martedì 30 agosto 2016

Altre 10 persone che non vorresti nel tuo locale

Chi segue Hand of Doom da almeno un paio di anni, sa bene che una delle sue tradizioni è la "classifica" di fine agosto sulle tipologie di clienti dei locali - in particolare della mia gelateria. Dopo 10 persone che non vorresti nel tuo locale del 2014 e 10 persone che vorresti nel tuo locale del 2015, poteva sembrare forse che l'argomento si fosse esaurito. Per quanto riguarda i clienti virtuosi, è effettivamente così: purtroppo però in questi anni ho vissuto così tante situazioni negative che posso elencare una serie enorme di comportamenti fastidiosi.

Nonostante questo, non ero del tutto sicuro di riuscire a trovare proprio altre dieci categorie, oltre a quelle già trattati - visto anche che ormai, con molta più esperienza rispetto al passato, mi irrito meno facilmente. Così, per preparare questo articolo un giorno mi sono messo a guardare con attenzione i comportamenti delle persone in gelateria. Ebbene, in questo modo ho individuato ben diciassette casi umani che in precedenza mi erano sfuggiti - sembra che scherzo oppure esagero, ma ne ho trovati davvero così tanti, credetemi.

Di questi ne ho accantonati sette, ma solo per il momento: sicuramente li troverete nell'omologo articolo del prossimo anno. Oggi invece potete leggere dieci nuove tipologie di clienti odiosi, come sempre in ordine sparso, sperando che vi strappino una risata. Prima di leggerli, a ogni modo, vi consiglierei di recuperare i due precedenti post, se non l'avete fatto in passato: non è necessario per fruire di questo post, ma almeno capite meglio il tono di questi post.
  • L'aspirante giornalista farlocco: è la perfetta manifestazione dell'aforisma di Oscar Wilde "a volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio". Proprio come i giornalisti da cui prende il nome, che chiedono "come si sente?" a qualcuno che ha appena perso famiglia e casa o "fa caldo?" a chi è in spiaggia a prendere il sole, l'aspirante giornalista farlocco è autore di domande di incredibile idiozia. Si va da "cos'è la panna?" a "ma nel gelato alle nocciole ci sono le nocciole?" (se vi sembra che me le stia inventando, vi giuro che le ho sentite con le mie orecchie - e un giorno raccoglierò le peggiori in un post), per intenderci. Il peggio però è che il commesso non può tirarsi indietro: la professionalità lo obbliga a prendere sul serio e dare una risposta scontata alla domanda stupida. Ma nel profondo non potrà che sentirsi preso in giro, e tra sé risponderà in ben altro modo. Quindi, caro signore che mi chiede se è chiuso, non si preoccupi: la gelateria è aperta, la lavagna con scritto "chiuso" a caratteri cubitali che ostruisce la porta serve solo come abbellimento. 
  • Il marziano: magari la categoria precedente può sembrare già abbastanza estrema, ma in realtà esiste anche una sua versione ancora più degenere. Quando vede un negozio, il marziano non sa minimamente cos'è e cosa si fa al suo interno. Per questo, entra in una gelateria e chiede il caffè o un pezzo di pizza; suppongo quindi che i gelati li vada a chiedere in ferramenta. Qualcuno potrebbe confonderlo con uno in cui l'analfabetismo scorre possente, ma visto che nel logo della gelateria sono disegnati due coni - è quindi anche a prova di analfabeta - l'unica spiegazione è che effettivamente sia nato e vissuto su Marte. Peccato solo che non ci sia rimasto: i marziani sono così irritanti che anche la persona più pacifica e tollerante dopo poco tempo proporrebbe di sparare agli astro-barconi prima che entrino nell'orbita terrestre. 
  • Il cieco selettivo: si tratta un personaggio con cui ho un conto in sospeso personale. Quando si serve della gelateria, la maggior parte delle persone prende il gelato dal banco gelati e poi paga in cassa (o viceversa); il cieco selettivo invece no. Siccome ha preso il gelato dalla persona che serve al frigorifero, è a quest'ultima a cui dà i suoi soldi. Non gli viene in mente nemmeno per un istante che l'altro commesso (io, di solito), quello che sta alla cassa sia lì per un motivo: probabilmente, è proprio perché non lo vede. È un comportamento irritante a metà: in fondo all'addetto ai gelati non dà fastidio. Ma ne dà molto al cassiere, sminuito dal fatto di essere stato ignorato. E così, mentre fa le acrobazie per non intralciare il lavoro del suo compagno, chi sta alla cassa non può che augurare il peggio possibile a chi non lo ha degnato di uno sguardo. 
  • Il tipo da salotto: è affetto da una forma particolarmente grave di cecità selettiva. Il tipo da salotto infatti non coglie la differenza tra un locale pubblico e casa propria: per lui sono la stessa cosa. Risultato: nonostante le domande che i commessi gli rivolgono per poterlo servire al meglio, lui non risponderà. Continuerà invece a chiacchierare con i suoi compagni o a farsi gli affari suoi, come se si trovasse appunto nel soggiorno di casa sua. Al contrario del cieco selettivo "lieve", il suo è un comportamento che fa sbarellare chiunque lavori in un locale pubblico. E se all'esterno il commesso continuerà con calma a ripetere le stesse domande, finché il tipo da salotto non si accorgerà finalmente di dove si trova, nel suo profondo ci sarà solo un vortice di imprecazioni verso tutte le divinità, che peraltro se le sono meritate. In effetti, con tutte le piazze e le strade che ci sono al mondo in cui farsi gli affari propri senza dare fastidio, l'arrivo del tipo da salotto proprio nel tuo locale è una coincidenza estremamente sfortunata. 
