martedì 13 marzo 2018

8 brutture fastidiose nelle opere di fantascienza

Ci scommetto: se ti dico che la fantascienza è il mio genere letterario preferito, la cosa non ti stupirà - a meno che questo non sia il mio primissimo post che leggi. Del resto, non ne ho mai fatto mistero: qui su Hand of Doom, e non solo, ho parlato più di una volta del perché mi piaccia, e dei motivi validi per leggerla.

Ma, come succede anche altrove, nemmeno nei confronti di questa preferenza mi comporto da fanatico, né la glorifico a prescindere: anche la fantascienza ha i suoi bei difetti, i suoi punti deboli e i suoi cliché triti e ritriti. Spesso non ne sono immuni nemmeno alcuni tra i grandi classici del genere, anche se lì gli stereotipi peggiori sono più giustificabili: in fondo, all'epoca non erano tali. Ma negli ultimi tempi, con l'aumento di chi scrive opere del genere, questi problemi si sono diffusi parecchio: il risultato è stata l'uscita di tantissime storie banali e con poco da dire.

Cercando "fantascienza", questa è una delle prime immagini
che ho trovato. Un po' banale, forse, ma bella!
Riflettendo sull'argomento, ho trovato parecchi di questi cliché e luoghi comuni, molti di più di quelli che poi ho deciso di trattare qui. Per brevità, ho deciso di inserire in questo articolo solo gli otto che mi danno più fastidio. Ma non solo: sono quelli che mi è capitato di riscontare con maggiore frequenza, specie nelle storie di scrittori alle prime armi. Come sempre in ordine sparso, eccole qui di seguito.
  • I soliti alieni: essendo un topos tipico della fantascienza - forse il più classico di tutti - gli alieni a oggi sono diventati un vero cliché. Questo in realtà non è per forza un male: dopotutto, penso che gli scrittori davvero bravi - e questo vale per ogni genere - siano non tanto quelli che evitano del tutto gli stereotipi (il che è quasi impossibile), ma quelli che li sanno rimaneggiare in modo da non sembrare troppo triti e banali. Purtroppo, non tutti ci riescono, e il risultato sono storie con la classica invasione aliena o le solite razze militariste, o ancora con la tipica natura extraterrestre ostile a prescindere (stile Alien, insomma). Oppure, nella letteratura parliamo di storie con gli alieni che alla fine, sorpresa, si scoprono umani e viceversa. Insomma, opere molto banali: per fortuna che ce ne sono altre, come per esempio quella di Arrival, che invece sanno dare un contributo meno scontato alla causa. 
  • La scienza for dummies: quante volte in un'opera di fantascienza hai sentito, per esempio, suoni che si propagano nel vuoto dello spazio?  Immagino tantissime: sono tra gli errori più comuni (e più abusati) del genere. Del resto, ho come l'impressione che alcuni affrontano il genere con conoscenze un po' limitate in discipline come fisica o astronomia. Non per forza questo è un problema: se l'ambito di appartenenza è la fantascienza soft - quella che si concentra su trame e personaggi, più che sul rigore scientifico - non serve essere precisi al millimetro per riuscire bene. È ciò che fa Star Wars: è più fantasy che fantascienza e funziona pure senza alcuna pretesa di essere corretto dal punto di vista scientifico. Ma se invece vuoi scrivere fantascienza hard, certi strafalcioni non sono accettabili, vanificano tutti i suoi sforzi di essere realistico: qualche errore nei dettagli più piccoli può anche andare, ma mostruosità più grandi sono da evitare (come i suoni nello spazio, appunto) come la peste. C'è poco da fare: per questo genere una conoscenza ampia di certe discipline scientifiche è necessaria.
  • Troppa fortuna: purtroppo per noi (non solo scrittori di fantascienza) l'universo fuori dalla nostra atmosfera non è il posto adatto per la vita degli esseri umani. Di conseguenza, ogni minimo errore o incidente potrebbe portare chiunque si trovi là alla morte. Ma in una storia decente i personaggi non possono lasciarci le penne in fretta e tutti insieme: perciò molti autori del genere, per evitare loro questo destino, inseriscono coincidenze o colpi di fortuna improbabili che consentono loro di sopravvivere. Anche questo a piccole dosi non dà fastidio: se succede una volta in tutto il libro (o in tutto il film), ci si può anche stare. Ma basarci tutta una trama non porta a grandi risultati: è per esempio il caso di Gravity. Senza dubbio, visto al cinema in 3D è un'esperienza visiva notevole, ma la trama è davvero improbabile: se la situazione fosse stata reale, i protagonisti sarebbero morti entrambi al minuto tre. Tuttavia, ovviamente così non ci sarebbe potuto essere nessun film. 
  • Factotum e fenomeni: che siano super intelligenti oppure semplicemente eccezionali a livello pratico non importa, questo tipo di personaggi sono poco credibili in ogni caso. Per fortuna non mi è successo troppo spesso di incontrarli, ma a volte capita che in un'opera di fantascienza un'inventore realizzi un astronave in un mese con un martello e tre lastre di metallo, oppure un super genio impari a pilotarne una con maestria da veterano appena si siede ai comandi alla prima lezione. In un fantasy questo è accettabile - se uno è "il prescelto" della profezia, per forza deve essere un fenomeno - ma non lo è in una storia di fantascienza, per definizione più realistica. Al massimo potrebbe esserlo se il soggetto in questione è una creatura particolare oppure qualcuno che ha potenziato le sue capacità in qualsiasi modo. Spesso però a riuscire in queste imprese è un essere umano normale, che risulta perciò quasi una Mary Sue: non un caso, tra l'altro, se queste figure abbondano soprattutto nelle storie di scrittori alle prime armi!
