giovedì 21 novembre 2019

"Le cronache di Ambra" contro i pregiudizi sul fantasy

Lo raccontavo giusto nello scorso post: tra le varie correnti della letteratura, il fantasy è quella più bistrattata, almeno in Italia. Per sminuirlo, lo si bolla a volte come infantile, e non solo: in generale, viene considerato un genere poco serio, adatto a un ristretto numero di individui strani e forse anche un po' perversi. Ma come spesso succede, la verità è molto lontana dai pregiudizi.

Nel corso degli anni, ho letto tanti libri che lo dimostrano: l'ultimo caso è stato quello del primo ciclo delle Cronache di Ambra (il secondo ancora mi manca), di Roger Zelazny. Scritto negli anni settanta, rivela un'originalità molto più spinta di tante opere derivative degli ultimi anni con gli stessi cliché derivati da Tolkien (l'elfo etereo e saccente, il nano burbero, il mondo pseudo-medioevale, e così via). Ma soprattutto, parliamo di un'opera adulta e profonda.

Non è questa l'edizione in cui l'ho letta,
ma... il primo ciclo è formato lo stesso
proprio da questi cinque libri!
Per quanto riguarda il primo pregio, il punto di forza assoluto dell'opera di Zelazny è senza dubbio l'ambientazione. Non è un solo mondo fantasy, ma una sorta di multiverso, delineato però in maniera più magica che fantascientifica. Una realtà al centro di cui c'è Ambra, la città primigenia che proietta intorno a se le Ombre: tra l'altro, anche la nostra Terra non sarebbe altro che un'Ombra di Ambra.

Il protagonista, Corwin di Ambra - uno dei figli di Oberon, re della città - attraversa parecchie di queste ombre durante la narrazione, grazie al potere della sua stirpe. I principi e le principesse come lui sono infatti capaci di viaggiare tra i milioni di mondi nell'Ombra, o persino inventarne di propri, oltre a essere super forti, super resistenti e a godere di una lunghissima vita.

Questa ambientazione così espansa, con diversi modi di connettere i mondi spesso tortuosi già basterebbe per rendere le cronache di Ambra interessanti. Ma l'autore americano fa un passo in avanti ulteriore, rendendo le sue trame intricate e complesse. Il che è parte del secondo pregio della sua saga, quello di presentare temi e situazioni rivolti molto più a un pubblico adulto che a uno anche solo adolescente.

Non ci sono scene di sesso, questo no, e anche la violenza spesso non è troppo spinta. Tuttavia, per esempio Zelazny tira fuori spesso dei temi filosofici anche elevati, a volte solo accennati ma altrove anche discussi dai vari personaggi. Ma soprattutto, sia Corwin che i suoi fratelli, gli altri principi di Ambra, sono i protagonisti di intrighi, giochi di potere, meschinità a non finire tra di loro. E anche intrecci complessi da seguire, degni quasi di un giallo cervellotico ma molto affascinanti.

Non è una saga perfetta, questo no: Zelazny a volte esagera nel cercare di dare colore al suo mondo, e il risultato sono momenti caotici, di difficile comprensione. Succede in particolare nell'ultimo libro, che infatti mi è piaciuto meno rispetto agli altri: anche in questo caso però l'ho trovato valido, e non vedo l'ora di poter leggere anche il secondo ciclo, che chiude la storia. Perché non è stata solo una bellissima lettura, ma anche una saga di raro spessore, oltre che originale e maturo: alla faccia di chi crede che il fantasy sia infantile oppure letteratura di serie Z!

2 commenti:

  1. Prendo nota del titolo, visto che non ho letto niente di questo autore. In Italia l'idea che si ha del fantasy si nota anche nei doppiaggi o negli audiolibri: quello che in inglese viene recitato con serietà, a volte solennità, in italiano è reso con toni esagerati, adatti (forse) alle favolette per bambini. Questo fatto mi disturba parecchio, infatti scelgo l'inglese ogni volta che mi è possibile.

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    1. Idem: non sono un fruitore di audiolibri, mentre i doppiaggi... se posso, negli ultimi anni ho virato molto sulla lingua originale sottotitolata rispetto al doppiato. Certo, a volte gli strafalcioni capitano anche nei sottotitoli, se non sono fatti a dovere; tuttavia, anche così spesso rimangono meglio dei dialoghi adattati in maniera poco felice (per usare un eufemismo) nel doppiaggio :) .

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