martedì 11 ottobre 2016

11 difetti odiosi dei romanzi self più scarsi

È ormai da qualche anno che mi capita, di tanto in tanto, di venire a contatto con romanzi autoprodotti. Nel tempo ne ho letti un buon numero, specie in periodi particolari in cui ho lasciato da parte i libri cartacei per concentrarmi solo sul Kindle - per esempio quest'estate.

Questa esperienza mi ha portato a scoprire libri ottimi, professionali non solo dal punto di vista formale, con per esempio un'impaginazione ben fatta e una copertina realizzata per l'occasione da un grafico. Si tratta spesso di romanzi scritti con gran competenza e ben editati, non lontani dal livello di quelli che si possono trovare in libreria - alla faccia dei pregiudizi che alcuni hanno verso il self publishing.

In casi come questi, il capitano Picard è sempre adatto.
Tuttavia, da un certo punto di vista questi pregiudizi sono comprensibili. È sbagliato fare di tutta l'erba un fascio, ossia dire che tutti i libri "self" siano scadenti. Ma è vero che tra gli autoprodotti si trovano anche libri veramente scarsi. Mi è capitato di leggerne pochi, in realtà: spesso riesco a capire a prima vista se la qualità è alta o bassa, e quindi in questi anni la maggior parte dei romanzi autoprodotti che ho comprato valeva la pena di essere letto. Alcune fregature sono però capitate anche a me.

Il fatto che nell'ambiente delle autoproduzioni ci siano libri validi e libri non validi in fondo è normale: anche i romanzi venduti in libreria si possono dividere nelle stesse due categorie. Come probabilmente sapete, c'è però una bella distanza tra i libri brutti dell'editoria tradizionale e quelli che si trovano su Amazon. Per farla breve, quando anche i peggiori tra i primi sono comunque curati almeno dal punto di vista formale, spesso i secondi stentano in ogni comparto. Questo perché chi li realizza molte volte non ha una minima idea di come si scrive, di cosa sia l'editing, della professionalità in fatto di impaginazione e grafiche, e così via.

Quando mi capita di leggerne uno, la sensazione che provo è un grande fastidio. Non è solo perché conosco le regole pur non considerandomi un vero scrittore, e non riesco a concepire come si possa scrivere senza almeno un'infarinatura di base. E non mi irrito nemmeno perché ho speso soldi per qualcosa realizzato così male. Soprattutto, da lettore non sopporto la cattiva scrittura, che stona anche senza fare particolare attenzione alla tecnica.

