martedì 13 novembre 2018

Videogame e pregiudizi

Forse lo avrai letto altrove - o forse no, visto che la notizia non è girata molto: la scorsa settimana Carlo Calenda, esponente politico del PD ed ex-ministro, ha portato avanti per alcuni giorni una campagna su Twitter. Di norma non ne parlerei, visto che ho escluso la politica da Hand of Doom: neanche stavolta, in effetti, mi sbilancio sul personaggio o sul suo partito. Ma in questo caso non posso astenermi dal dire che Calenda ha scritto delle solenni stronzate scempiaggini, che ho trovato molto fastidiose. Del resto mi toccano da vicino, visto che il bersaglio della sua campagna sono i videogame.

Le sue affermazioni mi hanno irritato, ma non stupito: sono le ultime di una lunga serie che va avanti da decenni. Da chi addita i videogiochi come la fonte di tutti i mali (droga, perdizione, alienazione e tanto altro) a chi addirittura li accusa di essere alla radice di alcune stragi nelle scuole, questo genere di intrattenimento ha sempre avuto una cattiva fama. Sbagliata, ovviamente.

Uno dei tweet incriminati
Forse sarò di parte, in quanto videogiocatore abituale: almeno un po' mi capita di giocare tutti i giorni. Ma è proprio per questa conoscenza che posso testimoniare come tutti i presunti effetti negativi citati da Calenda siano falsità o al massimo approssimazioni.

Per esempio, grossolana è la sua affermazione secondo cui sono i videogame impediscono di socializzare. Non è vero in tutti i casi, anzi spesso anzi si può giocare insieme, e passare così dei gran bei momenti in compagnia. Lo affermo perché ne ho esperienza diretta, visto che a me capita spesso di videogiocare con Monica e mi diverto moltissimo a farlo.

Magari uno può pensare invece a quelli che non hanno vita sociale e passano la vita davanti ai videogame. Ma anche in quel caso, non sono certo i videogame la causa: semmai, sono la conseguenza. Con ogni probabilità, parliamo di persone che non riescono a stringere amicizie, magari per timidezza o per un carattere introverso (anche qui, so benissimo di cosa sto parlando): per questo, invece di uscire, giocano. E dubito che il loro carattere derivi direttamente dai videogiochi: per esperienza, a renderti introverso sono le esperienze negative con gli altri, piuttosto.

Insomma, quelli dell'ex ministro non sono altro che pregiudizi: pregiudizi da parte di una persona che semplicemente non conosce il mondo videoludico. Chi invece lo conosce, anche non in maniera approfondita (come me, che non sono un videogiocatore "forte") sa bene invece che i videogiochi in sé non sono nemmeno alla lontana il mostro che alcuni vogliono dipingere. Al contrario, possono avere addirittura lati positivi: per quanto mi riguarda, ne trovo almeno due.

Il primo è che possono essere un grande sfogo per le piccole frustrazioni che capitano ogni giorno. Questo vale in particolare per categorie di giochi come picchiaduro, sparatutto, azione, ma anche gli altri possono servire allo scopo: alla fine basta che il gioco ti piaccia, e il risultato sarà che ti rilasserai, e lascerai da parte problemi e arrabbiature, almeno per un po'. Alla faccia di chi dice che i videogiochi violenti causano sparatorie. Io sparerei a qualcuno solo se mi impedisse di giocare (scherzo... forse)!

Il secondo lato positivo però è ancora migliore: i videogiochi possono aiutare il ragionamento, e persino l'apprendimento. Per il primo, penso per esempio alla versione online di Scrabble, che mi aiuta anche come scrittore: non solo tengo il cervello attivo lavorando ai suoi anagrammi, ma giocarci ogni giorno rinfresca costantemente il mio vocabolario. Peraltro, anche i rompicapo e i giochi di strategia possono aiutarti a sviluppare il pensiero laterale e a potenziare le tue capacità logiche. Tutti pregi che possono servirti anche al di fuori del videogame.

Anche il secondo effetto però è notevole. E no, non sto parlando il fatto che conosco a memoria il nome e il tipo di ognuno degli oltre ottocento Pokémon fin'ora creati nelle sette generazioni dei videogiochi  (seppur anche questo aiuti a tenere la memoria allenata). No, sto parlando del vero apprendimento: sono sicuro per esempio che la mia passione per la storia derivi anche da videogiochi ambientati nel medioevo come l'epico Age of Empires II, che ho giocato per migliaia di ore da giovane.

