Potevo cambiare argomento e lasciare da parte questa tradizione: ora che la mia esperienza di gelataio si è conclusa (o almeno, lo è per ora), potrebbe sembrare addirittura insensato parlarne. Invece, ho deciso di scriverci un altro post per mettere una sorta di pietra tombale sopra all'argomento e poi non trattarlo più. Perché nonostante l'ironia con cui l'ho descritta, per me è stata un'esperienza molto negativa.
Ho cercato però di mantenere anche la mia ironia per quanto a volte sia un po' amara. Ma nonostante questo, al momento non posso altro che essere felice. Come ho già detto, quella della gelateria è stata una brutta esperienza: di conseguenza uscirne è stato liberatorio, e nonostante i tanti problemi ora sto molto meglio di quanto sia stato nei quattro anni in cui ci ho lavorato. Ed è proprio per questo che le dieci cose (e non solo) nell'elenco qui di seguito non mi mancheranno mai più!
- Il dolore fisico: se avessi ancora la gelateria, potrei al massimo gestire la cassa (era proprio il mio compito, ma questo è un altro discorso). Per il resto, non riuscirei a compiere nemmeno i lavori più semplici, se non faticando tantissimo: colpa della mia precaria condizione fisica, che mi causa atroci dolori in tutte le articolazioni del corpo. Già quando ho iniziato era un problema: ma ora che sono peggiorato e che a stento riesco a fare cose come alzare pesi o persino rimanere in piedi per più di qualche minuto, sarebbe quasi impossibile. Ma sai che c'è? Per quanto sia una condizione molto dolorosa, tra i punti di cui parlo qui questo è quello che mi ha fatto soffrire meno nei quattro anni di gelateria. Se non altro il mio corpo non ci fa apposta a essere malato: non è come la stronzaggine della gente!
- Lo schiavismo: sembra un termine esagerato, non è vero? Beh, allora dimmi: tu come chiameresti la condizione in cui lavori, e lavori, e lavori ogni giorno e non hai mai un soldo, mentre a guadagnare sulla tua pelle sono solo altri? Perché proprio così è stato: ad arricchirsi con la mia gelateria sono stati solo i fornitori e le banche, mentre per me stesso il massimo che ho avuto la possibilità di spendere sono quaranta euro (e dico: quaranta euro!) per un videogioco, una volta. E se dopo quattro anni di duro lavoro mi ritrovo ora senza un soldo e pieno di debiti, sono comunque felice: almeno non devo fare più lo schiavo!
- La gente: sui clienti più stupidi ho già scritto ben tre lunghi post (uno, due, tre, se li hai mancati) negli scorsi anni, quindi non mi sembra il caso di ripetermi. Ma il cliente medio non è che sia tanto meglio: tra egoismo, maleducazione e pretese assurde, ne ho viste di tutti i colori in questi quattro anni. Mentre quelli che sono riusciti a stupirmi in positivo si contano sulle dita di una mano - massimo di due. Non che io abbia qualcosa contro queste persone, eh, a patto però che stiano almeno a cento metri da me - e che non provino nemmeno a comunicare, anche i social sono esclusi. Se mi si avvicinano di più, la loro stupidità già mi fa venire la nausea: ecco perché ti confesserò che il lavoro a contatto con la gente è la cosa che mi manca meno di questa lista - a eccezione dei due punti successivi, ovvio!
- La gente di Senigallia: la gente è ignorante e meschina, l'ho appena scritto; quella di Senigallia però è improprio persino chiamarla "gente". Per capacità intellettuali, le persone che vivono in questa
cloaca merdosaridente cittadina della costa marchigiana sono più vicine ai frutti di mare che agli esseri umani. In compenso, i frutti di mare sono più simpatici e possono essere mangiati: due pregi che i senigalliesi non possono vantare - del resto, di pregi da vantare non ne hanno neppure uno. Dici che esagero? Solo perché non li conosci! Considera questo: la mia gelateria è stata per un anno nel centro storico della loro città, e una percentuale vicina al 90% di clienti che ho servito proveniva da altre città. E in fondo, non è forse colpa loro se dopo tre anni in un posto sperduto tra i monti, in cui però sono riuscito a tenere su la baracca, mi è bastato un anno lì per andare a gambe all'aria? Questo per dirti che la loro stupidità non ha limiti, è paragonabile solo con la loro cattiveria: cattiveria che, per fortuna, in un modo o nell'altro gli ricadrà addosso. Se non altro perché ho giurato a me stesso che dedicherò la mia intera vita a vendicarmi di questa cittàdi merda. - Senigallia in sé: perché non sono solo i cittadini il problema di questo
buco di culoposto. Anche la città in sé sembra il frutto di un incubo di Lovecraft particolarmente malato: tra i parcheggi a pagamento ovunque messi acazzo di canecaso, l'intrico di vicoletti in cui beccarsi una multa è un attimo e la sporcizia ovunque (che cozza con quanto paghi di tasse per i rifiuti), sembra di stare in Burundi, invece che in Italia (no, ok, ora ho esagerato: se mi leggi e sei del Burundi, ti porgo le mie scuse per un paragone così infame). Per quanto mi riguarda, Senigallia è la cittàpiù merdosapeggiore del mondo: fosse legale, la farei saltare in aria con una bomba atomica anche in questo preciso istante. Ma non preoccuparti: sto facendo i miei piani per rimuoverla dalle cartine in modi meno cruenti e illeciti. Prima o poi ci riuscirò: allora il mondo mi acclamerà come l'eroe che ha debellato la piaga più grande dai tempi di Sabin e del vaccino contro la polio! - Il tempo perso: perché questo è stato ogni singolo secondo passato in gelateria negli ultimi quattro anni, da parte mia e di Monica. Come ho già detto, di soldi non ne ho guadagnati; non parliamo poi di soddisfazioni - parola che è rientrata solo da poco nel mio vocabolario dopo quattro anni di assenza assoluta. Vogliamo fare il confronto con adesso? Monica ha un nuovo lavoro: le porta via tempo, sì, ma almeno la pagano e non viene umiliata di continuo. Io invece sono disoccupato, ma visto che mi divido tra passioni costruttive come la scrittura e la musica e passatempi rilassanti, va benissimo. Se non altro, impiego il mio tempo per me stesso, per stare bene, per fare quello che voglio. Vuoi fare il confronto con prima, quando lo dedicavo alla gente di cui parlavo sopra, e comunque non avevo un soldo più di adesso?