Per questo, basandomi sulle esperienze negative che ho avuto, ho individuato i difetti che trovo più fastidiosi nei libri autoprodotti - ma che si trovano a volte anche in quelli pubblicati con l'editoria tradizionale. Riflettendoci su, ne ho trovati undici (ne avevo individuati nove, ma cercando il decimo ne sono spuntati due, il che ha mandato definitivamente a monte il mio tentativo di arrivare in cifra tonda!): eccoli qui, come sempre in ordine casuale:
  • Scarsa attenzione per il linguaggio: di recente ne ho parlato, per esempio, nei commenti all'ultimo post su Appunti a Margine di Chiara Solerio. Tagliando corto, per rendere un romanzo o anche una singola scena realistici, è opportuno usare il giusto linguaggio, specie nei dialoghi - ma anche nel testo in generale, seppur ci siano delle eccezioni. Per esempio, essere aulici in una storia ambientata nei salotti buoni dell'ottocento è positivo, come essere volgari in una che si svolge tra la criminalità di una periferia odierna. È una norma che tuttavia molti autori autoprodotti ignorano totalmente. Inoltre, spesso si comportano in maniera schizofrenica. Nei loro testi il linguaggio oscilla tra due estremi, per esempio si trovano termini ricercati accoppiati con parolacce, e in generale tutto sembra poco curato, aleatorio, persino confusionario. Il che ovviamente crea stonature percepibili anche dai semplici lettori.
  • Parole lasciate al caso: purtroppo, la concezione che l'italiano medio ha dello scrittore è quella di un tizio che mette le parole una dietro l'altra. Probabilmente è proprio per questo che una delle principali cause di scarsa qualità nei romanzi autoprodotti sia proprio la cura nulla per i singoli termini, per la struttura delle frasi, per i paragrafi. Si può trovare di tutto: da un eccesso fastidioso di avverbi a mucchi di ripetizioni, da periodi lunghissimi e contorti a paragrafi monolitici. E ovviamente a risentirne è la lettura, che si fa ardua e lenta. Purtroppo per questi autori, concetti come la scorrevolezza, la musicalità delle frasi, l'importanza dei paragrafi, il privilegiare la semplicità e l'attenzione per la funzionalità di ogni parola non sono idee astratte, adatta più ai filosofi che agli scrittori. Si tratta invece di nozioni pratiche che servono realmente a migliorare un testo, da studiare se si vuole scrivere bene. 
  • Scarsa conoscenza generale dell'italiano: non voglio essere troppo severo, in fondo qualche errore grammaticale capita a tutti. Le mie prime stesure ne sono piene, e alcuni riescono ad arrivare persino alla versione definitiva. Tuttavia, c'è una bella differenza tra gli errori di distrazione e quelli dovuti alla scarsa conoscenza della lingua. Anche qui, nei romanzi autoprodotti c'è un bel campionario di orrori, specie per quanto riguarda la punteggiatura - le cascate di puntini di sospensione sono il male - ma a volte si trovano anche espressioni sbagliate o gergali (per esempio una volta ho trovato un personaggio che rimaneva "abboccaperta", scritto proprio così!), errori di accenti e apostrofi, "d" eufoniche a caso, linguaggio da SMS e tanto altro ancora. Anche se qualcuno sostiene il contrario (non dico così per dire: ho letto opinioni simili!), io sono molto categorico: se non sai l'italiano non puoi scrivere. Sarebbe come voler giocare a briscola senza avere nemmeno un mazzo di carte.
  • Senso del ritmo assente: secondo me, riuscire a impostare testi ben ritmati è tra le abilità più difficili nell'ambito della scrittura, e si può raggiungere solo dopo anni di esperienza. Probabilmente è proprio questa preparazione che manca a tanti scrittori autoprodotti: uno tra i difetti più comuni (e più fastidiosi) che ho trovato nei loro libri è proprio la mancanza del senso del ritmo. Si oscilla tra scene d'azione piene di aggiunte inutili (pensieri del protagonista, descrizioni, dettagli superflui) che le rendono troppo lente a momenti riflessivi liquidati in poche parole, che non evocano l'atmosfera per cui sono programmati. Così i loro lavori risultano fuori fuoco, spigolosi, il che dà fastidio a tutti, anche ai semplici lettori. Sì, è vero, come ho già detto dare il giusto ritmo a un testo è complicato. Ma chi ha detto che scrivere è semplice?
  • Infodump inutili/dettagli tralasciati: quante volte avete letto che una delle regole più importanti della scrittura è "mostra, non raccontare"? Immagino che la risposta sarà "fino alla noia": anche io ne ho parlato più volte, anche se senza approfondire - dopotutto il mio non è proprio un blog letterario. Eppure, strano ma vero, c'è chi scrive senza conoscerla, e se poi pubblica ciò che ha scritto su Amazon ci sono poche possibilità che sia valido. Insomma, è difficile appassionarsi a un romanzo se già nel primo capitolo si viene a conoscenza di tutta la storia del protagonista, specie se raccontato in maniera diretta, senza ricorrere a flashback, a ricordi o altri trucchi del mestiere. Va ancora peggio però quando oltre agli infodump (ma anche a prescindere dalla loro presenza) l'autore tralascia dettagli fondamentali alla comprensione della trama, senza rendersi conto della loro importanza. Allora dalla bruttezza la storia passa diretta al caos più totale. 
  • Dialoghi non ottimali: credo di non essere l'unico a sostenere che un romanzo con buoni dialoghi è già sulla buona strada per essere ottimo. Per la mia esperienza è vero anche il contrario, con brutti dialoghi non si va molto lontano: è la situazione di molti romanzi autoprodotti. Spesso i dialoghi sono usati non per rendere realistici i protagonisti o mandare avanti la storia, ma per ribadire concetti già espressi senza motivo, per inserire spiegoni irrealistici - i famosi "come sai..." - o ancora per aggiungere dettagli inutili ai fini della trama. E tutto questo spesso è funestato anche dalla scarsa cura di linguaggio di cui parlavo sopra, quando non dalla mancanza di realismo o addirittura dall'insensatezza generale. Il peggio però è quando la poca dimestichezza non riguarda il contenuto del dialogo, ma la sua impostazione: lì vengono fuori dei veri e propri orrori. Si va da una sfilza di "disse" a un male ancor peggiore dei puntini di sospensione, ossia l'urlato reso con il maiuscolo, derivato dal "caps lock" su internet - mi vien voglia di cavarmi gli occhi ogni volta che lo vedo. In generale, penso che uno dei motivi principali per cui molti romanzi autoprodotti stentano siano proprio i dialoghi. E come nel caso del ritmo, l'unico modo per migliorare - troppo faticoso per molti, evidentemente - è solo studiare e fare esperienza. 