Non parliamo poi della letteratura: qui ho un aneddoto speciale da raccontare, legato proprio a un videogioco. Erano i primi anni duemila, e del Signore degli Anelli all'epoca avevo visto solo i primi film: mi erano piaciuti, perciò mi ero comprato un videogioco (non legato al film) sulla saga. Ma a un certo punto mi sono bloccato nell'avanzare della storia: mi ritrovavo intrappolato dal Vecchio Uomo Salice  (che non c'è nel film) e non riuscivo a capire come sconfiggerlo.

A quel punto ebbi un'idea (forse un po' scema, ma all'epoca ero adolescente, dopotutto): perché non comprare il libro e scoprire lì il segreto per affrontarlo? È proprio questo che feci: scoprii così che avrei dovuto aspettare Tom Bombadil - che però non comparì mai nel videogioco. In questo il libro non mi aiutò per niente; in compenso lo lessi, e quello fu uno dei passi per trasformarmi da lettore occasionale a forte, e non solo. Di fatto, se oggi divoro romanzi a tutto spiano, amo il fantastico e scrivo, il merito è anche di un brutto videogioco di tanti anni fa!

Certo: con tutto questo discorso, non voglio dire che i videogiochi siano la miglior forma d'intrattenimento che ci sia. Hanno anche dei difetti: per esempio, possono farti male agli occhi se ci passi troppe ore davanti. Oppure puoi trovare videogiocatori fastidiosi, che si comportano male nei tuoi confronti quando giocate insieme. Ma questo testimonia soltantoche i videogiochi sono come tutte le tecnologie: sono neutri di per sé, e diventano positivi o negativi a seconda dell'uso che se ne fa.

Insomma, con buona pace di chi ha pregiudizi, i videogame non sono la fonte di tutti i mali. Che del resto non esiste: anche chi per esempio per spiegare le stragi addita il metal, l'hip hop o altre cause fantasiose, sbaglia a prescindere. Questo perché il mondo è così complesso che ogni fatto ha origini multiple, interconnesse, e puntare il dito contro qualcosa è sempre una semplificazione. Per questo, se uno vuole risolvere il problema, magari dovrebbe studiarlo e capirlo, invece di sparare frasi fatte e intraprendere una caccia alle streghe come quella dell'ex-ministro. Specie se contro i videogiochi o qualsiasi altra cosa simile che al massimo ha un'importanza marginale!

La domanda: cosa ne pensi dei videogiochi? Hai anche tu dei pregiudizi su di essi?

2 commenti:

  1. Non credo proprio di avere pregiudizi, dal momento che anch'io gioco con una certa regolarità e sono informata sull'argomento grazie a mio figlio. Che i videogiochi producano tutti i mali del mondo è una stupidaggine; anche l'idea che un gioco violento renda violenti è già stata smentita da diversi studi. Il problema che trovo nei videogiochi - e lo trovo guardando a me stessa per prima - è la loro capacità di inghiottirti e restituirti al mondo dopo delle ore. Quella del gioco è un'esperienza coinvolgente, che dà anche una certa assuefazione, perciò non è facile mantenere un equilibrio, ovvero impedire che il gioco si mangi altre occupazioni interessanti. Bene o male la giornata ha solo 24 ore! (Il Vecchio Uomo Salice mi ha fatta diventare verde, a suo tempo! Per fortuna in rete trovi i consigli di chi ha risolto, sennò sarei ancora lì sotto a prendere legnate.)

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    1. Sono d'accordo con te col fatto che i videogiochi possano dare una certa assuefazione: alcuni sono anche costruiti apposta per questo obiettivo. E so di gente che non fa altro che giocare, per ore e ore.

      Ma anche lì, il problema non credo sia dei videogiochi, quanto di come gestisci te stesso. Per esempio, gioco soltanto in dei limitati periodi di tempo, prestabiliti, durante il giorno: così mi godo al massimo l'esperienza di gioco, che non è mai "troppa", e non sforo nel tempo invece da dedicare ad altro. Con questo non voglio accusare chi invece sta sempre attaccato ai videogame: dico soltanto che a loro manca la consapevolezza che il tempo va gestito, se non lo si vuole perdere. E che ogni tanto ci vuole la forza di staccarsi dal gioco, per quanto coinvolgente possa essere :) .

      Comunque, anche io se mi bloccassi oggi in un videogioco farei come te. All'epoca però non sapevo ancora della presenza di soluzioni su internet. Dopotutto era oltre 10 anni fa: non solo ero più ingenuo, ma conoscevo meno internet - che del resto aveva una fama molto minore di oggi. Comunque, visto quello che ho raccontato, credo che sia andata benissimo anche così ^_^.

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