martedì 27 novembre 2018

8 pensieri di cui liberarti per scrivere meglio

Se anche tu hai svolto in maniera continuativa una qualsiasi attività in ambito creativo o artistico, sai bene che giudicare sé stessi  non è semplice. Ancora meno lo è capire il valore di una qualsiasi propria opera: essendo un parto della tua mente, il tuo giudizio è per forza il più soggettivo possibile, ed essere obiettivi è difficilissimo.

Quando, nella propria carriera artistica, uno si accorge di questo fatto, spesso reagisce sviluppando ansie e paure: paura per esempio di non essere bravo, o che semplicemente ciò che si sta realizzando non è all'altezza. Si tratta di qualcosa di comprensibile: dopotutto ogni arte creativa è anche un po' una forma di introspezione, e mette in campo quasi sempre una parte dell'anima dell'autore. Ma è anche una mentalità che, portata all'estremo, può causare danni. Specie se l'arte che affronti è la scrittura.

Non metterti al computer con lo stesso approccio di questo bel
micione: quando scrivi, è importante essere sereno!
Non parlo in teoria o per sentito dire: ho provato sulla mia pelle ciò di cui sto parlando. Per anni, io stesso non ho fatto altro che avere tante, troppe ansie: il risultato è che la mia scrittura non ha visto alcun risultato. Lo testimoniano, se non altro, i tanti tentativi di romanzo poi lasciati a metà: senza dubbio, è colpa anche di dubbi e angosce.

Poi però le cose sono cambiate. Grazie alla mia nuova mentalità positiva (sì, lo so, ne ho parlato millemila volte, ma che posso farci?) sono riuscito a lasciare da parte molti di questi limiti mentali. E i risultati si sono visti: in questo 2018, di romanzi ne ho scritti altri due, e proprio in questi giorni sto ripartendo col terzo.

Ho già raccontato in un post di qualche mese fa come ho rivoluzionato il mio metodo di lavoro per riuscire a scrivere più veloce. Ma non è cambiato solo questo: ho anche modificato il mio approccio in generale con la scrittura. Che ora non è più fatto di mille ansie, paure e scarsa autostima: ora è più rilassato e focalizzato. E il risultato non è solo che scrivo di più: sono sicuro che anche la qualità della mia scrittura ne abbia beneficiato.

In generale, scrivere in uno stato di angoscia è deleterio sotto molti punti di vista. Non solo porta a erodere, prima o poi, l'entusiasmo che hai quando cominci una nuova opera; soprattutto, ti impedisce di concentrarti sulla storia stessa, di compiere le scelte migliori, di avere il coraggio di osare. Per questo, sono convinto che uno dei migliori passi per chiunque scriva sia di trovare la giusta serenità e di sconfiggere le ansie che possono turbarla.

