giovedì 13 febbraio 2020

Traduzioni poco professionali

Come raccontavo a novembre, dopo aver letto il primo ciclo delle Cronache di Ambra di Roger Zelazny, non vedevo l'ora di poter leggere anche il secondo. Per fortuna, non mi ci è voluto molto tempo per averne la possibilità: lo sto facendo in queste ultime settimane, come avrai constatato anche tu se ogni tanto butti l'occhio al gadget di Goodreads qui a destra. Così facendo, ho trovato una saga che mi sta piacendo persino di più della prima; al contempo, però, non lo sta facendo. E no, non è un paradosso.

Da un lato, sono evidenti gli anni passati tra i due cicli: questa nuova saga, con nuovi protagonisti, è più colorata, più matura, più piena di magia e in generale più divertente. C'è però un fattore che mi stona molto: qualcosa però di cui cui non si può certo incolpare Zelazny. Oggi infatti non voglio parlare di Ambra in sé, ma della sua traduzione incoerente - qualcosa peraltro quasi di tradizione, per quanto riguarda la nostra lingua.

Da questo punto di vista, il primo ciclo è stato adattato meglio: non ho controllato che fosse sempre lo stesso traduttore, ma posso dire che lo stile ha la giusta continuità tra un libro e l'altro. Cosa che, purtroppo, non si può dire del secondo, edito proprio come il primo da Fanucci nella versione che sto leggendo.

In questi nuovi cinque libri, i cambi di traduttore sono evidenti: da un libro all'altro, per esempio, certi oggetti magici cambiano nome. Per citarne solo uno, nei primi libri si parla del "timone fantasma", mentre poi lo stesso oggetto diventa "ghostwheel", mantenendo il suo nome inglese. Un cambiamento che a me, come lettore pignolo stride, e che poteva essere evitato peraltro con pochissimo sforzo.

Ma questo è il meno. Il problema maggiore è che l'ultimo libro Il Principe del Caos, che sto leggendo ora, è stato affidato a un'altra traduttrice ancora, rispetto a quelli degli scorsi libri. Ora, non mi sento di giudicarla male al cento percento, visto che di traduzione so poco; sto però facendo molta fatica a leggere questo libro, che rispetto agli altri ha uno stile molto più formale, ingessato, pieno di paroloni. E ancora più fatica a capire la scelta di traduzione - perché no, di sicuro non è cambiato lo stile di Zelazny, che li scriveva uno in fila all'altro.

Non so quale dei due stili fosse quello originale: so solo che questo cambiamento è davvero fastidioso, specie in una saga bella come Ambra. Per quanto mi riguarda, non concepisco davvero tanta superficialità in un prodotto che si vende: insomma, non è che serva chissà cosa, basterebbe che il nuovo traduttore si fosse letto i libri precedenti prima di realizzare la propria traduzione. E no, non regge la scusa "non ha tempo, magari per colpa del lavoro": se uno traduce una saga, leggere ogni libro e cercare di svolgere con più coerenza possibile il suo compito È il suo lavoro.

Del resto, quello di cui ho parlato fin'ora non è un problema esclusivo della versione italiana di Ambra, ma in generale affligge molte di quelle opere sviluppate in più episodi, che siano libri o altro. Basta fare esempi molto più celebri come Star Wars (Darth Vader diventato Fener in Italia per poi però tornare al nome originale) o i Simpson (pieno di cose e personaggi che cambiano nome tra le varie stagioni) per rendersene conto.

Poi, come ho già detto, conosco poco il mondo dei traduttori, quindi non so esprimermi su di loro in maniera completa: non so perché facciano di questi errori. Posso dire però che l'impressione che mi dà tutto questo è di una professionalità molto scarsa, mista a volte persino al concetto distorto che allo scrittore tradotto va imposto il proprio stile, invece di rispettare il suo. Il che, come sempre, mi fa imbestialire.

Giusto per fare un esempio, quando sul sito metal che gestisco devo recensire un gruppo di cui mi sono già occupato, vado a riascoltare il vecchio album e a rileggere la vecchia recensione. Nessuno mi obbliga, visto che è un sito non troppo popolare e nessuno mi dà un euro, eppure lo faccio lo stesso: quindi com'è possibile che chi è pagato per vedere la propria traduzione pubblicata con un editore importante non può essere altrettanto professionale? Ma come sempre, sono gli assurdi misteri tutti italiani.

