Questa la trama della trilogia, ridotta all'osso per quanto sia possibile, vista le sue quasi mille pagine di lunghezza [spoiler alert da qui, come sempre]: sulla Terra, i maghi sono perseguitati dagli uomini che non possiedono la magia, come narra l'incipit; per questo, gli esseri dotati di magia, guidati da Merlino, decidono di emigrare su un altro mondo, altrove, e trovano Thimhallan, un mondo in cui la magia scorre potente e che è l'ambientazione di tutti e tre i libri. Ad ogni modo, nella cultura di questo mondo la magia diviene presto equivalente alla vita stessa, e gli uomini si ritengono vivi al contrario di quelli del vecchio mondo, giudicati invece alla stregua di morti viventi. Quando quindi, molti secoli dopo, il figlio degli Imperatori della città-stato di Merilon verrà alla luce senza alcun potere magico, è una tragedia nazionale: il bimbo è dichiarato quindi morto, e lasciato a se stesso. O, almeno, questo è quello che viene detto al popolo: segretamente il neonato verrà infatti tenuto in vita, allo scopo di contrastare un'antica profezia secondo cui egli sarebbe nato, morto e tornato in vita, portando allora la distruzione del mondo. Contro tutti i piani, però, il ragazzino verrà rapito da Anja, una donna folle di estrazione nobile che lo adotterà; col nome di Joram, abiterà nascosto tra i Maghi dei Campi, i servi della gleba contadini di Thimhallan, seppur in forma molto ritirata e solitaria per nascondere la sua assenza di poteri magici. Crescere in questa maniera lo renderà rude ed individualista, con un carattere difficile. Ad un tratto, però, il suo "essere morto" verrà scoperto: Anja perderà allora la vita tentando di difendere Joram, e quest'ultimo a sua volta vendicherà la madre, e sarà costretto a fuggire nelle Regioni Remote di Thimhallan.
Nella seconda metà del primo libro, ritroviamo Joram come fabbro nel villaggio di coloro che praticano l'arte della Tecnologia, pratica bandita nel mondo (in quanto il suo uso ha scatenato, secoli prima, le terribili Guerre del Ferro): sarà proprio qui che, tra varie peripezie, e con l'aiuto del co-protagonista padre Saryon (membro dei Catalizzatori, i sacerdoti di Thimhallan, che sono anche preposti ad incanalare la magia dal mondo verso i maghi) forgerà la Spada Nera, un'arma brutta e sgraziata composta di pietra nera, un materiale capace di assorbire l'energia magica. Scoperto da Blachloch, il malvagio stregone a capo dei tecnologi, riuscirà però ad avere la meglio su di lui e ad ucciderlo: per evitare ulteriori complicazioni, Joram deciderà quindi di andarsene dal villaggio per reclamare a Merilon il suo posto di nobile (anche se non sa quanto è elevato il suo rango di nascita); partirà perciò lo stesso giorno insieme a Saryon (originariamente una spia del vescovo Vanya, il capo dei Catalizzatori, ma a questo punto già passato dalla parte del giovane) e ai due amici, il fido Mosiah ed il buffo Simkin. Il secondo libro inizia con varie peripezie (tra cui l'incontro di Joram con il principe Garald della città stato di Sharakan), che si concludono con l'arrivo della comitiva a Merilon: lì, Joram si innamorerà a prima vista di una rampolla dell'alta borghesia, Gwendolyn della famiglia Samuels, e tenterà di reclamare l'eredità di Anjaa. Si scoprirà però presto che non è figlio di lei, e che per giunta è morto: nascerà quindi un processo (patrocinato da Vanya e da Xavier, fratello dell'imperatrice e che conoscendo l'identità del giovane lo vede come una minaccia alla sua successione dinastica) che si concluderà con la condanna a divenire un Guardiano, una delle statue di pietra costrette ad una vita eterna ed immobile a guardia Confine di Thimhallan, il luogo oltre cui non si può andare. L'esecuzione non andrà però a buon fine: Saryon infatti si frapporrà tra Joram ed il Boia e verrà tramutato in pietra, non prima di essere riuscito a dare la Spada Nera al giovane; quest'ultimo però, vista la sorte orribile toccata al suo amico, la lascerà nelle sue mani pietrificate, da cui nessuno poi riuscirà a strapparla, e con disprezzo per il mondo (e seguito dall'amata Gwendolyn) si fionderà nelle nebbie mortali del Confine, sparendo nell'Aldilà.