A questo punto, tu potrai dire: la fai facile, dicendo così, ma in realtà non lo è per nulla. In realtà, so benissimo quanto è difficile: lo è stato anche per me, che sono stato guidato su questo percorso di "guarigione". Ed è proprio per questo che, oggi, ho cercato di individuare i principali fardelli di cui uno scrittore si deve liberare: parlarne in maniera esplicita se non altro fa sempre bene. Ecco perciò gli otto pensieri che devi eliminare per non rovinare la tua scrittura e le tue storie.
  • Come pubblicare: se hai appena concluso un romanzo (ma anche un racconto) è un dilemma che senza dubbio devi porti. Si sa che non tutte le case editrici sono serie, come è noto che per riuscire a fare qualcosa con l'autopubblicazione ci vogliono tanti sforzi (o tanti soldi): in ogni caso, rischi di buttare via la tua storia, quindi il problema è serio. Ma appunto, devi affrontarlo quando hai finito: perché pensarci mentre stai scrivendo l'opera in questione? Questo è un limite che prima di cambiare mentalità mi frenava sempre: l'ansia del "tanto nessuna casa editrice me lo prenderà, e con il self non sono capace" mi ha portato a volte persino a pensare di smettere di scrivere. Ora invece è un pensiero che ho cancellato: mentre scrivo non mi tocca più. E per quanto riguarda i romanzi già pronti... anche lì, affronto la questione con più serenità e razionalità, invece che con paura!
  • Se piacerai: scusa se te lo dico, ma questa è una paura irrazionale al massimo. Il fatto che non piacerai non è un'eventualità, ma una certezza: questo perché anche i capolavori più grandi e acclamati della letteratura hanno i loro detrattori. E non ti devi preoccupare nemmeno se i giudizi negativi sono bizzarri: per esempio, a me una volta capitò una persona che stroncò un mio racconto perché c'erano troppi dialoghi, e a lei piacevano le storie senza (quali? dove si sono mai viste?). Dovrei dar davvero peso a una critica del genere? Ovviamente no: infatti io all'epoca mi ci feci una risata. Ecco perché ti consiglio, mentre scrivi - ma anche mentre non lo fai - di non pensare a come la tua storia sarà valutata dai lettori. Qualcuno a cui non piacerà lo troverai sempre sul tuo cammino, l'importante è che tu dia il meglio in modo che i giudizi negativi siano una minoranza rispetto a quelli positivi. E se poi succede il contrario? Beh, può comunque essere uno stimolo per fare di meglio la prossima volta, magari servendosti anche delle critiche più costruttive. 
  • La lunghezza: il tuo romanzo sta venendo troppo lungo? O troppo corto, tanto da essere quasi più un racconto lungo che un romanzo? Non vedo perché preoccuparsi! Personalmente, io non sono stato mai toccato da questa ansia, ma ho letto di alcuni a cui è capitato. Può anche aver senso se vuoi partecipare a un concorso con un limite di battute o di parole; in tutti gli altri casi, però, è una paura abbastanza vuota. Perché passando da scrittore a lettore, io non ho mai giudicato un libro dal suo spessore, o dal numero di pagine. Ho letto libri brevi come anche mattoni da mille e più pagine, e spesso tendo ad alternare libri lunghi e corti. Magari qualche lettore che invece preferisce la narrativa più breve c'è, ma la cosa non ti dovrebbe angosciare. Come ho già detto al punto precedente, non si può piacere a tutti. E se le mie storie di fantascienza non piaceranno mai a chi legge solo libri mainstream, tu puoi metterti il cuore in pace: se qualche lettore è pigro e quindi incompatibile col tuo libro di mille pagine, ne troverai altri che apprezzeranno!
  • La paura di osare: questa ce l'ho avuta giusto all'inizio della mia carriera letteraria, per poi togliermela rapidamente. In giro però mi è capitato di leggere che molti scrittori hanno problemi per esempio con le scene di sesso o con le parolacce. Da un certo punto posso anche comprenderlo, ma sono convinto che uno scrittore valido debba saper descrivere qualsiasi cosa, per quanto estrema,  e saper spezzare ogni tabù. Se non altro, basta essere consapevoli che, per esempio, certi argomenti proibiti creano più attenzione nel pubblico; oppure, che in una storia ambientata nel mondo "della strada" un mucchio di parolacce non rende il tutto più volgare ma solo più realistico. Certo, uno deve anche stare attento a non essere troppo spavaldo e a non esagerare - a meno che non lo faccia con una precisa volontà, e anche con la consapevolezza che certe storie estreme piacciono solo a un ristretto pubblico. Ma è solo un caso particolare: in generale, nessuna scena è troppo forte, quindi non aver paura di osare!
  • La perfezione a tutti i costi: "ogni prima stesura è merda" non sono stato io a dirlo, ma un certo Ernest Hemingway. Forse è un po' esagerata come idea, ma contiene anche un grande fondo di verità: per quanto tu possa lottare, la prima versione del tuo romanzo avrà comunque i suoi difetti, è inevitabile: per esempio, i due che ho scritto ne hanno a bizzeffe. Questo perché un romanzo non è come un quadro o una canzone, di cui un artista da solo può avere una visione completa e correggere gli eventuali problemi oggettivi: ampio com'è, con le sue migliaia di parole, è impossibile che qualcosa non ti sfugga. E non è un caso se tutti i romanzi pubblicati sono passati prima sotto le mani di un editor: una persona imparziale che ti aiuti a sistemare ogni dettaglio è fondamentale nella scrittura, specie se "lunga". Anche per questo, credo che volere la perfezione alla prima stesura è, tra tutti, il fardello peggiore, quello che devi levarti a tutti i costi. Se non altro, perché una prima stesura completa, per quanto difettosa, può essere corretta e diventare un grande libro. Ma se ti fai frenare dall'ansia della perfezione e alla fine non riesci a completare il romanzo, il frammento che ne risulterà non sarà mai pubblicabile. Tutto qui. 