  • I litiganti: è un comportamento  che necessita la presenza di almeno due persone. Se è da solo, il litigante magari è anche un cliente piacevole e gentile. Quando però è con un suo simile, scatta il dramma: al momento del pagamento, i due casi umani cominciano a litigare su chi deve offrire il gelato a chi, creando una baraonda irritante. Il peggio però è che nella maggior parte dei casi è il commesso a farne le spese: viene tirato in ballo dai due contendenti per scegliere chi deve pagare, e ovviamente sarà insultato da chi non viene scelto. Il lavoro gli impone, a quel punto, di sorridere e tirare avanti, e così lui fa, ma solo per dovere. Se potesse infatti il commesso prenderebbe ogni banconota che gli viene data - se entrambi vogliono pagare, dopotutto è la soluzione più equa - e poi calcerebbe entrambi i litiganti a calci in culo. Se proprio vogliono scontrarsi, che lo facciano su un ring, non nel suo locale. 
  • Il re del caos: spesso il suo arrivo è preannunciato da un crescente rumore. Una motocicletta particolarmente rumorosa, un martello pneumatico, un aereo che vola basso, un attacco terroristico? Il dubbio si scioglie però quando il re del caos entra, immergendo l'intero locale nel volume sonoro generato dalla sua bocca, di un'intensità mai sentita nemmeno ai concerti death metal più potenti. Qualsiasi altro suono all'interno ne viene  assorbito: i commessi non riusciranno più a sentire gli ordini degli altri clienti, né la propria voce o i propri pensieri. Dovranno quindi comunicare a gesti o leggere le labbra, almeno finché il re del caos non sarà stato servito a sua volta e avrà il locale. Solo allora, mentre la scia di rumore starà scemando, i commessi potranno finalmente andare nel retro a mettere un po' di ghiaccio sui loro poveri timpani. Se quindi siete preoccupati per i pericoli causati dall'acceleratore di particelle del CERN, lasciate perdere: visto che un suono di 1100 decibel può generare un buco nero, è più probabile che la fine venga da un locale che ospita una riunione di re del caos. 
  • Il principe del caos: non è altro che la versione sotto ai quattordici anni del re del caos. Si tratta di un ragazzino abituato a essere servito e riverito dai genitori-servi, di solito con celerità assoluta. Per questo, quando entra in gelateria, il principe del caos non accetta la minima attesa: comincia a urlare come una scimmia, ripetendo di continuo i gusti che vuole, finché il commesso, dopo un attacco fulminante di emicrania acuta, non riesce finalmente a ritrovare le forze e a completare l'ordine. Se il principe del caos è già problematico da solo, in compagnia è assolutamente devastante. La cacofonia corale che si viene a creare è a quel punto così intensa che ogni volta mi stupisco di come la mia testa sia ancora al suo posto, e sia riuscita a non esplodere. 
  • La fontanella: può essere considerato una versione alternativa del principe del caos. Anche la fontanella è sempre un bambino, ma non infastidisce il prossimo con le sua vocetta acuta e petulante: riesce a fare anche di peggio. Per un motivo o per un altro, questo soggetto infatti non trova altro da fare che cominciare a piangere, producendo un rumore pari a quello di un aereo a reazione - ma più irritante. Facendo così, mette a rischio non solo vetri e vetrine del locale, ma anche la pazienza dei commessi, che cercano di servire la famiglia il più in fretta possibile affinché possano andarsene subito, portando via il piccolo indemoniato. Nei casi peggiori l'unica soluzione è chiamare un esorcista, ma dall'altro lato c'è da dire che la fontanella potrebbe anche essere utile. Se infatti ognuno avesse la propria occasione di lavorare in una gelateria, e subire gli assalti di fontanelle, principi del caos e piccoli Attila, il problema della sovrappolazione magicamente sparirebbe. Anche se poi rischieremmo la sottopopolazione. 
  • Il silenzioso totale: è l'esatto contrario del re del caos, ma ciò non significa che sia meglio. Entra in gelateria senza fare quasi rumore, spaventando i commessi se non stanno guardando. Fino a qui in realtà va tutto bene: ci sono silenziosi "moderati" che fanno così, ma poi ordinano e vanno via senza causare fastidi. Il problema è però coi silenziosi "totali", che oltre a camminare riescono in qualche modo anche a parlare senza far rumore. E poi, quando puntualmente non vengono capiti, magari si arrabbiano pure coi commessi, perché non hanno intercettato i loro sussurri . Particolarmente deleteria è la situazione in cui si trovano nel locale insieme un re del caos e un silenzioso totale. Non solo è impossibile servire adeguatamente il secondo: il confronto fa anche disperare i commessi, la cui unica speranza era una via di mezzo tra i due estremi che possa essere servita senza tanti patemi. 
  • Il no global: le politiche imperialistiche degli Stati Uniti e il dominio del suo modello capitalistico nel mondo sono argomenti su cui si può discutere a lungo e trovare tanti punti di vista. Se però vieni da qualche paese non anglofono, e prima di una gita nel nostro paese non ti prendi la briga di imparare né l'italiano né l'odiato inglese degli americani, allora c'è solo una certezza: sei un cretino. Ovviamente a farne le spese sono i lavoratori dei negozi, che devono faticare per decifrare gesti e termini incomprensibili in chissà quale lingua e magari beccarsi anche i rimproveri se non ci riescono. E non si può nemmeno lamentarsi di loro: probabilmente  tutto ciò che sanno dell'italiano sono proprio le parolacce. Insomma, i no global in un locale sono una piaga assoluta, così tanto che non mi stupirebbe se dietro ai politici xenofobi che chiedono la chiusura dei confini e la fine dell'Unione Europea ci siano ex-negozianti con traumi nascosti.

