giovedì 7 giugno 2018

Scrivere senza sensi di colpa

Da allora è passato quasi un anno esatto: era il 13 giugno del 2017 quando su Hand of Doom pubblicavo "Scrivere col senso di colpa". In quell'articolo, esponevo il metodo che avevo sviluppato nei mesi precedenti: contare le parole scritte giorno per giorno, monitorare la situazione mese per mese. E, attraverso questo metodo, cercare di spronarmi a scrivere di più, guidato dal senso di colpa che avrei dovuto provare nei confronti dei giorni in cui scrivevo meno - o addirittura per nulla.

In questi dodici mesi, molte cose sono cambiate. Ho trovato nel tempo altre idee, una mentalità nuova, e soprattutto un metodo che ora mi consente di scrivere al triplo della velocità che riuscivo ad avere allora. O almeno, questo succedeva fino ad aprile: da maggio in poi, ho rallentato parecchio la mia attività. Una volta, mi sarei sentito, appunto, in colpa: oggi però questo non succede.

Maggio - che è l'ultimo punto del grafico - può sembrare un mese
sconfortante, un vero e proprio crollo rispetto ai due precedenti. Ma se
confrontato con quelli ancora prima si scopre che non è stato affatto male!
In primis, ho capito che non c'è nulla per cui mi debba sentire in colpa. In questo periodo ho avuto - e sto avendo ancora - i soliti gravi problemi, oltre a una miriade di impegni. Come già detto altrove, non mi tolgono la tranquillità, ma ammetto che un po' mi influenzano: tra il tempo e le energie che mi tolgono, non sempre riesco a scrivere almeno le mille parole giornaliere che mi prefiggo.

Soprattutto, però, sto sereno perché se è vero che i miei ritmi sono calati, continuo a scrivere ogni giorno, con costanza e a una velocità che molti non riescono a raggiungere. Per dire, a maggio ho scritto quasi ventimila parole: sono poco più della metà di aprile, ma è comunque una media di quasi 630 parole al giorno. Poco per i miei standard precedenti, ma tanto in confronto a ciò che spesso mi capita di leggere in giro.

In generale, andare più lento relativamente al passato mi pesa, ma non più di tanto: soprattutto, non mi sento in colpa. Spero di poter tornare presto ai livelli dei mesi scorsi, ma se non accadesse non è un dramma: anche così va benissimo. Come ho scritto qualche settimana fa, avrei voluto finire il nuovo romanzo nel giro di tre mesi: ma se come nel caso precedente mi ci vorranno quattro o addirittura cinque, non sarà un problema. Mi prenderò il tempo di cui avrò bisogno, e anche coi miei ritmi attuali non ci vorrà comunque troppo.

Perché se c'è una cosa importante che ho capito, è che scrivere coi sensi di colpa non serve a nulla, anzi è controproducente. Forzarsi a farlo quando non hai nessuna voglia è inutile: l'importante piuttosto è sviluppare quella quella pulsione interna, profonda, che ti spinge a farlo anche nei ritagli di tempo, anche quando sei stanco. Ed è proprio quella che in questi mesi ho trovato dentro di me: è quella che mi ha consentito di scrivere un romanzo in quattro mesi. E che ora continua a farmi scrivere, giorno dopo giorno, nonostante i problemi e tutto il mondo contro.

La domanda: tu come scrivi? Con o senza sensi di colpa?

6 commenti:

  1. Io scrivo per divertirmi, quindi nessun senso di colpa.
    Perché, come dici tu, avere sensi di colpa è controproducente: significa dover scrivere forzatamente, senza divertimento.

    Moz-

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  2. I sensi di colpa sono la tomba della gioia, di scrivere come di fare altro, perciò sto imparando a tenermene lontana. Vivo meglio, e sono convinta che quando sarà il momento scriverò ugualmente e meglio. Sentirsi liberi è davvero importante, in qualunque contesto.

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    1. Sono d'accordo. In effetti, i sensi di colpa ti limitano in mille attività, non solo nello scrivere. Ed è per questo che ho lavorato in questi mesi - e lavoro ancora - per togliermeli tutti ^_^ .

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  3. A me sembra già una forzatura quella di contare le parole scritte. Non ci ho mai trovato un senso nel farlo, infatti non ho idea di quanto scrivo. A volte correggo un paio di parole o sistemo qualche virgola, e va bene così. Altre volte butto giù pagine e pagine, senza riuscire a fermarmi. Credo che faccia parte del rispetto per la scrittura e l'ispirazione non avere sensi di colpa. Però per quanto mi riguarda considero un grande peccato quello di perdere tempo con scemenze quando sono ispirata e potrei sfruttare la cosa. Più che senso di colpa parlerei di occasione buttata.
    Sicuramente i progressi che hai fatto in questo arco di tempo sono un'ottima cosa.

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    1. Il senso di contare le proprie parole - almeno per quanto mi riguarda - è semplicemente di monitorare la mia attività in maniera più analitica e scientifica. Mi permette di capire, per esempio, quanto tempo mi ci vuole per scrivere mille parole. E sapendolo, cerco di ritagliarmi quel tempo ogni giorno. Insomma, per me è un grande aiuto :) .

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