  • Trame inconsistenti: come sapete, se la tecnica aiuta molto a scrivere un buon romanzo, da sola non basta. Per essere davvero buono, gli serve qualcosa di più: c'è bisogno di emozioni, di tensione, di colpi di scena, e soprattutto c'è bisogno di un tema generale, che sia esplicito oppure lasciato all'interpretazione del lettore. Ma a questo molti scrittori alle prime armi non arrivano: la conseguenza è che i loro romanzi sono una semplice sequenza di azioni legate debolmente tra loro, che non riescono a emozionare né ad avere un senso compiuto. Anche nel remoto caso che sia scritto bene, perciò, un libro del genere è difficile che lasci davvero il segno. Se invece, come spesso accade, ci sono anche altri difetti, lo può fare solo in negativo.
  • Trame incoerenti: anche la coerenza interna è molto importante in una storia. Pensate solo che io dedico due o tre delle riletture dei miei racconti al solo scopo di eliminare ogni più piccolo passaggio che contraddica gli altri. In effetti è quasi impossibile scrivere una storia di getto senza infilarci almeno due passaggi in contrasto tra loro, anche se magari si tratta di dettagli da poco. La revisione tra l'altro serve anche a questo: rendere il testo coerente al cento percento. Ecco perché certi romanzi autoprodotti mi danno l'idea di essere stati pubblicati così, senza nemmeno una seconda rilettura. Passi quando si leggono piccole incoerenze (per esempio un personaggio che ogni tanto cambia colore degli occhi), ma spesso si trovano anche delle mostruosità gigantesche. Ricordo per esempio la storia di una maga che a volte mostra immensi poteri, altre volte sembra del tutto impotente, a seconda di cosa conviene alla trama. Sono tutte caratteristiche che un bravo editor può scovare facilmente. Ma se i self-publisher più professionali ne fanno uso, dubito che quelli amatoriali sappiano anche solo cosa sia l'editing.  
  • Ambientazioni esotiche: scegliere di ambientare un romanzo negli Stati Uniti piuttosto che in Italia in sé non è un errore. Per farlo però occorre non solo una grande conoscenza del luogo di cui si parla - di sicuro non bastano Google Maps e Wikipedia - ma anche un senso. Penso infatti che se un romanzo può avere come protagonisti Giovanni e Maria da Roma, non capisco perché chiamarli John e Mary e ambientare il tutto a New York - a meno di conoscere la Grande Mela molto meglio della nostra capitale. Purtroppo però molti scrittori alle prime armi si fanno sedurre dal fascino di Hollywood, e ambientano i loro romanzi proprio in America -  o in qualche altro paese lontano da noi. Commettendo spesso errori davvero marchiani, che anche un non esperto degli Stati Uniti come me riesce a individuare. 
  • Personaggi stereotipati e non coerenti: in fondo anche un personaggio stereotipato può funzionare, se gestito a dovere. Per esempio, se uno vuole avere un protagonista duro alla Schwarzenegger, può riuscire a fare qualcosa di buono, a patto di costruirgli attorno una storia abbastanza efficace e gestirla con consapevolezza. Tuttavia, non solo molti scrittori auto-prodotti non riescono a farlo, ma falliscono anche nel rendere uno stereotipo coerente con sé stesso. Per continuare l'esempio di prima, non si può presentare un personaggio come un duro senza paura, e poi farlo frignare come un ragazzino, ne verrebbe fuori qualcosa di poco realistico. Se proprio un personaggio deve essere strano, va anche spiegato nei dettagli il perché. Ma è qualcosa che non si trova quasi mai nei romanzi scarsi di cui parlo qui. In essi manca anche quel minimo di analisi psicologica che basta a un romanzo di puro intrattenimento, e il risultato sono personaggi piatti, insipidi e in generale poco realistici. 
  • Stereotipi in generale: si dice spesso che il numero di trame è molto limitato, e quindi ogni storia è già stata scritta. Da un certo punto di vista è vero: andando a scavare nei meccanismi dei romanzi, la maggior parte di essi è retta giusto da una manciata di strutture. Ma visto che in musica con dodici note si possono suonare miliardi di melodie diverse - a loro volta utilizzabili in centinaia di stili diversi - anche nella letteratura è possibile creare storie non dico nuove, ma almeno personali. Per questo, penso che ciò che divide un buono scrittore da uno scarso è che il primo riesce a usare gli strumenti limitati della narrativa per raccontare una storia che sia solo sua, mentre il secondo si limita a percorrere strade già tracciate da altri. Non stupisce quindi che buona parte dei romanzi autopubblicati di livello scarso sia molto stereotipata. Già va male quando sono presenti un mucchio di cliché - come per esempio nel libro di cui parlavo qualche settimana fa. Questo però è nulla in confronto ai tanti romanzi "copia di...", come per esempio i tanti fantasy scadenti ispirati a Tolkien e Dungeons and Dragons, con i soliti elfi eterei, i nani burberi e arraffoni, e così via. Si tratta di libri davvero inutili: se infatti uno vuole un fantasy a là Tolkien, fa meglio a leggere direttamente il Silmarillion o il Signore degli Anelli, romanzi di certo migliori delle loro copie sbiadite. 
La domanda: quali tra questi difetti ti da più fastidio? E secondo te, ci sono altri problemi che non ho incluso nella lista?