La domanda: anche a te danno fastidio le traduzioni incoerenti delle saghe? Ti sei mai accorto di altri casi simili?

10 commenti:

  1. Dunque, credo che il problema principale sia che i traduttori vengono pagati meno di quello che dovrebbero e quindi se già vengono pagati poco, figuriamoci dovessero andare a leggersi anche ulteriori altri libri. Lavorerebbero in perdita. Se tu sei pagato per tradurre un libro, non fa parte del tuo lavoro andare a leggerti libri precedenti. Lo fai solo se ti conviene economicamente. La cosa migliore è che chi ti commissiona la traduzione ti dia anche un glossario con le parole che devono essere tradotte in un certo modo, tipo la ghostwheel di cui facevi l'esempio.

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    1. Non sono d'accordo che un traduttore deve stare solo a guardare il lato economico, fregandosene del resto. Visto che il nome che compare nel libro come traduttore è il suo, dovrebbe pensare anche a svolgere il suo lavoro con la giusta professionalità. Che poi non possa farlo perché pagato poco dalla casa editrice - che, in un mondo ideale, potrebbe addirittura scegliere di assumere qualcuno che controlli la coerenza di una saga, quasi come fosse un editor - è un altro fatto.

      Comunque, a me da lettore non interessa molto di chi sia la colpa, se del traduttore o della casa editrice. Ciò che conta è che se la saga che sto leggendo viene rovinata da un lavoro superficiale, la cosa mi dà fastidio, e ho il diritto di lamentarmi :) .

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    2. Tu hai diritto di lamentarti ed è giusto ma chi dovrebbe fare qualcosa sono le case editrici. Il traduttore è un lavoro, un lavoro con cui uno dovrebbe mantenersi. Se per fare bene un lavoro ti ci andrebbero 10 ore (cifra a caso ovviamente non per un libro) ma vieni pagato 5, come la mettiamo? Un traduttore lavora per 5 ore e le rimanenti 5 fa un altro lavoro per cui viene pagato. Poi ovviamente le cose non sono così matematiche, per cui un traduttore fa il meglio che può e sicuramente sfora dal preventivo, ma non può sforare di troppo altrimenti veramente non ce la fa.
      Il tuo discorso che un traduttore non deve stare a guardare solo il lato economico, se mi permetti, è un po' ingenuo e anche un po' insultante per chi fa quel lavoro. Un traduttore coscienzioso (perché ce ne sono anche di non coscienziosi) cerca di fare il meglio che può, magari mettendoci un po' più di tempo rispetto a quello per cui viene pagato, ma nei limiti. Anche perché scusa: è un lavoro che richiede una professionalità e competenza non da poco, perché non deve essere retribuito il giusto? Un conto è se uno decide di tradurre una cosa gratis, per passione, perché gli interessa, per la gloria o che so io. Ma se lo fa per lavoro è un altro discorso.

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    3. Ma infatti io non sto dicendo che sia giusto che i traduttori siano sottopagati, anzi. Né affermo che la colpa di una traduzione poco professionale sia tutta colpa del traduttore: anche l'editore di sicuro ha le sue colpe, specie se cambia traduttore da un libro a un altro della saga - mantenere la stessa persona per tutti i libri di sicuro è un grosso aiuto per la coerenza.

      Detto questo, però... io non faccio il traduttore, ma sono sicuro che se lo facessi ci terrei a dare il meglio che posso, e a fare un buon lavoro. Almeno, è quello che faccio come recensore, andando a cercare ogni informazione possibile che possa risultare utile e curando le mie recensioni in modo che siano curati al millimetro. Lo faccio per passione, nessuno mi paga per questo impegno; se qualcuno lo facesse, però, penso che sarei ancor più motivato. Di sicuro non farei un lavoro alla come viene viene, visto che tanto ben riuscito o no, la mia paga me la prendo. E se l'editore non pagasse abbastanza, o mi mettesse a saga già iniziata, ci terrei personalmente a colmare queste sue mancanze e a fare comunque un lavoro che i lettori possano apprezzare.