  • Viaggi nel tempo a caso: anche quello del viaggio nel tempo è non solo uno dei topos tipici della fantascienza, ma anche uno dei più vecchi (La macchina del tempo di H.G. Wells risale addirittura del 1895). Forse è anche per questo che a uno da poco a contatto con la fantascienza può sembrare uno stereotipo facile da maneggiare: in realtà però non lo è affatto! Vista la sua delicatezza e la sua particolarità, è molto facile che si creino incongruenze o paradossi, e se non li si sa gestire la trama può risultare incoerente. Un bravo autore del genere riesce lo stesso a farlo: sceglie una teoria sul viaggio nel tempo (che sia quella a molti mondi o quella del "ciò che è successo è successo") e ci ricama sopra senza mai uscire dai suoi limiti. Ma mi è capitato a volte di leggere storie che invece si incartavano su sé stesse, e alla fine non spiegavano nulla oppure dovevano ricorrere a deus ex machina poco probabili per uscire dai paradossi e dai circoli viziosi che si creavano. Ed è per questo che se uno non è capace di architettare fin nei minimi particolari i suoi viaggi nel tempo, forse è meglio evitare di trattarli!
  • La scienza soluzione di ogni problema...: questo cliché non è diffuso solo nella fantascienza, ma anche altrove, in generi molto più popolari. Mi vengono in mente per esempio quei telefilm come CSI, in cui si riescono a ingrandire una foto all'inverosimile senza sgranarla o a trovare tracce di DNA in condizioni impossibili. Si tratta di storie davvero poco realistiche: per la sua stessa natura, la scienza e la tecnologia hanno dei limiti ben precisi, che non si possono piegare a proprio solo perché la trama lo richiede - o almeno per quanto riguarda per la prima. Per quanto riguarda la seconda: magari in futuro imprese simili saranno possibili, ma è stupido ambientare queste storie nel presente e renderle improbabili (nonché farlo magari solo perché la fantascienza è considerata di serie B). In fondo, le leggi della fisica sono come la magia nel fantasy: meglio non abusarne, anzi è meglio che siano un ostacolo, più che un aiuto per i protagonisti. Altrimenti si rischia di produrre storie non solo inverosimili, ma anche senza il giusto conflitto - il che le condanna a essere noiose e poco emozionanti. 
  • ... o fonte di tutti i mali: sono sempre stato abbastanza critico verso qualsiasi forma di luddismo o di mentalità retrograda. Per esempio, a quei tanti che scrivono che internet è il male (e lo fanno su Facebook!), o che lo sono gli smartphone, rispondo sempre che la tecnologia non è né buona né cattiva, dipende solo dall'uso che se ne fa. Ma se è uno scrittore di fantascienza a essere retrogrado, si passa proprio all'assurdità: come può una persona che glorifica il passato e sminuisce il presente (o peggio, la scienza) fare qualcosa di buono col genere che per antonomasia guarda al futuro? Non è un caso che tutti i grandi romanzi ambientati in realtà negative parlino in realtà dei lati peggiori dell'uomo: le tecnologie sono solo una loro estensione, ma non il nemico in sé. Scrivere invece un racconto su cui dici quanto fa schifo, per esempio, l'informatica (e magari lo hai steso al computer? Coerente!) non ha il minimo senso. Se questa è la mentalità, meglio scrivere un romanzo storico: di sicuro verrà meglio di certe brutture che mi è capitato di leggere - per fortuna, molto di rado.
  • La distopia senza un perché: quella della distopia è una tendenza molto in voga negli ultimi anni nella letteratura "young adult". Come tutte le mode, non è detto che debba essere per forza negativa: anzi, in certi casi ha anche prodotto buoni risultati. Mi viene per esempio in mente la serie di Hunger Games: non sarà eccezionale, ma è una lettura veloce e molto piacevole. Tuttavia, come tutte le mode, anche questa ha creato un sacco di imitazioni di scarso livello, in cui i soliti giovani, buoni, belli e bravi, combattono contro gli anziani oppressori cattivi. Nulla da dire, per carità, ma non serve per forza un'ambientazione distopica per descrivere il più classico degli scontri generazionali, specie se si ha poco da dire in questo senso. Come gli altri topos, anche la distopia non è facile da maneggiare come potrebbe sembrare: ha senso solo quando si costruisce portando agli estremi uno dei lati oscuri dell'uomo (per esempio la sorveglianza continua dello stato sull'uomo, come in 1984). Ma se invece il dittatore è cattivo perché sì e opprime la gente per qualche motivo che non si spiega mai, allora ha poco senso che sia fantascienza: a quel punto meglio un opera che contrappone i giovani e gli anziani ambientata nel presente, no? 
La domanda: c'è qualche altra bruttura che ti è capitata di trovare in qualche opera di fantascienza? (non vale dire "tutto": se il genere non ti piace, è ovvio che per te è così!)