- I truffatori: hai idea di quanti me ne siano capitati? Pagati profumatamente per fare dei lavori di qualità, li hanno fatti
di merdacon approssimazione, quando andava bene - in alcuni casi chiedendo anche più soldi quando la loro stupida incompetenza li portava ad allungare i tempi per risolvere i casini fatti. Sempre meglio, comunque, di quando mi è andata male: in quel caso questidelinquenti da impiccare in pubblica piazzasimpatici personaggi non hanno fatto nulla, hanno preso i soldi e sono scappati. Ma in fondo, è così che funziona in Italia, no? Io e Monica ci siamo sempre impegnati al massimo, abbiamo cercato di fare le cose con professionalità e onestà: per esempio posso vantarmi di non aver mai mancato di fare uno scontrino, per dire. Ed è per questo che la gelateria è andata a rotoli. Se invece avessi fatto come loro - fare il mio lavoro a cazzo di cane,inculare a sanguetruffare il prossimo e fregarmene di tutto e di tutti - sarei sicuramente ancora in piedi, e forse persino ricco. - L'umiliazione intellettuale: non scherzo se dico che mi piacerebbe essere un minorato come quelli che trovi sui social. Se non altro, non avendo tutti i miei pensieri, essere felice sarebbe molto più facile, non dovrei impegnarmi come faccio tutti i giorni. Purtroppo però sono intelligente: ecco perché dover servire dei palesi imbecilli con un quarto del mio QI e il portafoglio pieno per portare a casa una miseria è sempre stata un'umiliazione per me, l'ho sempre vissuta come una grandissima ingiustizia. Ma forse quella peggiore è che sono stati gli stessi imbecilli ad aver decretato la fine dell'azienda, preferendo ai miei gelati di altissima qualità prodotti di livello infimo, ma infiocchettati proprio per andare incontro alla loro idiozia. Sì, questo in fondo è anche colpa mia: anche io dovevo imparare (anzi sto imparando) a fare marketing - elegante parola inglese che si può tradurre nel meno elegante ma più veritiero "raggirare gli idioti". Ma non cambia il fatto che, anche se ora ne sono più consapevole, ho sempre saputo di valere molto di più di quello che è stato, fino a pochi mesi fa, il mio lavoro. E puoi giurarci che presto lo dimostrerò a tutti!
- Il muro di gomma: io e Monica ci siamo lasciati andare negli ultimi mesi in cui la gelateria andava male, subito prima di chiudere. Ma prima, anche quando le cose già volgevano al male, per quanto fossimo disperati abbiamo continuato a impegnarci per cercare di salvare la situazione, a far girare gli affari, ad attrarre la gente. Ma il risultato è stato uno zero assoluto: sembrava quasi che ci fosse un muro di gomma intorno a noi, che cercavamo di buttare giù ma che a ogni spallata ci faceva rimbalzare al punto di partenza. Di positivo c'è però che questo mi ha permesso di imparare una lezione - forse la più importante: alle persone non frega niente di te, a meno che non hanno anche loro un bisogno. È terribile, forse, ma è reale: sono tutti pronti a venire a chiederti favori, ma se sei tu a chiedere loro spariscono tutti. E in fondo, è partito anche da qui il mio cambiamento della fine dell'anno scorso: se tutti fanno così schifo, non posso contare su di loro per stare bene, devo contare solo su me stesso e al massimo sulle persone che davvero mi stimano. Chi se ne frega se sono poche: sia io che loro siamo comunque mille volte meglio di quelle
teste di cazzopersone che pensano di essere "giuste" facendo parte del muro di gomma - e invece sono solo un gregge di pecoroni più simili agli zombie dei film di Romero che a esseri umani veri e propri. - L'angoscia e la vergogna: questi sono stati d'animo che in gran parte ho sconfitto ancora prima di lasciar perdere con la gelateria. L'ho fatto grazie al corso della fine dello scorso anno - e di cui mi sembra superfluo parlare ancora. Ma non ne avrei sofferto nemmeno in precedenza, se non fosse per questa cultura malata, che ti impone di pensare, per esempio, che tu non sei una fottuta persona, con sogni e passioni diverse, ma solo il tuo lavoro. E che se il tuo lavoro non va bene, sei tu che non vali nulla, sei un fallito e un incapace: sapessi quanto a lungo mi sono sentito così in questi questi quattro anni! Per fortuna, poi ho imparato che questa è una bugia, e che non solo capita a tutti di fallire: soprattutto, che ogni fallimento può essere un'occasione importante per crescere. Questa lo è stato sicuramente: ho capito perché è andata male, e in futuro non farò gli stessi errori. Ma soprattutto, starò più attento, e non permetterò che per colpa delle miserie degli altri - che siano, stupidi, disonesti, indifferenti o una combinazione letale di più di questi fattori - qualcosa che voglio vada per il verso sbagliato. È una promessa che faccio qui e ora, in pubblico, ma soprattutto a me stesso!
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