      Sarò ingenuo a pensarla così? Può darsi. Fatto sta che, in quanto lettore, non mi interessa chi paga chi: se compro un libro, voglio che sia fatto a regola d'arte. Specie se non è il libro di un autore indipendente o di una piccola casa editrice, ma di qualcuno di importante: lì per forza il lavoro deve essere svolto con professionalità. E in quanto cliente, mi sento in diritto di lamentarmi se invece il servizio è scadente, che sia colpa dell'editore, del traduttore o di chiunque altro :) .

      Ah, e per concludere: come dicevo nel post, nell'ultimo libro della saga di Ambra cambia del tutto il linguaggio, non solo certi termini. Non so dirlo con certezza, ma probabilmente i libri originali erano scritti in maniera più semplice e scorrevole, visto che gli altri 9 così sono stati tradotti. Lì non c'entra nulla la questione economica e nemmeno l'editore: è proprio la traduttrice che ha cercato di imporre il suo stile al libro originale, invece di rispettarlo. E anche questo, secondo me, rende il tutto molto poco professionale. Mia idea, ovvio :) .

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    4. La premessa è che un lettore può e deve criticare tutto quello che ritiene che non vada bene in un libro, traduzione compresa. Se un lettore ritiene che la traduzione sia malfatta, o inadeguata, o non in linea con lo stile dell'opera o di altre opere precedenti lo deve dire. E' un diritto e anche un dovere dirlo. In certi casi la colpa è dell'editore, in altri può esserlo del traduttore, oppure di entrambi.

      Detto questo, non sono d'accordo con la tua idea di come dovrebbe agire un traduttore professionale. Stiamo ora parlando di traduzioni ma potremmo parlare di molte altre attività, soprattutto freelance, ad esempio sviluppatore di siti web, consulente, scrittore di recensioni e molto altro.

      Tu hai detto di curare moltissimo le tue recensioni e ci credo. E' un hobby che fai per tuo piacere personale e a cui decidi di dedicare tutto il tempo che ritieni opportuno e non è strano che fai la cosa tendendo alla massima qualità. Se qualcuno ti pagasse, ne saresti forse maggiormente incentivato, ma il punto è che tu le faresti comunque, pagamento o meno.
      Sono abbastanza sicura che le cose sarebbero diverse se dallo scrivere quelle stesse recensioni dipendesse la tua sopravvivenza, il tuo mantenimento.

      Un traduttore viene spesso pagato a parola, poi dipende, ma è spesso uno dei parametri. E già come parametro è molto variabile perché capisci che per tradurre 100 parole potresti metterci 5 minuti perché sono parole semplici in un contesto semplice, ma potresti metterci molto più di 5 minuti per tradurre 20 parole, perché magari sono parole tecniche di cui devi cercare il contesto e l'esatto utilizzo. Quindi essere pagati a parola a volte va bene a volte va meno bene.

      Comunque, il traduttore deve stabilire quante parole al mese deve fare per riuscire a guadagnarsi lo stipendio. In base a quello stabilisce quante parole deve fare in ciascuna giornata, tenendo conto di lavorare 8 ore, mettiamo anche 9, ma lavorare troppe ore al giorno fa calare la qualità del lavoro. Siccome le parole non sono pagate moltissimo e in genere i soldi che un cliente spende per una traduzione non sono molti (case editrici comprese), un traduttore deve cercare di tradurre più parole possibili in un giorno, anche perché ci sono giorni in cui c'è meno lavoro e quindi deve cercare di lavorare anche per quando non ce n'è.

      Detto questo, capisci che il tuo ragionamento, dove dici che se i soldi non sono abbastanza, tu traduttore cerchi di colmare la mancanza cercando comunque di fare un lavoro al meglio possibile, è impraticabile. Non puoi dedicare a una traduzione più tempo (o troppo più tempo) di quello che ti viene pagato, perché tutte le ore gratis che fai sono ore in cui non stai lavorando allo scopo di raggiungere il tuo stipendio. E quindi cosa fai? Lavori tutti i giorni 8 ore pagate e altre 3 ore non pagate? Vuoi lavorare sempre 11 ore al giorno? Pensi che ti verrà fuori un buon lavoro così? La tua qualità della vita sarebbe buona?

