martedì 19 maggio 2020

La finta liberazione

Come di sicuro sai, ieri, 18 maggio, la quarantena è ufficialmente finita. Ci sono ancora dei limiti da non valicare e delle misure di sicurezza, ma almeno si può uscire di casa e girare in tutta la propria regione. Un traguardo che molte persone - anzi, diciamo pure quasi tutte - hanno accolto come una vera e propria liberazione.

Non lo nego: in parte è così anche per me. Non per nulla, oggi ho potuto usufruire del primo massaggio da mesi: visto che è l'unica cosa che fin'ora ha funzionato contro i miei problemi di cervicale, e che negli ultimi giorni sono stato davvero malissimo per questo, ben venga. Tuttavia, oltre a questo sollievo condiviso con gli altri, provo anche un po' di malinconia. Non tanto per il coronavirus in sé, quanto per la situazione in generale.

Lui non è cattivo, fa solo ciò che la biologia gli impone. Il
problema sono le persone: potrebbero fare di tutto con la
loro razionalità e invece si lasciano guidare da ciò che impone
loro la società, quasi fossero virus poco intelligenti anch'esse.
Sarà impopolare, ma voglio dirlo lo stesso, e senza giri di parole: questa epidemia è stata una tragedia, ma non tutto il male viene per nuocere. Ha anche portato diversi effetti positivi: effetti che ora sembra che possano sparire. Giusto per fare un esempio, l'ambiente ha beneficiato molto del coronavirus.

Con quasi tutti rinchiusi in casa, l'inquinamento dell'aria è crollato a picco: un beneficio che purtroppo non durerà. Ora tutti torneranno a muoversi, ad andare in giro e a bruciare di conseguenza, nella maggior parte dei casi, combustibili fossili. E visto che il trasporto pubblico, per ovvi motivi, perderà molta della sua capacità di smaltire il traffico automobilistico, ci sarà con ogni probabilità un rimbalzo che porterà la situazione a livelli peggiori di prima.

Ma non è il solo caso. Credo che tanti altri di questi effetti positivi dell'epidemia possano essere cancellati a breve. Tuttavia, non è questo ciò per cui provo maggior nostalgia, quanto il fatto che il coronavirus è stata una grande occasione per poter cambiare le cose. Un'occasione che, mi pare chiaro, non è stata colta.

Come ho detto in più di un post, questa crisi ha evidenziato bene come la nostra società sia estremamente ingiusta e incapace di funzionare per la felicità di tutti. Non credo di doverti spiegare il perché: la povertà che il semplice fatto di dover stare chiuso in casa per un po' ha portato dovrebbe essere già sufficiente. Come lo è, del resto, la scelta terribile in cui molti si sono trovati: rischiare di morire di coronavirus, o rischiare di morire di fame.

Sono fatti davanti agli occhi di tutti, ma la maggior parte di essi non hanno reagito nella giusta maniera. A parte qualche voce nel deserto, non ho visto altri suggerire che ci sia bisogno di un ripensamento radicale del sistema. Tutti invece a chiedere cose molto più semplici e "di pancia", come riaprire subito le attività (e chi se ne importa se poi la gente muore di coronavirus).

Da un certo punto di vista è anche comprensibile: visto che questa società ti fa credere di essere l'unico sistema possibile, è difficile uscire dal suo indottrinamento. Tuttavia, se questa illusione mostra delle crepe così grandi che al di là la realtà è evidente - in questo caso, che l'inumanità del sistema - allora non hai molte scuse. Se dai la colpa alle crepe invece che a chi ti prende in giro, avrai pure la sindrome di Stoccolma, ma per me la colpa è tua.

Insomma, il coronavirus non è servito a niente. Poteva essere una grande occasione per migliorarci, sia come singole persone che come società: dopotutto, qualsiasi crisi può essere un'occasione di apprendimento e progresso. Ma non è andata così, anzi, la maggior parte delle persone credo che sia diventata ancor più menefreghista ed egocentrica: se prima dell'emergenza un cambiamento positivo era poco probabile, ora lo è anche meno.

Certo, sarà bello tornare a uscire; per me, sarà bello tornare a stare in maniera semi-decente, dopo esser stato in apnea per settimane con la cervicale. Tuttavia, non credo che sia una vera liberazione. Se fossimo liberi davvero, lo saremmo anche da un modello di società dannoso e tossico, un sistema opprimente che provoca, ha provocato e provocherà ancora sofferenze a non finire. No, non è vera libertà, questa.

La domanda: anche tu avevi almeno un lumicino di speranza che questa crisi si potesse uscire in maniera molto migliore?

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