giovedì 30 novembre 2017

"Furore" e le storture di oggi

1939: in Italia Mussolini è al potere da quasi vent'anni. In Germania invece il suo alleato Hitler si sta preparando: il primo settembre invaderà la Polonia, dando il via alla Seconda Guerra Mondiale. Nel frattempo, in un'America per il momento poco attenta alle vicende europee, è l'anno di Via col Vento, uno dei film più visti nella storia del cinema.

Parliamo insomma di un'altra epoca, in fatto di eventi storici e di cultura: così a occhio può sembrare anche più lontana dei settantotto anni effettivi. Per questo, se dicessi che proprio nel 1939 è uscito un romanzo profetico, che descrive molto bene la realtà di oggi e ne denuncia le storture, sono certo che molti mi prenderebbero in giro. Eppure quel romanzo esiste davvero: è Furore di John Steinbeck.

A un lettore superficiale, quella dell'autore americano può sembrare semplicemente una storia figlia dei suoi tempi: la triste vicenda della famiglia Joad, impoverita in un momento di crisi economica e costretta a espatriare. Ma basta grattare poco per accorgersi di come quasi ogni vicenda nel romanzo può essere paragonata molto bene a ciò che accade oggi.

Per esempio il Dust Bowl, la serie di tempeste di polvere che causò una terribile carestia nelle grandi pianure degli Stati Uniti, può essere ben vista come l'analogo del riscaldamento globale. Che, come quel fenomeno negli anni trenta, costringe le persone a una difficile migrazione per non morire di fame - in California all'epoca, oggi dall'Africa in Europa.

Ma allora come ora i migranti non sono visti di buon occhio dagli "autoctoni". Quelli a cui affibbiano il nomignolo offensivo "Okie" (da Oklahoma, stato da cui tra l'altro i protagonisti provengono) sono disprezzati dalla popolazione californiana: li vedono come dei ladri, quasi degli animali, buoni solo a rubare loro il lavoro. Anche questo ti è familiare, non è vero?

Ovviamente, i potenti traggono un importante vantaggio da questa crisi: possono permettersi di dettare tutte le condizioni che vogliono a chi non ha il lavoro e ne ha un disperato bisogno. E così, per pochi spiccioli i braccianti i sono costretti a lavori sfiancanti e precari, senza avere alcun diritto e senza poter pianificare un futuro, sapendo che il lavoro potrebbe finire a breve. Non serve manco chiedertelo: sono sicuro che dopo aver letto questo hai subito pensato non agli anni trenta in America ma alle varie forme di schiavismo legalizzato a cui specialmente i giovani sono costretti oggi.

Questi sono solo alcuni degli esempi dei tanti parallelismi possibili tra i problemi denunciati da Steinbeck e la situazione che tutti noi viviamo ogni giorno. Furore gronda di sfruttamento, intolleranza, ignoranza, sopraffazione, conformismo e violenza; ma la cosa che sconvolge davvero è che, come detto, quasi ogni episodio del romanzo ha un suo doppione nel mondo attuale. Saranno cambiati i tempi, ma il lato più bestiale e negativo dell'essere umano è rimasto esattamente lo stesso rispetto a quasi ottant'anni fa.

Peraltro, lo scrittore statunitense ha anche il merito di non autocensurarsi né tirarsi mai indietro: le scene di miseria, di povertà, di abbrutimento che descrive puntano dritto al cuore. Merito anche di uno stile facile da leggere, scorrevole, basilare e molto realistico. Nonostante un po' di prolissità e capitoli estesi, con flussi lunghissimi e ininterrotti di parole, si legge abbastanza veloce.

Per essere onesto, l'unica cosa che mi ha lasciato un po' perplesso è il finale: senza spoiler di alcun tipo, dirò solo che è troppo aperto ed enigmatico per i miei gusti, e che avrei preferito qualche colpo di scena in più. Ma a parte questo, è stata una grande lettura. Angosciante e con la potenza distruttiva di un pugno nello stomaco, ma grande.

È per tutti questi motivi che a mio avviso Furore è un libro da recuperare, specialmente oggi. Non solo perché è un romanzo con una potenza evocativa grandiosa, che sa coinvolgere bene nel suo raccontare le miserie umane. Ma soprattutto perché può essere un utile strumento per capire la realtà di oggi, soprattutto nei suoi lati negativi.

Penso in effetti che tutti dovrebbero leggerlo: magari questo potrebbe causare un risveglio delle coscienze, il che a sua volta magari stimolerebbe le persone almeno a tentare di risolvere questi problemi. Ma visto che siamo in Italia, paese in cui si legge meno di un libro all'anno - e se è non è il romanzo di Steinbeck, è una storiella rosa o Fabio Volo - che succeda mi pare alquanto improbabile - o almeno, non qui. Deprimente, eh?

7 commenti:

  1. Prima o poi bisogna proprio che lo legga ;)

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  2. Concordo in pieno. L'ho letto questa estate e purtroppo ci sono molte, troppe analogie con i tempi in cui stiamo vivendo. Segno che l'uomo continua non solo a non imparare dalla storia ma tende addirittura a dimenticare.
    Indelebile la scena della mamma che prepara il pasto attorniata dai bambini nel "campo profughi". Semplicemente stupenda.
    Se obbligassimo un italiota medio a leggerlo, si stuferebbe dopo una decina di pagine oppure lo mollerebbe perché è triste e non fa ridere... :-)
    Il finale a me è piaciuto molto proprio per la sua "apertura".

    P.S.
    In questi giorni, in gruppo FB dedicato alla letteratura contemporanea, ho assistito allo sdoganamento di Fabio Volo che è stato paragonato addirittura a Moravia. E all'autore del post è stato plaudito perché CORAGGIOSO!
    Non abbiamo speranza.

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    1. A parte sul finale, sono d'accordo più o meno su tutto ^_^ .

      Su Fabio Volo, che dire: di coraggio in effetti ce ne vuole davvero tanto a dire che scriva bene. Ma purtroppo in Italia è così: le storie intelligenti non vendono, l'italiano medio non le capisce e preferisce cose che o fanno sentire tale, anche se in realtà non lo sono :) .

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  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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    1. Ciao
      Mi spiace, ma ho dovuto cancellare il tuo commento. Ci sono poche cose che non tollero su Hand of Doom: persino gli insulti non mi danno fastidio. Ma lo spam non riesco ad ammetterlo, sono spiacente.

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