      Ma soprattutto: perché se un lavoro richiede tot ore, dovresti essere pagato di meno?

      Il ragionamento che fai tu è assolutamente NON professionale, perché implica svendere il tuo lavoro, il tuo tempo, le tue competenze. Ed ecco perché oggi si è arrivati al punto che i lavori sono sempre più deprezzati: uno pur di lavorare accetta di fare un lavoro sottopagato. E ci sarà sempre qualcuno che lo farà a meno.

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  2. Il tuo approccio è assolutamente non realistico e non praticabile per un professionista. Il tuo approccio funziona solo nel caso in cui uno abbia già un'entrata proveniente da qualche altra attività, gli capita di tradurre un libro per cui magari nutre un certo interesse, gli viene dato un tot di soldi, magari non sono abbastanza ma non gliene frega perché comunque non è da lì che gli viene il sostentamento. Al limite uno potrebbe fare così perché quel lavoro specifico gli porta un aggancio per qualcos'altro, ma sono comunque casi specifici.

    Quindi, pensaci bene: se il tuo mantenimento dipendesse dalle recensioni che fai e per arrivare alla fine del mese dovessi scrivere un certo numero specifico (abbastanza alto) di recensioni, dedicheresti (o riusciresti a dedicare) lo stesso molto tempo per ciascuna recensione? Secondo me no.

    (ho dovuto dividere il commento in due perché era troppo lungo)

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    1. Senti, chiudiamola qui: mi sembra chiaro che stiamo andando fuori tema in maniera drammatica. Scusa se lo dico, ma se mi vieni a parlare di diritti di lavoratori, di quanto uno si deve impegnare e cose così, stai mancando proprio del tutto il punto del post. Nemmeno io fossi favorevole a certe cose: anzi, a me lo sfruttamento, di tutti i tipi, fa schifo. Quindi non ho problemi ad ammettere che se il traduttore fa un lavoro scadente perché pagato poco, l'editore ha la stessa sua colpa, se non di più.

      Ci ho riflettuto in questi giorni. Per continuare il paragone, i collaboratori che lavorano al mio sito lo fanno per passione, ma non sempre ci mettono il giusto impegno. E fanno bene, per quanto mi riguarda: se uno ha la sua vita, il suo lavoro, quello che è per la testa, è giusto che le recensioni che chiedo loro vengano in secondo piano. Per questo, cerco di andargli incontro in tutti i modi; per questo, tra l'altro, se scrivono una recensione piena di errori, io li aiuto a correggerla prima di pubblicarla. Lo faccio per loro, ma anche per me, perché non ho voglia di pubblicare contenuti scritti male; un editore che invece non fa mezzo controllo e pubblica anche traduzioni raffazzonate, ha le sue colpe, molto più del traduttore che l'ha fatta.

      Detto questo, se secondo te una traduzione fatta a regola d'arte non è professionale, perché non economicamente sostenibile, e una invece fatta coi piedi sì perché lo è, mi spiace, ma è inutile continuare a discutere. Diamo un significato così diverso alla parola "professionalità", che continueremo solo a contrapporci in maniera sterile.

      E comunque, mi spiace deluderti ma non tutti là fuori fanno solo calcoli economici. Sai come posso affermarlo con sicurezza? Perché se così fosse, i traduttori non sarebbero sottopagati, ma non esisterebbero più. E non soltanto, appunto, per la paga bassa, ma soprattutto perché non ci sarebbero più libri da tradurre. Magari al massimo ce ne sarebbero un paio di centinaia all'anno, scritti da Stephen King e da quelli come lui che con la letteratura ci fanno milioni; tutti gli altri però non farebbero nemmeno lo sforzo di provare a scrivere. Dopotutto, ci sono decine di lavori molto più remunerativi, molto meno frustranti e molto meno faticosi, quindi che scrivere a fare? Fortunatamente per la letteratura, tante persone trovano altro che i soldi, nella scrittura, e continuano a praticarla.