Joram però non è morto, come apprendiamo nel terzo libro: un anno dopo (anche se per lui ne sono passati ben dieci) tornerà dall'aldilà insieme alla sua compagna, divenuta ormai folle. La prima cosa che si troverà davanti è la statua di Saryon, mutilata per cercare, invano, di strappargli la Spada Nera: il giovane riuscirà invece ad estrarla facilmente e subito cercherà di dare il riposo al suo amico, piantandogliela nel corpo; miracolosamente, però, non solo Saryon non morirà ma tornerà inaspettatamente in vita. Intanto, nel mondo di Thimhallan, è arrivata la guerra: i rapporti sempre più tesi tra Sharakan e Merilon, dopo la salita al trono di Xavier si sono spezzati, e le due città si preparano allo scontro. I conflitti nel mondo magico hanno un carattere quasi rituale: avvengono su uno speciale Campo della Gloria con regole fisse volte all'evitare la morte dei maghi coinvolti, quasi più una partita di scacchi di una vera battaglia. Ad un certo punto, tuttavia, i maghi cominceranno effettivamente a morire a causa di misteriose creature di metallo apparse , che si scoprono quindi provenire, come Joram, dal mondo della Tecnologia: sono infatti niente di meno che i discendenti del nostro mondo, che stanno cercando di invadere Thimhallan con carri armati, armi laser e navette spaziali. A capo di essi vi è Menju, un mago che come Joram aveva attraversato ilConfine, ed era riuscito a convincere i "morti" dall'altra parte ad intraprendere questa invasione. Mentre le battaglie tra i maghi ed i tecnologi vanno avanti, Joram dovrà perciò fronteggiare Menju ed anche i nemici interni al suo mondo, come il vescovo Vanya: con la Spada Nera riuscirà però a batterli ed a far si che il contenimento magico di Thimhallan venga meno, e la magia si disperda in tutto l'universo: la profezia è compiuta, ma forse ciò è qualcosa di buono, visto che il mondo magico, prima del tutto chiuso, si riunisce così al mondo esterno. [fine degli spoiler]
Se per i miei gusti questa macrotrama è piuttosto affascinante, ho però trovato le varie sottotrame spesso piuttosto irrealistiche ed ingenue: per fare un solo esempio, tra i tanti possibili, ho trovato assurdo che il fatto che nonostante sia ufficialmente ricercato da tutti, il protagonista possa presentarsi col suo vero nome, e comunque non essere catturato ne riconosciuto da nessuno. Un altro difetto che per me sussiste in questa trilogia, simile per certi versi alla prima, è la scarsa coerenza del carattere dei personaggi: il protagonista è inizialmente un antieroe, un Conan il Barbaro più rabbioso e psicotico, ma ciò non gli impedisce di innamorarsi (e parliamo proprio di amore, non di attrazione) a prima vista di una ragazza che tra l'altro è frivola e non ha certo un carattere interessante; ciò vale anche per gli altri innumerevoli personaggi, mentre gli unici che si salvano a mio avviso sono Simkin e padre Saryon. Terzo difetto che trovo, anche piuttosto importante, è lo stile: non scorrevolissimo ma comunque piuttosto piacevole, presenta però troppe parti sterilmente descrittive, gli autori ci danno molte informazioni semplicemente raccontandole, e non mostrandole, ricorrendo troppo spesso al cosiddetto"infodump", il che se fatto ogni tanto può anche starci, alla lunga comunque stanca.
Peccato, dunque: peccato perché come ho già detto la trama principale mi era piaciuta parecchio e, aggiungerei, l'ambientazione era piuttosto originale e secondo me molto fascinosa; poteva insomma essere un capolavoro del fantasy, mentre invece così, con tutte queste criticità, raggiunge poco più che la sufficienza. Credo comunque che se siete fanatici del fantasy, qualcosa di degno di essere letto in questa trilogia o potrete pure trovare; altrimenti, però, lasciate tranquillamente perdere e buttatevi su dell'altro, che in giro c'è molto di meglio (anche se ultimamente c'è anche tanto di peggio).
Nella seconda metà del primo libro, ritroviamo Joram come fabbro nel villaggio di coloro che praticano l'arte della Tecnologia, pratica bandita nel mondo (in quanto il suo uso ha scatenato, secoli prima, le terribili Guerre del Ferro): sarà proprio qui che, tra varie peripezie, e con l'aiuto del co-protagonista padre Saryon (membro dei Catalizzatori, i sacerdoti di Thimhallan, che sono anche preposti ad incanalare la magia dal mondo verso i maghi) forgerà la Spada Nera, un'arma brutta e sgraziata composta di pietra nera, un materiale capace di assorbire l'energia magica. Scoperto da Blachloch, il malvagio stregone a capo dei tecnologi, riuscirà però ad avere la meglio su di lui e ad ucciderlo: per evitare ulteriori complicazioni, Joram deciderà quindi di andarsene dal villaggio per reclamare a Merilon il suo posto di nobile (anche se non sa quanto è elevato il suo rango di nascita); partirà perciò lo stesso giorno insieme a Saryon (originariamente una spia del vescovo Vanya, il capo dei Catalizzatori, ma a questo punto già passato dalla parte del giovane) e ai due amici, il fido Mosiah ed il buffo Simkin. Il secondo libro inizia con varie peripezie (tra cui l'incontro di Joram con il principe Garald della città stato di Sharakan), che si concludono con l'arrivo della comitiva a Merilon: lì, Joram si innamorerà a prima vista di una rampolla dell'alta borghesia, Gwendolyn della famiglia Samuels, e tenterà di reclamare l'eredità di Anjaa. Si scoprirà però presto che non è figlio di lei, e che per giunta è morto: nascerà quindi un processo (patrocinato da Vanya e da Xavier, fratello dell'imperatrice e che conoscendo l'identità del giovane lo vede come una minaccia alla sua successione dinastica) che si concluderà con la condanna a divenire un Guardiano, una delle statue di pietra costrette ad una vita eterna ed immobile a guardia Confine di Thimhallan, il luogo oltre cui non si può andare. L'esecuzione non andrà però a buon fine: Saryon infatti si frapporrà tra Joram ed il Boia e verrà tramutato in pietra, non prima di essere riuscito a dare la Spada Nera al giovane; quest'ultimo però, vista la sorte orribile toccata al suo amico, la lascerà nelle sue mani pietrificate, da cui nessuno poi riuscirà a strapparla, e con disprezzo per il mondo (e seguito dall'amata Gwendolyn) si fionderà nelle nebbie mortali del Confine, sparendo nell'Aldilà.