6 commenti:

  1. Insomma ci vuole tanta tanta pazienza, eh? Molto divertenti queste tue descrizioni, anche se incontrare questi personaggi deve essere tutt'altro che simpatico :)

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    1. "Tutt'altro che simpatico" è dire poco :D . A volte mi stupisco di come io sia riuscito a non uccidere nessuno, dopo tre anni di gelateria. Anche se ho in mente di scrivere una storia, un giorno, con protagonista uno che fa il mio stesso lavoro e sembra normale, ma che nel tempo libero si trasforma in serial killer e fa fuori tutti i clienti che si sono comportati male :D .

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  2. Senti Mattia...ma perché non ti cimenti in un romanzo umoristico? Questo post è favoloso! :-D
    p.s.: l'idea del gelataio serial killer è bbona: come firma lascia una pallina di gelato alla nocciola. Anzi ogni volta di gusto diverso, così la solita psicologa criminale che crede di sapere tutto va fuori di testa!

    ciao!

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    1. Non credo che un romanzo umoristico possa riuscirmi bene. Se è (relativamente) facile far ridere per un post di questa lunghezza, un intero romanzo richiede una maestria che io di sicuro non ho. E poi ho già provato con qualche racconto comico, e non ha avuto gli effetti sperati. Preferisco quindi rimanere sui miei classici toni cupi e drammatici, che mi riesce meglio :D .

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  3. Mi sono piaciute queste descrizioni, le hai rese molto bene. Chi lavora a contatto con il pubblico ha una raccolta infinita di ritratti e di aneddoti. Non ti dico quando lavoravo al check-in dell'aeroporto! Tipo quando una signora ha visto la sua valigia allontanarsi sul nastro e ha pensato bene di salirci anche lei... ;)

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    1. Divertente come aneddoto, quello della signora. Grazie per averlo condiviso :D . Per il resto, non posso che darti ragione: sicuramente ne ho tante altre da raccontare. Pensa solo che ho già in mentre altri 2-3 post per gli ultimi giorni di agosto dei prossimi anni :D .

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