato ancora. Dall'altro lato, però, sono argomenti con cui mi sento di dissentire a livello morale, filosofico.

Soldi: dovrebbero essere solo un mezzo per raggiungere la
felicità, invece sono i veri padroni del mondo.
Non dico che l'economia di oggi, con tutti i suoi annessi (consumismo, abbondanza, benessere), sia in tutto e per tutto un male, come fanno alcuni; di certo, non mi piacerebbe un ritorno a un passato in cui quasi tutti erano poveri. Tuttavia, trovo che l'economia moderna sia penetrata troppo nella nostra società, rendendola quasi sua schiava.

Se il coronavirus ha avuto un merito, è stato quello di evidenziare bene questo fatto. Ha scoperchiato, in particolare, una società assurda e malfunzionante, oltre che disumana. Esagero? Allora dimmi come può essere definito altrimenti un sistema che ti dà solo due scelte: sfidare l'epidemia e rischiare di morire a causa del virus, oppure non farlo, rimanere a casa e rischiare di morire di fame.

Se tutto funzionasse a dovere, ci sarebbe una terza via, in cui tu possa rimanere isolato per contrastare l'epidemia senza che questo condizioni la tua vita, presente e futura. Ma visto che così non è, ci sono tante, tantissime persone che soffrono quest'emergenza in maniera incredibile. E la colpa non è del coronavirus: un'epidemia può capitare, come possono capitare altre calamità a cui la società non saprebbe rispondere in maniera efficace e positiva per tutti.

Ecco perché sono convinto che la cosa di cui c'è più bisogno nella società di oggi è un cambiamento:  di valori, di priorità, di paradigmi, e soprattutto a livello economico, nel nostro selvaggio capitalismo. Per quanto mi riguarda, è una necessità che era evidente già da parecchio prima che arrivasse il coronavirus; tuttavia, ora è diventato un fatto davanti agli occhi di tutti.

Qualcuno può pensare che sia un discorso anarchico, forse persino comunista. Per quanto mi riguarda però non è una battaglia politica, ma una di civiltà, che non dovrebbe avere colori: una battaglia per creare un mondo in cui ogni persona dovrebbe essere messa in condizioni di vivere bene. E in cui ci sia un'equità effettiva, invece della fittizia uguaglianza propagandata a parole mentre nel mondo non fanno che esserci disuguaglianze. No, sostenere questo non è comunismo, ma empatia e buonsenso.

Mi piacerebbe che questa empatia e questo buonsenso possano avere la meglio, magari grazie proprio a quest'esperienza con la quarantena. Ma non sono molto ottimista in merito: non credo che la società ne avrà giovamento. Quanto usciremo dal coronavirus, credo che i problemi del sistema non spariranno: anzi, la quarantena già sta creando più disuguaglianze, e lo farà ancora di più nei prossimi mesi. Quindi, semmai l'ingiustizia della società si accentuerà ancor di più.

Per quanto mi riguarda, è un futuro molto triste, ma anche molto  plausibile. Come dico sempre, è importante sfruttare i propri errori come occasione di crescita: io lo faccio, e così credo anche molte altre persone là fuori. Tuttavia, la società in generale non riesce a farlo: non so se in passato fosse diverso, ma da quando mi ricordo è così.

Purtroppo, senza imparare dai propri errori si è condannati a ripeterli: se lo fa una persona singola, magari può vivere male o addirittura morirne. Tragico, senza dubbio, ma non quanto una società che faccio lo stesso, gettandosi nel baratro e trascinandosi dietro anche le sue parti sane. Perché di parti sane ce ne sono: la nostra società occidentale ha creato anche arte, scienza, benessere e libertà. Sarà mica il caso di impedire all'economia selvaggia di rovinare quanto di buono l'uomo è riuscito a creare fin'ora, o no?

La domanda: anche tu pensi che il nostro sistema economico sia un problema ben peggiore del coronavirus?

2 commenti:

  1. Ciao. Sono completamente d'accordo con te. Sono però convinta che, finita l'emergenza, si farà di tutto per riportare le cose alla "normalità" - chiamiamola così. In un piccolo angolo dentro di me c'è la speranza che tutto questa ci possa rendere migliori, ma non oso cedere all'ottimismo. Anzi, proprio per la crisi economica che si prospetta all'orizzonte ho il timore che le cose andranno anche peggio. Del resto la guerra fra poveri c'era già, molta gente non riesce ad andare più in là di quella e non cerca soluzioni alternative.

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    1. Sono d'accordo in tutto e per tutto. Come accennavo anche qua sopra, anche io credo che le persone e la società in generale non usciranno da questa crisi migliori, più forti, ma con le ossa rotte.

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