Joram però non è morto, come apprendiamo nel terzo libro: un anno dopo (anche se per lui ne sono passati ben dieci) tornerà dall'aldilà insieme alla sua compagna, divenuta ormai folle. La prima cosa che si troverà davanti è la statua di Saryon, mutilata per cercare, invano, di strappargli la Spada Nera: il giovane riuscirà invece ad estrarla facilmente e subito cercherà di dare il riposo al suo amico, piantandogliela nel corpo; miracolosamente, però, non solo Saryon non morirà ma tornerà inaspettatamente in vita. Intanto, nel mondo di Thimhallan, è arrivata la guerra: i rapporti sempre più tesi tra Sharakan e Merilon, dopo la salita al trono di Xavier si sono spezzati, e le due città si preparano allo scontro. I conflitti nel mondo magico hanno un carattere quasi rituale: avvengono su uno speciale Campo della Gloria con regole fisse volte all'evitare la morte dei maghi coinvolti, quasi più una partita di scacchi di una vera battaglia. Ad un certo punto, tuttavia, i maghi cominceranno effettivamente a morire a causa di misteriose creature di metallo apparse , che si scoprono quindi provenire, come Joram, dal mondo della Tecnologia: sono infatti niente di meno che i discendenti del nostro mondo, che stanno cercando di invadere Thimhallan con carri armati, armi laser e navette spaziali. A capo di essi vi è Menju, un mago che come Joram aveva attraversato ilConfine, ed era riuscito a convincere i "morti" dall'altra parte ad intraprendere questa invasione. Mentre le battaglie tra i maghi ed i tecnologi vanno avanti, Joram dovrà perciò fronteggiare Menju ed anche i nemici interni al suo mondo, come il vescovo Vanya: con la Spada Nera riuscirà però a batterli ed a far si che il contenimento magico di Thimhallan venga meno, e la magia si disperda in tutto l'universo: la profezia è compiuta, ma forse ciò è qualcosa di buono, visto che il mondo magico, prima del tutto chiuso, si riunisce così al mondo esterno. [fine degli spoiler]
Se per i miei gusti questa macrotrama è piuttosto affascinante, ho però trovato le varie sottotrame spesso piuttosto irrealistiche ed ingenue: per fare un solo esempio, tra i tanti possibili, ho trovato assurdo che il fatto che nonostante sia ufficialmente ricercato da tutti, il protagonista possa presentarsi col suo vero nome, e comunque non essere catturato ne riconosciuto da nessuno. Un altro difetto che per me sussiste in questa trilogia, simile per certi versi alla prima, è la scarsa coerenza del carattere dei personaggi: il protagonista è inizialmente un antieroe, un Conan il Barbaro più rabbioso e psicotico, ma ciò non gli impedisce di innamorarsi (e parliamo proprio di amore, non di attrazione) a prima vista di una ragazza che tra l'altro è frivola e non ha certo un carattere interessante; ciò vale anche per gli altri innumerevoli personaggi, mentre gli unici che si salvano a mio avviso sono Simkin e padre Saryon. Terzo difetto che trovo, anche piuttosto importante, è lo stile: non scorrevolissimo ma comunque piuttosto piacevole, presenta però troppe parti sterilmente descrittive, gli autori ci danno molte informazioni semplicemente raccontandole, e non mostrandole, ricorrendo troppo spesso al cosiddetto"infodump", il che se fatto ogni tanto può anche starci, alla lunga comunque stanca.
Peccato, dunque: peccato perché come ho già detto la trama principale mi era piaciuta parecchio e, aggiungerei, l'ambientazione era piuttosto originale e secondo me molto fascinosa; poteva insomma essere un capolavoro del fantasy, mentre invece così, con tutte queste criticità, raggiunge poco più che la sufficienza. Credo comunque che se siete fanatici del fantasy, qualcosa di degno di essere letto in questa trilogia o potrete pure trovare; altrimenti, però, lasciate tranquillamente perdere e buttatevi su dell'altro, che in giro c'è molto di meglio (anche se ultimamente c'è anche tanto di peggio).
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