martedì 14 febbraio 2017

"Anathem" di Neal Stephenson

Si dice a volte che la fantascienza sia un genere molto sterile. Che sia solo viaggi in astronave, battaglie con pistole laser, robot e giù di lì. Ovviamente, gli autori di queste uscite sono sempre persone che hanno una conoscenza del genere almeno scarsa. Se così non fosse, saprebbero che la situazione è molto diversa.

Da una parte, è vero che esistono romanzi (ma anche fumetti e film, la questione non si lega solo alla letteratura) leggeri, di puro intrattenimento. Tuttavia, ci sono altre sfumature: esistono per esempio tantissimi romanzi "medi", che legano intrattenimento a messaggi più profondi - del resto, molto spesso la fantascienza è ambientata nel futuro ma parla del giorno d'oggi. E poi, ci sono romanzi di una profondità estrema: è il caso di Anathem di Neal Stephenson.

Si tratta di un'opera ambiziosa e molto complessa su diversi livelli di lettura, in primis l'ambientazione. L'autore statunitense ha studiato molto bene  il pianeta Arbre, dove si svolge la vicenda. Si tratta di un mondo con un passato storico complesso in cui agiscono decine di personaggi, che si scoprono un po' con la linea del tempo a inizio libro e un po' con il proseguire della lettura.

Soprattutto, è la società del pianeta a essere stata studiata ai minimi dettagli e con trovate molto originali. Per esempio, senza fare grandi spoiler, la storia è narrata tutta dal punto di vista di Erasmas,  giovane membro di una specie di ordine di clausura che però in realtà non è tale. Si tratta infatti di un ordine non religioso ma di sapienti, rinchiusi in un monastero per vivere separati dai "laici" della conoscenza.

A un certo punto però il protagonista sarà costretto a uscire dal suo convento, il che dà spunto a Stephenson per descrivere varie culture, le differenze tra loro e l'incontro - a volte scontro - che può avvenire quando due di esse si uniscono. Lo fa con l'uso di un grandissimo numero di dettagli e di sfaccettature, e lavora molto per renderlo coerente e realistico. Il risultato è che Arbre sembra quasi un mondo reale, invece che il semplice parto della mente dell'autore.

Ciò viene attuato anche attraverso uno studio linguistico notevole. Per il suo mondo, Stephenson ha studiato tanti neologismi, a cui a tratti è anche difficile stare dietro - infatti alla fine del libro è presente un glossario, fondamentale per aiutare il lettore nella comprensione. Eppure, anche questo dettaglio è parte del fascino che il romanzo evoca.

Il punto di forza supremo di Anathem è però la sua complessità concettuale. Essendo un sapiente in un mondo di sapienti, per lunghi tratti di libro - specie all'inizio - il protagonista non fa altro che dialogare coi suoi simili di filosofia, matematica, fisica, sociologia. Sono discorsi spesso ardui da seguire: penso infatti che se non avessi studiato filosofia al liceo e le materie scientifiche a un livello anche più elevato, non sarei arrivato a comprendere totalmente quello di cui parlavano.

Nonostante questi intermezzi possano essere anche molto lunghi, non rovinano la lettura: Stephenson ha il pregio di renderli sempre interessanti. Inoltre, non si tratta di divagazioni sterili, che puntano solo a mostrare l'intelligenza dei personaggi (o dell'autore): ogni passaggio, anche quello che sembra più improbabile, prima o poi acquista un senso. E comunque, la trama non viene lasciata da parte: non sarà complessissima, ma è efficace, e procede alla giusta velocità.

Secondo me è anche per questo che Anathem è un libro da leggere anche - e soprattutto - da chi ha pregiudizi sulla fantascienza come genere in sé. Si tratta di un'opera con una profondità e un numero di livelli di lettura incredibili: penso lo sia più di almeno il novanta percento di quelli considerati a torto l'unica "vera letteratura". E poi in fondo è un'opera molto originale: anche i classici topos della fantascienza presenti (astronavi, varie dimensioni, rapporto uomo-tecnologia) sono rivoltati in un modo difficile da trovare altrove.

Per tutti questi motivi, Anathem è un libro che mi è piaciuto molto, e forse tra qualche tempo potrebbe diventare uno dei miei preferiti in assoluto. Per ora mantengo una riserva, ma solo perché vorrei rileggerlo di nuovo  prima di capirlo: tanta è la complessità che magari mi è sfuggito qualcosa. In effetti, è il classico libro così complesso che una sola volta non basta, e a ogni rilettura si trova qualcosa di nuovo. Quel che è certo è che secondo me è un vero capolavoro!

La domanda: hai mai letto Anathem di Neal Stephenson? Ma soprattutto, qual è il tuo rapporto con la fantascienza?

2 commenti:

  1. Con la fantascienza ho un rapporto difficile, ma nei periodi di buona è un genere che apprezzo molto. Questo consiglio lo tengo da parte, perché mi è sembrato convincente. Unico dubbio: riuscirei a seguire il tutto abbastanza bene da non perdermi? Sono una lettrice veloce, con i vantaggi e gli svantaggi del caso. Comunque non ti riterrò responsabile. ;)

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    1. Anche io leggo abbastanza velocemente, ma questo libro l'ho letto con più lentezza, fermandomi spesso a rifletterci su. In più, ogni tanto mi perdevo qualche particolare per strada, ma in fondo nulla di fondamentale. La trama è abbastanza comprensibile, e gli snodi principali sono ben evidenziati. Quindi, non dovresti avere problemi in teoria - anche se potrei sbagliarmi :D .

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