martedì 14 aprile 2020

L'epidemia e il peggioramento delle pubblicità

Pubblicità: un argomento di cui spesso, qui su Hand of Doom, ho parlato in maniera critica, quando non infastidita. Nel corso degli anni, ho sviscerato diversi problemi che ho con questo mezzo espressivo: da quanto le trovi brutte, stupide oppure addirittura offensive a volte, a quanto siano irritanti quelle che spuntano fuori sul cellulare/tablet e ti fanno interrompere ciò che stai facendo.

Sono insomma qualcosa di così fastidioso da sposarsi molto male con un periodo stressante e poco felice come quello che stiamo vivendo. Di fatto, credo che, se avessero un po' di coscienza, le agenzie pubblicitarie sospenderebbero le loro campagne finché la situazione non possa tornare almeno un po' alla normalità. Ma è chiedere troppo, mi sa, visto che da quando è cominciata l'emergenza coronavirus, le pubblicità non sono solo rimaste. Sono anche peggiorate.

Questa è la mia faccia all'ennesima pubblicità lagnosa
oppure finto-positiva vista in TV!
Per esempio in televisione, la loro quantità è aumentata parecchio nell'ultimo mese e mezzo. Fastidioso? Io direi piuttosto aberrante: ne fanno di più perché le persone sono più presenti dentro casa e guardano di più la televisione. Ossia in pratica sfruttano una tragedia come l'epidemia a fini economici.

Se non fosse un intento nascosto causerebbe indignazione a profusione, ma non è questo che mi disturba di più: il problema vero è invece la qualità. Qualità che già prima del coronavirus era tutt'altro che eccelsa, tanto che sembrava difficile scendere più in basso. Ma chi cura la comunicazione pubblicitaria ce l'ha fatta di nuovo, e alla grande!

Qualche sentore che ciò potesse avvenire era evidente già all'inizio della crisi, con quelle che definirei "pubblicità dal tempismo sbagliato". Dal gorilla del Crodino che voleva che tutto il mondo si abbracciasse a quell'azienda che ti voleva far provare la comodità delle scarpe in giro ovunque a piedi, ho contato diversi casi di queste pubblicità nei primi tempi.

Devo dire però che non erano fastidiose, anzi: trovavo il loro cozzare contro la realtà assurdo in una maniera divertente. Oltre a questo, però, erano pubblicità che già mostravano la goffaggine e lo scollamento col mondo reale che ha questo tipo di mezzo espressivo. Il che però è nulla, in confronto al secondo tipo, che è arrivato da poco tempo dopo. Quelle che io definirei "pubblicità disperate".

Non sono disperate nel senso letterale del termine: giusto qualcuna (molto poco riuscita) si lamenta davvero, la stragrande maggioranza invece è molto positiva, come del resto il marketing richiede sempre. Ma è anche vero che ognuna di loro è originata, quasi sempre, dalla volontà di limitare le proprie perdite economiche, certo non dal buon cuore: il loro ostentare "andrà tutto bene" è quindi qualcosa di disonesto, ipocrita. Oltre che di falso.

Io in effetti non credo che andrà proprio bene, proprio per niente. O meglio: nel mio vedere sempre il lato positivo, per me stesso non vedo problemi, e non credo che il coronavirus cambierà troppo i miei piani di vita (non lo fa neppure ora, in piena emergenza). Ma per la società non ho altrettanta fiducia: non ne ho mai avuta, e a meno di cambiamenti epocali non credo ne avrò mai.

Da questo punto di vista, apprezzo molto i messaggi del tenore "andrà tutto bene", se a esprimerle è qualcuno che magari si impegnerà e lavorerà su sé stesso o persino con gli altri perché prima o poi la crisi, morale prima che sanitaria ed economica, si risolva. Ma trovo che chi invece lo fa per questioni promozionali sia niente più che abominevole. E non esagero.

Non è solo perché, come raccontavo la settimana scorsa, per me il sistema socioeconomico di cui la pubblicità è una delle espressioni più caratteristiche, è un problema molto più serio del coronavirus, all'origine della maggior parte della sofferenza oggi. Il fatto principale, che mi fa proprio arrabbiare, è che l'autostima e la felicità personale sono questioni importantissime per la vita di ognuno di noi. Da questo punto di vista, ridurre un messaggio di speranza a un vuoto slogan promozionale fa proprio schifo.

Mi ha sempre irritato l'uso della positività e dell'"essere felici a tutti i costi" nel marketing; ciò che viene fatto in questo periodo però è anche più odioso, oltre che ipocrita. Ciò che mi disturba di più, però, è che la maggior parte delle persone apprezza questo tipo di pubblicità (anche perché altrimenti non le manderebbero in onda), e non si rende conto di quanto siano sbagliate. Di quanto, in particolare, lo sia sminuire un messaggio fondamentale come "andrà tutto bene" solo perché qualcuno ha bisogno di lucrarci sopra.

La domanda: anche tu trovi le pubblicità di questo periodo più irritanti del solito, nonché poco positive moralmente parlando?

Nessun commento:

Posta un commento

Il tuo commento è molto prezioso per me. Anche se mi vuoi insultare perché non ti piace quello che scrivo, fallo pure: a prendere in giro i maleducati mi diverto tantissimo! Ma a essere sincero preferisco chi si comporta bene: se lo farai anche tu, mi farai ancora più contento!