  • Non riuscire a fare come previsto: è un problema simile al precedente, ma questo può capitare non solo per il romanzo in generale, ma anche per una qualsiasi scena. Ammetto che ogni tanto mi capiti ancora oggi, per qualche scena che viene troppo lenta, o troppo raccontata, o comunque non come voglio io. Ma quando accade non mi lascio abbattere e tiro avanti: come ho già detto prima, c'è sempre la revisione per correggere i problemi. E, del resto, quasi tutti i difetti di un libro sono risolvibili: forse fanno eccezione solo gli obbrobri che scrivono certi autori alle prime armi - o peggio, incapaci. Ma se scrivi e hai dei dubbi su te stesso, allora puoi stare tranquillo: quasi di sicuro non lo sei, visto che gli unici sicuri di sé stessi sono proprio gli incapaci, come ci insegna l'effetto Dunning-Kruger. E allora non hai motivo di preoccuparti: scrivi e vai avanti, ci sarà tempo alla fine per correggere ogni cosa!
  • Non essere all'altezza: questa è una paura che capisco benissimo, visto che per gran parte della mia carriera letteraria ce l'ho avuta, per colpa della mia passata scarsa autostima. Ma, se ci rifletti, è un timore senza senso: innanzitutto, all'altezza di chi dovresti essere? All'altezza di uno Stephen King, magari? Con ogni probabilità non lo sei ed è difficile che lo diventerai mai, ma ciò non toglie che c'è solo un metodo per riuscirci: impegnarsi con costanza e dedizione assoluta, mentre ripetersi semplicemente "non sono all'altezza" non porta da nessuna parte. E poi, uno non deve per forza essere all'altezza di un premio Nobel per la letteratura per essere un buono scrittore, o anche ottimo: per dire, ne conosco moltissimi. Quindi non chiederti se vali abbastanza: sei alla tua, di altezza, e  puoi o accettarlo oppure impegnarti per migliorare. E poi se non altro considera che se conosci la grammatica e hai una minima infarinatura di base delle regole della scrittura creativa, sei già meglio del novanta percento degli autori autopubblicati su forum o Amazon. Mica un fatto da poco!
  • La paura di sbagliare qualcosa: forse è la maestra di tutte le ansie, visto che riassume buona parte dei concetti espressi qua sopra. Ed ecco perché è l'obiettivo contro cui devi puntare tutte le tue forze! Di fatto, c'è un solo modo per non sbagliare, ed è non fare nulla (ma forse sbagli anche in questo): se invece fai qualcosa, è normale che incappi in errori, e questo di per sé non dice nulla su di te. Giusto per fare un esempio calcistico: di sicuro, Cristiano Ronaldo ha sbagliato migliaia di gol più di me, eppure lui è un grande campione e io non granché come calciatore. Lo stesso vale per la scrittura: le mie prime stesure sono zeppe di errori, anche banali, di battitura, ma a volte ci sono anche problemi, banalità ed elementi rivedibili nelle trame, o nello sviluppo dei personaggi. Ma come detto sono tutti problemi correggibili, quindi non vedo perché dovrei angosciarmi: piuttosto, accetto questa possibilità con spirito sereno. Ecco quindi che, se vuoi diventare un grande scrittore, devi scrivere senza questa paura. E se poi sbagli e te ne accorgi, avrai imparato una lezione: in futuro non farai più lo stesso errore e la tua scrittura ne beneficerà. Perché è anche così che si cresce!
La domanda: quali di questi pensieri negativi affligge di più la tua scrittura - se ce ne sono che ti affliggono? E ci sono altre paure che ho dimenticato?

2 commenti:

  1. Tempo fa ho parlato delle mie ansie da pubblicazione sul blog. Il bello è che ormai tutti i timori che avevo elencato in un modo o nell'altro si sono concretizzati, quindi di fatto è come averli affrontati e superati. Erano soprattutto ansie collegate con il dare il pasto la storia ai lettori, mentre i timori legati alla scrittura in sé li sto superando in maniera diversa. Essere più sicuri di sé e della propria scrittura è fondamentale, altrimenti si rischia davvero di restare paralizzati. Quindi sono pianamente d'accordo con te, i pensieri negativi vanno banditi.

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    1. Come ho accennato nel post, trovo che le ansie da pubblicazione sono in qualche modo più comprensibili di quelle da scrittura: se la cosa non dipende da te, ma anche da fattori esterni e dal pubblico, ci sono meno certezze. Mentre l'atto stesso di scrivere è una cosa personale: dipende solo da te stesso, quindi hai più controllo e ha poco senso angosciarsi :) .

      Comunque, è un bene che stai diventando più sicura di te e stai sconfiggendo quelle paure. Di sicuro la tua scrittura ne beneficerà ^_^ .

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