martedì 7 agosto 2018

La musica è bella perché è varia

Se mi conosci almeno un po', forse non ti stupirà sapere che io amo Piero Angela. Sono un suo fan sin da bambino: se sono diventato l'amante della scienza che sono, lo devo in gran parte a lui. Già allora guardavo Quark e poi Superquark: una passione che continua tutt'ora e di sicuro non abbandonerò nemmeno in futuro.

Ciò non toglie, però, che anche Piero Angela è un essere umano, e in quanto tale non è immune dal fallimento. Per quanto mi riguarda, è quanto è successo per esempio con Superquark Musica: un progetto a cui il giornalista torinese teneva molto, che andava in onda subito dopo il Superquark "regolare". Mi spiace doverlo dire, ma per quanto mi riguarda è stato un format realizzato male, in maniera frettolosa e poco approfondita - il che stupisce, considerando la caratura e l'usuale professionalità del personaggio di cui parliamo.

Non mi aveva mai deluso, fin'ora. Ma anche se ora è successo,
continuerò a seguirlo e ad apprezzarlo ancora in futuro!
Giusto per fare un esempio: mercoledì scorso, l'ultima puntata della serie era incentrata sugli strumenti a corda pizzicata, tra cui ovviamente la chitarra. Da un documentario su questo strumento uno si aspetterebbe un approfondimento sul genere che più di tutti ha messo al centro questo strumento, ossia il rock e magari il blues, da cui esso è nato - e che a sua volta deve tanto ai chitarristi.

Puoi quindi immaginare la mia sorpresa quando ho constatato che in quella puntata di Superquark Musica non sia stato fatto nemmeno un accenno a questo genere. Non mi aspettavo che si occupassero di black metal norvegese, questo no: ma come si può pretendere di fare un documentario sulla chitarra senza parlare di gente come Robert Johnson, Muddy Waters, B.B. King, Bob DylanClapton e Hendrix? O di gruppi come BeatlesStones, The Who, Pink Floyd, Queen, Zeppelin, Purple e Sabbath - giusto per citare solo una piccola selezione tra i tanti?

Io in un documentario sulla chitarra avrei messo anche gente come Sex Pistols, Ramones e Nirvana: ok, le qualità tecniche dei rispettivi chitarristi non erano granché, ma è indubbio che anche questi tre gruppi abbiano influenzato migliaia di band successive. Di sicuro, ne hanno influenzati molti di più dei misconosciuti chitarristi jazz italiani di cui hanno parlato: bravissimi, per carità, ma che nella cultura musicale mondiale non hanno lasciato un solco paragonabile a nessuno di quelli che ho citato. E che meritavano almeno un po' di considerazione.

Ma a parte questo, all'interno di Superquark Musica sono state dette grosse castronerie, indegne di un programma di Piero Angela. Per esempio, sempre nell'ultima puntata l'esperto di jazz Adriano Mazzoletti ha presentato un chirurgo che suonava la chitarra da autodidatta con una tecnica a suo dire unica, mai imitata da nessuno. Ma non è vero: quella tecnica si chiama tapping. Magari è vero che il chirurgo l'ha inventata prima che Eddie Van Halen la rendesse famosa, non so dirlo: so però che migliaia di chitarristi rock e metal la usano, non è certo unica.

Forse però il vero problema di Superquark Musica era il titolo. Si fosse chiamato Superquark Jazz sarebbe stato meglio: in fondo, a parte qualche incursione nella musica classica, è proprio di jazz che hanno parlato per la maggior parte del tempo. Ma nemmeno da questo punto di vista in realtà il format è stato soddisfacente: in questo caso, la potrei persino prendere sul personale.

A me il jazz non piace, è noto. Ci sono però dei musicisti jazz che stimo: sono quelli che suonano la batteria. E a buona ragione: gente come Gene Krupa, Buddy Rich e Joe Morello sono stati tra i più grandi virtuosi dello strumento di tutti i tempi, e hanno inventato tecniche che io e chiunque altro abbia preso in mano le bacchette - anche in generi lontanissimi dal jazz - studiamo tutti i giorni. E, ovviamente, Superquark Musica non ha parlato per nulla di batteria: manco fosse uno strumento inutile, invece che uno dei pochi - forse l'unico - che si impiega in quasi tutti i generi musicali.

In generale, l'affermazione finale di Piero Angela, secondo cui con questo programma abbiano esplorato l'intero genio musicale umano è semplicemente falsa. Superquark Musica ne ha mostrato una parte molto minoritaria: un programma che vuole essere davvero comprensivo deve parlare di musica folk/tradizionale, di blues, del rock nelle sue mille sfaccettature, e poi ancora di  r'n'b/hip hop, musica elettronica, country, pop, musica caraibica e musica latinoamericana. Non solo di jazz e in parte di musica classica: generi che saranno pure considerati nobili da alcuni, ma non valgono oggettivamente più degli altri.

Sì, posso anche capire che Piero Angela è una persona vecchio stile (oltre che un eccellente pianista jazz): ha quasi novant'anni, e visto la sua grandezza riconosciuta può fare ciò che preferisce. Anzi, in un certo senso, da suo estimatore mi fa piacere che abbia realizzato qualcosa che era nei suoi desideri da tempo. Ma per quanto mi riguarda, per tutte le ragioni che ho già esposto, Superquark Musica non è uscito granché bene.

Avrei preferito un programma a trecentosessanta gradi, invece che uno centrato solo sul jazz. E non solo perché, a saperlo, non avrei fatto l'una di notte per seguire il programma. Soprattutto, perché ci sono decine, anzi centinaia di generi che meritano di essere ascoltati e scoperti: di conseguenza, chiunque pensi che un genere sia migliore di tutti gli altri - che siano nostalgici del jazz oppure quei fanatici del metal che mi è capitato spesso di incontrare - si perde qualcosa. E, soprattutto, non dovrebbe fare un documentario, che dovrebbe avere pretese di oggettività, riducendo l'intera musica a qualcosa che non è. Con tutto il rispetto per Piero Angela, ma questa è la realtà!

La domanda: hai visto Superquark Musica? Ma soprattutto: sei d'accordo sul fatto che concentrarsi su un solo genere sia riduttivo, e che la musica sia bella perché varia?

2 commenti:

  1. Non ho visto il programma, ma non sono particolarmente sorpreso che l'andazzo sia stato quello che hai descritto: penso che il buon Piero abbia approfittato di un'occasione unica per parlare del genere musicale che preferisce (d'accordo sul fatto che allora il titolo avrebbe potuto essere un "pochino" diverso).
    La musica è bella e anche varia, e per quel che mi riguarda adesso sono nel periodo post-ambient con annessa riscoperta dei Marillion (se non s'era capito dai miei ultimi articoli!) quindi in quel che viene definito neoprog.
    In futuro...chissà.

    ciao!

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    Risposte
    1. Decisamente: il titolo doveva essere diverso :D .
      Io comunque sono nel periodo che ascolto per la maggior parte metal (come faccio da decenni) ma sto imparando a comporre musica elettronica col computer. Giusto per ribadire che la musica è bella perché è varia :D .

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