12 commenti:

  1. Hai fatto un bel campionario :)
    Io, di chi pubblica in self, non sopporto la fretta: non è possibile finire una prima stesura una settimana e pubblicare il libro la settimana successiva. E nemmeno il mese successivo, è chiaro. La scrittura è roba di anni. Di infinite riscritture e limature.
    Pensare di scrivere e pubblicare è come tuffare un cucchiaio nel sacchetto della farina pensando ti tirarne fuori una fetta di torta.

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    1. In effetti, molti dei difetti di cui parlo spesso sono dovuti proprio alla fretta. Penso che con un po' di revisioni - anche in solitaria, senza un editor - e tanto lavoro di riflessione sopra alla trama si possono evitare tanti svarioni :) .

      Poi è vero che ci sono alcuni che riescono a finire dei libri in breve tempo (non una settimana, magari, ma un paio di mesi sì) e a fare un buon lavoro: penso, per esempio, a Stephen King. Tuttavia, è vero anche che si tratta sempre di scrittori navigati, con tantissima esperienza alle spalle. Chi invece è alle prime armi di sicuro non può avere la stessa dimestichezza con la scrittura - e quindi se scrive e pubblica un romanzo in una settimana, è probabile che sarà una schifezza :D .

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  2. Direi che hai elencato tutto.
    Guarda, io credo che l'autoproduzione abbia dato voce ai sogni di chiunque, e purtroppo è un male (però, se rimane così confinato, sticazzi).
    Il problema è che molti sono meno che fanfictionisti, per dire. Però si da che in Italia tutti abbiamo un romanzo nel cassetto e quindi va bene.

    Una cosa: non considererei errore, nel mio modo di vedere le cose, una parola come "abboccaperta", dipende ovviamente in che contesto viene usata.

    Io, dei self, odio anche i lavori sulla falsariga di titoli famosi (i pi colpiti sono 50 sfumature o Hunger Games e altre amenità young adult), che arrivano a frotte e tutti zeppi degli errori che hai citato (soprattutto gli ultimi 3-4 della tua lista).

