Vi ricordate quel che ho scritto circa un mese fa sui miei problemi informatici? Se ve lo siete persi, ecco un riassunto: in pratica il mio computer è defunto, ma almeno c'era il vecchio computer di Monica, una soluzione provvisoria ma con cui almeno non avrei più vissuto nell'incertezza. Almeno, così credevo, ma domenica scorsa anche l'altro computer è crashato in maniera grave. Per ripararlo, ci vogliono un sacco di soldi, molti di più di quanto io mi possa permettere; così tanti, peraltro, che conviene spendere qualche altro soldo e comprare un computer nuovo, invece di ripararne uno così vecchio. Mi ritrovo quindi di nuovo senza computer, e stavolta senza nemmeno la possibilità di una soluzione di ripiego: se in questi giorni sono riuscito ad andare avanti con i miei blog è solo grazie ad altre persone che mi hanno prestato i loro. Ma non è la stessa cosa: di sicuro scrivere su un computer che deve tornare indietro, senza la tranquillità di poterlo tenere quanto si vuole, non aiuta. E così, il mio proposito di finire la prima stesura del mio romanzo entro marzo (ossia, un anno dopo il suo inizio), fattibile anche dopo i problemi informatici di dicembre, è andata definitivamente in fumo.
In realtà, forse a marzo una possibilità di avere un computer nuovo ci sarà. Il 19 marzo infatti sposerò Monica, e dai soldi che riceveremo come doni di nozze si potrebbe spenderne qualcuno per comprare un computer. Questo è tutt'altro che sicuro, tuttavia: purtroppo il mutuo che abbiamo contratto per aprire la gelateria è molto oneroso, e dobbiamo di continuo fare salti mortali per pagarlo. Peraltro, questo è proprio il motivo del matrimonio: visto che il Jobs Act del governo ha cancellato il tipo di contratto di lavoro di Monica, l'unica via per non dover vendersi un rene per pagare le tasse è assumerla come collaboratore familiare, il che implica appunto lo sposarci. Per carita, io amo molto la mia ragazza, altrimenti non avrei mai accettato di farlo: tuttavia, ci sono diversi fatti che mi rendono questa decisione indigesta. In primis, il fatto che sia una scelta obbligata, dettata dal mantenere un lavoro che odio, poverissimo di soddisfazioni e di soldi e ricchissimo di stress e di spese; sarebbe stato sicuramente meglio farlo convinto in un periodo di serenità, invece che per costrizione in uno dei periodi più confusi e brutti della mia vita. C'è poi da dire che, a parte la gelateria, non c'è il minimo motivo per farlo. Quando penso a un matrimonio, l'immagine è di una coppia che finalmente si stacca e va a vivere in una casa propria, con una sua stabilità economica. Di tutto questo noi non abbiamo manco l'ombra: il locale non ci mantiene, e una casa nostra sembra un miraggio lontanissimo. E poi, già conviviamo da anni: quindi, perché farlo?
Aggiungiamoci poi che ho continui e persistenti problemi di salute, che ultimamente sono diventati debilitanti. Non solo, così, non posso permettermi di fare un altro lavoro (prospettiva che peraltro non mi piace), lasciando la gelateria a Monica, ma comunque è qualcosa di odioso. Ho sempre rifuggito droghe, alcool, persino il fumo, il mio unico vizio è di essere una buona forchetta (ma nemmeno tanto: sono in sovrappeso, ma non in maniera patologica): nonostante questo, a ventisette anni mi ritrovo quasi a non camminare, ad avere continue emorragie e a farmi male facendo cose che per tutti gli altri sono atti banali (si, pure scrivendo al computer, anche se stringo i denti e tiro avanti).
Tutto questo, unito, fa si che la mia esistenza sia molto grama: vivo alla giornata, sperando che non succeda niente di male, ma sono poche le volte in cui non c'è almeno qualcosa che non vada storto. "No future" cantavano i Sex Pistols, e in effetti è così che mi sento: non ho più speranze, e mi sento in trappola, costretto in una vita insopportabile. Se non fossi un razionalista, direi che c'è qualcuno lassù che mi perseguita, che mi ha maledetto, il che sarebbe un bene: dare la colpa a qualcuno di tutte queste sfortune sarebbe una consolazione, anche se molto magra. Invece, purtroppo non credo sia colpa di nessuno, neanche mia: devo solo accettare che nell'ultimo periodo la mia vita sia stata una sequenza ininterrotta di coincidenze negative, su cui non ho avuto nessun controllo, sballottato come alla deriva. E così, sono costantemente depresso e ogni tanto ho bisogno di sfoghi come questo: non che mi piaccia, però, perciò al solito vi chiedo scusa. E, come sempre, cercherò di far si che il prossimo post sarà più allegro!
La domanda: oggi non ne ho. Se però vuoi rincuorarmi o semplicemente dire qualcosa nei commenti, siete assolutamente i benvenuti.
venerdì 22 gennaio 2016
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Ma sei talmente giovane! Mi dispiace sentirti così giù di morale.
RispondiEliminaProva a cambiare la prospettiva: e se il matrimonio fosse, al contrario, un regalo inaspettato che sopraggiunge non nel periodo sbagliato e magari rappresenta una svolta nella tua vita in questo momento un po' difficile?
Non sei in trappola e la vita non è insopportabile; la vera trappola è pensare di non avere speranze. E quelle non devi lasciarle morire mai!
Per quanto possano esserti utili le mie parole, ti auguro tutto il coraggio che ti serve per vedere le cose in modo diverso e per non pensare sul serio che lassù qualcuno abbia deciso di farti soffrire.
Non ti preoccupare,tutte le parole sono utili, quindi comunque ti ringrazio. Purtroppo è difficile spiegare che cos'è la depressione, e del perché si, invece, la vita per chi ne soffre come me è insopportabile. Probabilmente non dovrei nemmeno parlarne, specie con sfoghi del genere, che non piacciono a nessuno (è il post meno commentato dall'inizio dell'anno, in effetti :D ). Ma il fatto è che ogni giorno vivo così, e ogni tanto è così brutta che sento il bisogno di scrivere questi post, anche se poi mi dispiace :) .
EliminaNon dispiacerti! Se parlandone, o meglio scrivendone riesci a stare un pizzico meglio... è un bene che tu lo faccia tutte le volte che vuoi! :)
EliminaBeh, un po' mi dispiace: in fondo, come dicevo, questo tipo di post non ha molto appeal. Infatti domani parlerò di scrittura :D .
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