martedì 27 marzo 2018

Concorsi letterari: l'utilità nell'inutilità

Non lo faccio certo per vantarmi, ma posso dire di avere una certa esperienza in fatto di concorsi letterari. Come sai se mi segui da un po', sono ormai alcuni anni che partecipo a questo genere di competizione, e mi è capitato di essere selezionato un paio di volte tra i vincitori. Ed è una situazione che dura tutt'ora: anche quest'anno ho intenzione di partecipare ad almeno tre di essi.

Dopo tutto questo tempo, posso dire di aver imparato almeno due cose fondamentali sui concorsi letterari. La prima è che non solo partecipare, ma anche vincerne uno spesso è del tutto inutile, specie se uno spera che possa essere un qualsiasi tipo di trampolino di lancio La seconda invece è che anche in questa inutilità c'è molto di utile che si può imparare. E no, non è una contraddizione.

Da un lato, come detto i concorsi non servono a molto, se uno intende vincere per diventare uno scrittore famoso, o anche solo per fare in modo che il proprio nome cominci un po' a girare. E se poi non sono concorsi per romanzi ma per racconti - come quelli a cui partecipo io - ancora peggio.

Purtroppo, questo è un fatto assodato: in Italia abbiamo una cultura davvero scarsa, per quanto riguarda la forma del racconto. Nonostante uno dei testi fondativi della nostra lingua, il Decameron di Boccaccio, sia proprio una raccolta di novelle brevi, i lettori italiani preferiscono da sempre i romanzi veri e propri. E nulla sembra stia cambiando nemmeno ora, nonostante una narrazione breve come il racconto sembri la più adatta a un mondo frenetico come quello odierno, in cui siamo sempre di corsa.

È così, le antologie di racconti - specie se di autori esordienti - sono bistrattate da chiunque e vendono giusto pochissime copie. E anche se non ho i dati per affermarlo con certezza, sono abbastanza convinto che la maggior parte sia acquistato dagli stessi vincitori come vezzo da esporre e da mostrare agli altri.

Non che ci sia nulla di male in questo: io ho entrambe le antologie in cui sono presenti miei racconti. Devo dire però che io le ho anche lette, e non solo: se un racconto mi era piaciuto, ho  persino cercato l'autore sul web e mi sono messo a seguire il suo blog (nei rari casi in cui ce l'aveva: ho notato che molti non hanno nemmeno quello). Ma quanti degli altri scrittori hanno fatto lo stesso? Anche qui, non ho dati per un'affermazione scientifica al cento percento, ma l'impressione e che io sia l'unico, o quasi. E che spesso i racconti interessino poco anche a chi ne scrive.

Ecco quindi che se uno partecipa a un concorso simile con l'intenzione di farsi conoscere o leggere da un pubblico, anche se piccolo, ha già perso in partenza. Ci sono tanti modi migliori per farlo: persino il blog stesso lo è, per quanto anche la blogosfera italiana non sia molto frequentata. Ma i concorsi letterari no: da questo punto di vista, sono davvero una totale perdita di tempo.

Eppure, al tempo stesso, un concorso può dare tanto a uno scrittore. E non parlo solo di quelle rare manifestazioni che a una vittoria fanno seguire una pubblicazione importante; né penso a quelli con una giuria di livello, tra cui magari ci si può far conoscere e trovare qualche sorta di "aggancio" (improbabile, ma non impossibile). No: parlo di qualcosa di ancor più prezioso, che lo scrittore può trarne a livello interiore, e persino a prescindere dall'eventuale vittoria.

In primis, per chi come me considera la scrittura un gioco, un concorso è una bella opportunità di divertirsi di più. Già potrebbe essere un incentivo sufficiente: al di là di questo, però, c'è qualcosa di ancora più importante che questa competizione può dare: aiutare uno scrittore a uscire dagli schemi e dalla sua zona di comfort. Il che credo sia fondamentale per ogni artista creativo.

La maggior parte dei concorsi ha un tema fisso, o determinati limiti stilistici: entrambi questi fattori possono essere uno stimolo notevole. Pensare a nuove idee che rientrino nei limiti del regolamento e creare così nuove storie, che magari altrimenti non sarebbero mai state concepite, è tra le cose più costruttive che uno scrittore possa fare. Se non altro perché, attraverso la spinta a osare, a superare i propri limiti, ad andare dove non si è mai stati, si riesce ad affinare la propria abilità, a imparare e a scoprire cose nuove: in ultima analisi, è un processo che porta a crescere e maturare.

Me ne sono accorto anche io: a ogni nuovo concorso a cui ho partecipato, ho fatto un passo in avanti, e il mio stile e la mia prosa si sono migliorati. Ma soprattutto, ho appreso la capacità di adattarmi a più situazioni diverse, a racconti di diversi generi, che forse non avrei affrontato altrimenti. E se il primo potenziamento in fondo non è stato grandissimo (altre cose mi hanno fatto crescere di più), forse senza i concorsi quest'ultimo risultato non sarebbe stato possibile.

Ed ecco perché continuerò anche in futuro a partecipare ai concorsi: non sono solo un divertimento, ma anche un'importante opportunità di maturazione. O almeno, possono esserlo per chi li prende così: perché in questo caso, come in tantissimi altri nella vita, è una questione di mentalità. I concorsi letterari in fondo non sono né utili né inutili: se la tua esperienza nell'affrontarli sarà l'una o l'altra, dipende alla fine solo da te!

La domanda: hai mai partecipato a un concorso letterario? E che ne pensi di queste competizioni: utili o inutili?

4 commenti:

  1. Ho iniziato a scrivere una decina di anni fa, e nei primi cinque-sei anni ho partecipato a molti concorsi. Alcuni li ho vinti, in altri mi sono piazzata e in altri no, ma sono state comunque esperienze interessanti. Il limite di battute, il soggetto obbligato, insegnano a fare muovere bene la fantasia anche nel "recinto", per scoprire che non esiste recinto capace di limitarla. Non c'è utilità pratica, a parte economica, a volte; non si viene notati dall'editoria per questo tipo di successi. Per me sono state comunque esperienze piacevoli e istruttive, e mi hanno incoraggiata a continuare a scrivere, perché ciò che scrivevo poteva piacere.

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    1. Concordo con tutto, specie con la tua conclusione - mi hai fatto rendere conto che questo punto l'ho tralasciato completamente nell'articolo. Però è indubbio che sia uno dei lati positivi più grandi dei concorsi: se vinci, è una gran bella botta in positivo all'autostima :) .

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  2. Ho partecipato a un concorso e alla fine il mio racconto (brevissimo, per regolamento) è stato anche scelto.
    La cosa buffa? Non ho mai acquistato l'antologia... figurati XD
    La vedo come te, comunque... ma è vero: il blog è più utile!

    Moz-

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    1. Pensa, io al tuo posto l'avrei acquistata a tutti i costi :D .

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