4 commenti:

  1. La fantascienza in cui non succede niente. Voglio dire: magari c'è anche il romanzo in cui non muore nessuno (ad esempio "Polvere di Luna" di Arthur Clarke) ma in ogni caso c'è azione, c'è un dilemma da risolvere e c'è una posta in gioco non da poco.
    Fra i peggiori romanzi del genere ricordo "La missione delle navi sovietiche" di H. Gholston. Non succede praticamente niente.
    Del resto, penso che sia difficile attualmente trovare qualcosa di veramente nuovo (e qui non posso fare a meno di citare Peter Hamilton e il suo Ciclo del Vuoto, che è GENIALE), e la bravura sta proprio nel raccontare trovando un proprio modo originale.
    Ci sono un sacco di film e romanzi che trattano di IA, o viaggi nel tempo e cose simili, ma se il regista o lo scrittore è in gamba...non si può davvero dire che il filone sia finito, anzi.

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    1. Direi che dipende, sulla fantascienza in cui non succede niente. Ogni tanto (anche se di rado) mi è capitato qualche storia in cui succede poco o nulla, ma con una bella atmosfera. Se però uno non è bravo a crearla, meglio che evita :) .

      Sono d'accordo con le tue considerazioni finali, comunque: sia sul trovare qualcosa di nuovo, sia sul fatto che con un po' di bravura si può fare bene lo stesso, anche coi classici cliché. E no, di sicuro la fantascienza non è finita: anzi, è ancora in gran forma ^_^ .

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  2. p.s.: l'immagine che hai inserito non è banale per un semplice motivo: riesce a trasmette un senso di infinito e di meraviglia che ormai ci siamo persi.
    E siccome è questo che chiedo alla fantascienza, direi che proprio banale non è.

    ciao

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    1. Sono d'accordo, ma con questo torniamo a quello che dicevo nel post: gli elementi sono stereotipati (il disco volante, il panorama fantastico), ma l'artista è stato bravo a comporli e l'opera non risulta brutta o banale proprio per questo :) .

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