Per esempio, riflettendo (e suonando, anche!) in questi giorni mi sono accorto dell'esistenza di un principio che non ho citato, ma di cui vale la pena di parlare. Rispetto a quelli del post di martedì è un argomento un po' più tecnico, ma questo non lo rende meno importante. Di cosa sto parlando? Del grande valore che hanno le pause e gli spazi.
Le pause nella musica |
Come sarebbe per esempio un pezzo come "Rock and Roll" dei Led Zeppelin senza gli stacchi di John Bonham (batterista che tra l'altro è uno dei miei idoli)? Risulterebbe probabilmente meno dinamica e catturante, anche con delle rullate molto complesse e tecniche al posto di quelle pause. Mentre quelli che ci sono riescono a lanciare a meraviglia i passaggi successivi.
E invece per la scrittura? La situazione è più o meno analoga: l'equivalente delle note, le parole, devono allo stesso modo essere piazzate in maniera precisa e suonare bene. Ma anche le pause sono importanti e devono funzionare a dovere: in questo caso, parliamo quindi di ciò che crea spazio tra le parole e dà loro respiro, ossia la punteggiatura e la formattazione dei paragrafi.
Peraltro, ultimamente mi accorgo spesso che tendo a trovare più scorrevoli e a immergermi meglio in quei libri che hanno i giusti spazi, senza periodi troppo lunghi e con la giusta scansione dei paragrafi. Quelli invece che contengono spesso frasi troppo estese o senza punteggiatura, oppure paragrafi che non finiscono mai tendono a piacermi di meno, se non altro perché è più difficile leggerli e ci metto più tempo a farlo.
Credo insomma che un buon musicista, come un buono scrittore, deve saper padroneggiare non solo note e parole, ma anche gli spazi che le dividono, e trarre il meglio da entrambi. È anche vero, tuttavia che chi scrive è avvantaggiato rispetto a un musicista: può essere aiutato da un editor per quanto riguarda i ritmi, la punteggiatura e gli spazi tra i paragrafi. Ma è comunque bene acquisire da sé questa abilità: altrimenti la vedo difficile trovare una casa editrice oppure un editor disposto a faticare come un mulo per rendere leggibile il tuo testo!
La domanda: cosa ne pensi del valore degli spazi?
Beh, le frasi non proprio brevi potrei considerarle una mia caratteristica, e preferisco usare quelle brevi per sottolineare un fatto o uno stato d’animo.
RispondiEliminaPotrei usare periodi lunghi per esprimere un flusso di pensieri del personaggio e poi una frase breve per mostrare - che so – una presa di coscienza.
Appunto.
Non ho un grande amore per le frasi brevi, perché, leggendole, in più di qualche occasione ho avuto l’impressione di leggere i pensierini dei compiti in classe di terza elementare.
Qualcosa del tipo:
“Ieri era il mio compleanno. C’era molta gente. Ho ricevuto molti regali. Ero contento”.
Mi spiego? :-)
Vero, anche usarne di troppo brevi - o usare troppo spazi, per continuare col parallelismo - può non essere produttivo. Ma come sempre nella vita ci vuole equilibrio :) .
EliminaComunque mi sto accorgendo di qual è il tuo stile leggendo il tuo "Un filo di luce nel cielo". Non mi dispiace come scrivi, ma devo ammettere che vado un po' più lento a leggere rispetto alla mia media, proprio per le frasi lunghe. Non che sia un problema, comunque (non è mica una critica negativa, eh!): in fondo mi sta piacendo leggerlo ^_^ .
Graaaaazie! E' un bel complimento! :-)
RispondiEliminaPrego ^_^ .
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