giovedì 5 marzo 2020

"I testamenti": come coniugare commercialità e ispirazione

Nel post della scorsa settimana, se ricordi, ti raccontavo di come (almeno secondo me) un'opera creata con lo scopo esclusivo di vendere non debba essere per forza scadente o senz'anima. Era un post ponderato, sì, ma non è che ci ho pensato giorno e notte: credimi se ti dico che è solo una coincidenza se, in questo periodo, mi sono ritrovato a leggere un romanzo che conferma in pieno quella tesi. Parlo de I testamenti, di Margaret Atwood.

Recente seguito del suo acclamatissimo Il racconto dell'ancella, scritto negli anni ottanta, è un romanzo con un indubbio spirito commerciale. L'autrice canadese avrà avuto pure l'ispirazione dalla sua parte, non lo metto in dubbio; tuttavia, sono sicuro quasi al cento percento che avrà anche subito molte pressioni per scriverlo, visto il recente successo del primo libro e della serie televisiva che ne hanno tratto. Eppure, il risultato non è un libro insulso fatto solo per essere comprato da chi ha amato il primo; per fortuna, è invece tutto il contrario.

In primis, de I testamenti ho apprezzato molto lo stile, meno spigoloso e più leggibile rispetto a quello del precedente romanzo: ti attacca alla pagina e ti costringe a continuare a leggere - per dire, per finirlo io mi sono ritrovato a fare le due di notte. Ma ancora di meglio fa la trama in sé.

I testamenti intreccia le storie di tre donne (due giovani ragazze e l'anziana Zia Lydia, presente anche ne Il racconto dell'ancella) in una maniera davvero splendida. Ogni storia si compenetra con le altre in modo ben congegnato, e rende il tutto ancor più incalzante: hai sempre voglia di andare avanti, e scoprire come andrà a finire.

Certo, ogni tanto i colpi di scena sono un po' telefonati, ma non è un problema: in questo caso non danno fastidio, il romanzo risulta efficace lo stesso. Il suo vero punto di forza è infatti un altro: il realismo che riesce a creare. In particolare, la Atwood è bravissima a farci entrare nel suo mondo distopico: più che dei personaggi letterari, le sue tre protagoniste sembrano persone reali, come vero è l'ambiente in cui si muovono.

Non parliamo che, a differenza del "Racconto", questo seguito ha un finale vero e proprio: lascia qualche interrogativo in sospeso, ma almeno non sembra tagliato con l'accetta come l'altro, che dava l'idea che l'autrice non sapesse come continuare. E, peraltro, è un bel finale, come bella è l'atmosfera: al contrario della tristezza lancinante del precedente, questo romanzo è una storia di coraggio e forza di volontà. Un altro fattore che non ho potuto che apprezzare.

Sarà forse stato scritto (anche) per vendere libri, ma come dicevo nell'altro post questo fatto non vuol dire nulla: I testamenti è un libro molto ispirato e realizzato con maestria. Per quanto mi riguarda, è meglio, e di parecchio, anche del celebre predecessore, che a suo tempo avevo apprezzato ma mi aveva fatto storcere il naso per alcuni difetti. Insomma, sto parlando di uno dei romanzi di fantascienza più belli che io abbia letto nell'ultimo periodo - e non è poco!

2 commenti:

  1. Io ero stato molto telegrafico nella mia recensione, ma ovviamente sono d'accordo su tutto!

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