martedì 16 luglio 2019

L'esplorazione spaziale non serve?

Quasi di sicuro, lo saprai anche tu: questo sabato è il cinquantesimo anniversario di una delle più grandi imprese della storia dell’umanità. Beh, in realtà anche oggi lo sarebbe, visto che è la data di partenza della missione Apollo 11 da Cape Kennedy; tuttavia, il 20 luglio è di sicuro più significativa. È la data in cui il modulo lunare Eagle, con a bordo gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin, atterrava sulla Luna, la prima volta per l'uomo la superficie di un altro corpo celeste.

Forse fu un evento piccolo per due uomini, ma uno epocale per tutti noi (come dice anche la famosa citazione di Armstrong, che di certo conoscerai anche tu): per questo, tra quattro giorni saranno tante le celebrazioni per un anniversario così tondo. Ma sul web ci saranno anche un mucchio "reazioni negative": per esempio i soliti complottisti, che giurano che non ci siamo andati. Per quanto a me dia molto più fastidio un altro tipo di manifestazione: quella di coloro che, puntuali come un orologio, ci faranno sapere che secondo loro l'esplorazione spaziale non serve a nulla.

Serve davvero spiegare perché questa posizione sia insensata, contraddittoria e assurda in un'era come la nostra? In un mondo ideale, di certo non ce ne sarebbe bisogno; purtroppo, l'ignoranza abissale che serpeggia nella nostra società rende quasi necessario farlo.

Se non altro, dubito che gli individui di cui parlo sappiano che il computer con cui diffondono l'idea che l'esplorazione dello spazio sia inutile derivi dall'esplorazione dello spazio, anzi proprio delle missioni Apollo. Se prima i computer erano grandi come armadi, proprio con la conquista della Luna sono stati necessari calcolatori miniaturizzati e con soluzioni tecnologiche innovative. Soluzioni i cui sviluppi si possono trovare ancora oggi nei nostri computer.

Ma questo è solo un esempio tra i tanti: ci sono moltissime invenzioni nate in ambito spaziale che poi hanno contribuito a migliorare anche l'esistenza dell'uomo comune. Giusto per dirne un'altra: la videocamera del cellulare con cui ti scatti i selfie è stata sviluppata a partire da quella che la NASA mise a punto una ventina d'anni fa per equipaggiare le sue sonde. Non parliamo poi dei modi in cui la tecnologia aerospaziale ci rende la vita più facile, dal GPS alla TV via satellite.

Insomma lo spazio serve, eccome se serve. Serve oggi, e io credo che servirà sempre di più in futuro: in un pianeta sovrappopolato e in crisi come il nostro, c'è un disperato bisogno di un totale cambiamento. Un cambiamento che potrebbe anche essere una nuova guerra mondiale, o un totale collasso ambientale: cercare nuovi orizzonti nello spazio appare la via migliore e più costruttiva per tutti. E no, non è soltanto una mia idea, da sognatore amante di letteratura di fantascienza.

Lo ammetto: non mi piace chi basa la propria morale solo sulla mera ricchezza finanziaria, e vede giusto ciò che porta soldi e sbagliato ciò che non li porta. Ma anche chi è così materialista e aborra la mentalità da sognatore può avere pane per i suoi denti nello spazio. Perché lassù puoi trovare non solo ricchezza scientifica, e non solo l'uomo per andarci crea ricchezza tecnologica: lassù c'è anche ricchezza materiale, economica, con risorse in quantità inimmaginabili su questo sassetto minuscolo su cui viviamo.

Isaac Asimov, uno che ci ha visto lungo su tante cose, affermò una volta che il futuro dell'umanità non poteva che essere nelle stelle. Io non so se sposare il suo ottimismo o meno: siamo molto più bravi ad ammazzarci che a fare qualcosa di positivo per la nostra razza, e forse ci estingueremo prima di trasferirci lassù. Ma è pur vero che lo spazio può essere vita, una vita migliore per tutti. E che l'unica cosa che davvero non serve a nessuno mai è la mentalità retrograda che ancora ci tiene inchiodati, incatenati a terra.

La domanda: tu come la pensi sull'esplorazione spaziale?

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