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    2. Non capisco perché te la prendi così tanto. Sono stata troppo dura? Ti ho semplicemente spiegato come funziona (in parte) un'attività come quella del traduttore, che nel tuo post hai detto di non conoscere.
      E non sto per nulla dicendo che sei favorevole allo sfruttamento ma solo che fai dei ragionamenti che in linea di massima sono impraticabili e ingenui per chi fa un mestiere da freelance. E di solito i freelance fanno un lavoro per passione e fanno un sacco di lavoro non pagato, in definitiva. Quindi va da sé che moltissimi fanno calcoli non solo economici, ma nemmeno i calcoli che fai tu, perché alla fine i calcoli economici sono la base e se una base non la fai, ecco che devi cambiare lavoro, sempre che lo trovi.

      La frase che hai scritto nel post:"E no, non regge la scusa "non ha tempo, magari per colpa del lavoro": se uno traduce una saga, leggere ogni libro e cercare di svolgere con più coerenza possibile il suo compito È il suo lavoro." è assurda, se uno non viene pagato abbastanza e da quello dipende il suo stipendio. Cosa vuol dire poi "per colpa del lavoro"?
      Comunque se vuoi chiuderla qua, per me non c'è nessun problema. Parla con i traduttori dei libri a cui ti riferisci e vedi un po' cosa ti rispondono, se ti interessa.

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    3. ultima cosa: non oso nemmeno immaginare quanto tempo ci voglia per tradurre un romanzo, perché il testo che deve venire fuori deve essere letterario, quindi non una semplice traduzione naturale, ma deve essere proprio bella la leggere. E uno per forza deve avere la passione per farlo. Chiuso. Ciao.

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    4. Perché me la prendo tanto? Non lo so... perché mi stai trattando da stupido e da ignorante dalla tua prima risposta? Perché, nonostante io abbia cercato di essere pacato e aperto nei tuoi confronti, cercando di ignorare questo comportamento, continui a trattarmici ancora? Perché continui a tirare fuori argomenti che non c'entrano niente col mio post (e non provare a negare: i diritti dei lavoratori, gli orari di lavoro, lo sfruttamento, i problemi sociali ed economici e tutte le altre stronzate che hai tirato fuori non c'entrano nulla col tema del post, che se ti ricordi era "non mi è piaciuta la traduzione di questi libri, chi l'ha fatta non ha fatto un buon lavoro")? Perché mi hai fatto perdere un mucchio di tempo per cercare di spiegarti la mia personale opinione quando è chiaro che non te ne frega niente, e non ti sforzi per nulla di provare a capirla (perché se ti impegnavi solo un minimo, capivi che me la stavo prendendo con un singolo lavoro di una singola traduttrice e non ti mettevi neppure a difendere l'intera categoria dai miei - assolutamente inesistenti - attacchi)? O perché hai fatto tutto questo solo per tenere il punto e vincere una discussione? Scegli tu la motivazione che ti piace di più sul perché me la prendo tanto.

      E comunque, ci tieni così tanto a vincere? Benissimo, allora te lo annuncio ufficialmente: hai vinto. Scusa se mi sono permesso di dire che se sei pagato per fare un lavoro, forse (e dico forse) sarebbe il caso di farlo in maniera almeno decente: mi rendo conto che un concetto del genere in Italia è più fantascienza di tutti i miei romanzi e racconti messi insieme. E scusa anche se mi sono permesso di criticare l'opera di un traduttore: di sicuro la colpa non è sua se ha fatto una traduzione da schifo, ma mia che ho questa perversione, per cui forse mi merito persino la galera, di voler leggere libri, per giunta che ho pagato, scritti e tradotti in maniera decente.
      Abbasso la qualità. Abbasso la serietà e la professionalità quando si lavora. Viva invece l'approssimazione. Viva la merda (cit.). E soprattutto viva i traduttori, che tanto si possono permettere anche fare un lavoro coi piedi, tanto sarà sempre colpa di chiunque altro tranne che la loro.

      Ecco, spero che questo ti accontenti. Ma se non ti accontenta, non sprecare tempo a rispondere. Ho già sprecato troppo tempo in questa discussione che se la facevo con una parete era comunque più costruttiva e mi irritava comunque di meno. Quindi, queste sono le ultime parole che avrai da me: scrivi pure altri 200 commenti qui sotto, non otterrai più nessuna risposta. Sono stato anche troppo gentile a darti questa.
      Buona vita.

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