    Moz-

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    1. Sì, è ovvio "abboccaperta" può non essere un errore, se magari la vuoi usare come neologismo in uno slang futuro da film di fantascienza, oppure se vuoi sottolineare che un personaggio scrive male, o ancora se scrivi dialoghi un po' particolari. Se però la tua opera è un fantasy pieno zeppo di errori grammaticali simili a quello dove l'ho trovato, dubito che la cosa sia giustificata :D .

      Per il resto, ti do abbastanza ragione su tutto. Anche io ho trovato un paio di romanzi palesemente ispirati - per non dire "la brutta copia di..." - a libri famosi. E come detto, li trovo del tutto inutili :) .

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    2. Non so, dipende dal sottogenere. Anche in una fantascienza magari non troppo "inquadrata" un personaggio può dire "abboccaperta". Ovvio, me lo aspetto meno in un fantasy, ma... tipo hai presente Bastard!!, fumetto giapponese? Ecco, se fosse romanzo, e se trovassi quella parola, non mi stupirei^^

      Moz-

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    3. Mi spiace, non conosco Bastard!!. Però ho capito cosa vuoi dire, anche se sono convinto che lo scrittore di cui parlo io l'abbia messa lì perché non sa l'italiano, visto il gran numero di errori oltre a questo :D .

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    4. Non stento a crederti.
      E sai che ti dico? Meno male che ci sono opere così, che magari vendono pure, ma stica: quante risate ci facciamo?? :)

      Moz-

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    5. In effetti, se non ci fosse di che piangere, si potrebbe anche ridere. E visto che è meglio ridere che piangere, hai ragione tu :D .

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  3. Hai fatto una bella carrellata di orrori.
    Io oltre l'incipit non vado, se è scritto male, quindi forse sono persino più severa di te.
    Se devo dire cosa mi fa più orrore, però, è il fatto che molti romanzi a cui non darei un soldo bucato perché pieni zeppi di errori, sono in cima alle classifiche di amazon. Evidentemente c'è chi queste cose le apprezza. Oppure gli autori sanno fare promozione.

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    1. Io invece sono più testardo e spesso mi impongo di arrivare alla fine di un libro che ho iniziato, anche se è brutto. Mi è capitato solo un paio di volte di interrompere a metà, nel caso di libri troppo brutti per essere veri. Per esempio, mi ricordo uno dallo stile orrendo, con paragrafi tutti di una sola frase, tutti ripetitivi (per intenderci, una cosa del tipo: "la notte era calda/la notte era buia/la notte era tenebrosa", per pagine e pagine - infatti penso che in una cinquantina di pagine ci fossero tipo due sole scene!).

      Però da qualche tempo a questa parte ho preso l'abitudine, almeno per quanto riguarda i libri comprati su Amazon, di leggere l'anteprima gratuita prima del libro vero e proprio. Così evito di sprecare soldi e soprattutto tempo per leggere qualcosa di indegno :) .

      Comunque, non è detto che i romanzi pieni di errori che vendono tanto piacciano effettivamente. Magari è proprio come dici, gli autori non bravi a scrivere sono bravi a promuoversi, a farsi comprare anche da chi poi non amerà il loro libro. Oppure potrebbero usare i trucchetti scorretti per vendere di più - per esempio quelli che comprano decine di copie del proprio libro per andare su in classifica.

      Quel che è certo, però, è che dubito che tra anche solo dieci anni qualcuno si ricordi di questi libri brutti. Probabilmente infatti presto o tardi cadranno nel dimenticatoio. A rimanere tra gli autoprodotti saranno solo quei pochi che sono riusciti a realizzare un prodotto curato e di alta qualità - mi viene in mente per esempio Andy Weir, e il suo "The Martian" :) .

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    2. Che io sappia un ebook non si può acquistare più volte, anzi gli autori non possono acquistarne neppure una. Amazon non permette questi trucchetti. Però ci saranno altri modi per scalare le classifiche, che io non conosco.

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    3. Sinceramente non so dirti molto, anche perché non ho un'esperienza diretta: so solo quello che ho letto in giro. Non so dire se è una questione di scambi di favori, di account falsi o che altro. Da quel che ho letto, però, sono abbastanza sicuro che esistano dei modi per barare su Amazon - del resto, esistono modi per barare in ogni ambito della vita :D .

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