giovedì 6 settembre 2018

"Nicolas Eymerich" e i miei pregiudizi

Nella mia vita, cerco di non avere pregiudizi di alcun tipo, verso nulla e nessuno. In molti casi è semplice: per esempio tutti i preconcetti razziali che moltissimi italiani hanno sono lontani mille miglia dal mio sentire. A volte però mi capita anche, in maniera involontaria, di cadere in pregiudizi (e di pentirmene, visto che nella maggior parte dei casi sono sbagliati). Pregiudizi che non pensavo nemmeno di avere, ma che scopro quando accadono determinati fatti.

È successo per esempio quest'estate, quando, tra i tanti libri che ho letto, mi è capitato di leggere Nicola Eymerich, inquisitore di Valerio Evangelisti. Conoscevo la fama di questo personaggio e dello scrittore, come il fatto che fosse uno dei pochi casi - anzi, forse l'unico - di autore italiano divenuto famoso con un'opera almeno in parte di fantascienza. A parte questo, però, non avevo grandi aspettative su questo romanzo: e invece, ne sono rimasto molto stupito in positivo.

Prima di leggerlo, la mia paura è che fosse il tipico libro "all'italiana". Ossia, un romanzo scritto come esercizio di stile, in cui non accade quasi nulla a livello di trama: in pratica, un trattato filosofico o politico o sociale travestito da romanzo. Il che non mi dispiace in sé, anzi: per esempio, così è I reietti dell'altro pianeta della LeGuin, e secondo me è un capolavoro. Tuttavia, la mia impressione è che in Italia non sappiamo farlo granché bene.

Forse sarà che non ho trovato gli autori giusti, ma ho come la sensazione che per ogni Il Nome della Rosa (che comunque ha una signora trama, altro che certi libri che ne sono sprovvisti!) ci siano decine e decine di mattoni noiosissimi. E che, in generale, molta letteratura italiana - specie se di scrittori famosi - sia vuota, piatta, e soffra molto di "provincialismo". Ecco perché Nicolas Eymerich, col suo respiro internazionale, è stata una piacevolissima sorpresa.

Al contrario di molti, Evangelisti in questo romanzo si concentra con forza sulla trama. Non ci perdiamo mai dietro a pensieri e seghe mentali: i suoi personaggi non sono degli intellettuali depressi che si crogiolano nella loro presunta sofferenza, ma si muovono, agiscono, mandano avanti la trama. Non che manchino spunti di riflessione, filosofici o morali: io però penso che uno scrittore davvero grande riesce a inserirli senza che la storia ne risenta. Ed è proprio ciò che l'autore bolognese fa con successo.

Ma non è solo questo: anche la trama in sé mi è piaciuta molto - anzi, per la precisione le tre trame presenti, appartenenti a passato, presente e futuro, che si intrecciano in una maniera originale (che ovviamente non ti spoilero). Mi è piaciuto poi lui, l'inquisitore Nicolas Eymerich, più che un antieroe quasi un antagonista, sadico e brutale - ma in cui nonostante questo sono riuscito a immedesimarmi lo stesso.  E mi è piaciuto molto quel tocco horror e inquietante che si respira in certe pagine: a tratti mi ha davvero impressionato.

Magari Nicolas Eymerich, Inquisitore non sarà il libro perfetto: ho trovato per esempio lo stile di Evangelisti un po' secco e spigoloso. Ma non è fastidioso, e scorre abbastanza bene: nel complesso non rovina per niente un bellissimo romanzo, che si lascia leggere tutto d'un fiato. E non solo si lascia un'ottima impressione dietro: soprattutto, ha molto da insegnare, specie a chi ha dei pregiudizi.

Come ho già detto, a me ha insegnato che il mio contro la letteratura italiana è sbagliato: di sicuro esistono un mucchio di libri noiosi come penso, ma questa non è di certo una regola scolpita nel granito, e non si può fare di tutta l'erba un fascio. Ma soprattutto, può insegnare a tutti - e in special modo ai detrattori - che anche in Italia si può scrivere narrativa fantastica originale e farlo a un livello che ha poco da invidiare a molti scrittori di oltreoceano. Dimmi tu se è poco!

2 commenti:

  1. Visto che il tuo pregiudizio è anche il mio, credo proprio che leggerò il romanzo di Evangelisti per liberarmene. Comunque I reietti dell'altro pianeta è davvero un capolavoro.

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