Ho appreso di recente che il prossimo 22 ottobre uscirà nelle sale italiane Game Therapy, film del regista Ryan Travis che ha tra i suoi motivi di interesse la presenza come protagonisti di alcuni famosi Youtuber italiani. Sarà bello, sarà brutto? Non è di questo che voglio parlare oggi (visto peraltro che deve ancora uscire), quanto del fatto che è bastato vedere il trailer una sola volta per demoralizzarmi, e leggere la trama del film ha avuto un effetto anche peggiore. Non certo perché la storia sia così atroce, né per la scelta degli attori (ho visto che sono attaccati da molti critici, ma io non sono tra loro, so a malapena chi siano) o del regista (idem con patate), la causa del mio malessere è molto più personale.
Non ho mai parlato con nessuno del romanzo che sto scrivendo (con l'unica eccezione della mia ragazza), su questo blog ho dato solo qualche accenno e ho detto forse un pelino in più nei commenti di qualche blog "amico", ma senza mai sbottonarmi troppo. Non ho intenzione di dare grandi anteprime nemmeno stavolta, non mi piace l'idea di farlo: posso però rivelare che la cosa che mi turba maggiormente è che alcune delle caratteristiche centrali della trama del mio romanzo si ritrovino in maniera importante anche nel film di Travis. Certo, probabilmente le differenze superano di gran lunga le uguaglianze, come del resto è ovvio che sia; tuttavia, il fatto che ci siano anche delle somiglianze mi abbatte non poco. Già immagino uno scenario in cui l'editore/recensore/critico del caso affossa la mia storia, considerandola semplicemente un prodotto di seconda scelta ispirato dal successo di Game Therapy, o ancor peggio una brutta copia, dopo una lettura superficiale. E' una prospettiva terribile, ben più di essere stroncato per le carenze intrinseche del romanzo: sarebbe infatti una beffa crudele, visto che ho cominciato a scriverlo intorno a marzo scorso, e di sicuro non è ispirato a un film di cui ho scoperto l'esistenza giusto qualche giorno fa.
La cosa più assurda è però è che non è nemmeno la prima volta che vivo una situazione del genere. L'anno scorso infatti, più o meno in questo periodo, avevo cominciato a scrivere un romanzo breve, molto sintetico. La storia, intitolata provvisoriamente Il diapason, parlava di un giovane adulto introverso e ai margini della società che improvvisamente scopriva di avere un super-potere; cominciava così una storia che l'avrebbe portato a una maggior realizzazione nella vita. Ho scritto una decina di capitoli di quella storia; poi, ho visto Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores e ho deciso di lasciarla perdere. E' vero che anche allora il mio protagonista non aveva l'invisibilità come potere, e che molti particolari erano diversi, ma già da subito ho realizzato che una storia del genere mi avrebbe fatto sembrare quasi uno che saliva sul proverbiale carro del vincitore, seppur anche in quel caso avessi cominciato a scrivere ben prima del film. In realtà la situazione non era proprio la stessa di adesso: quando ho visto il film di Salvatores già avevo dei grossi dubbi su Il diapason, la storia mi sembrava un po' banale e non all'altezza di quello che potevo davvero creare, al contrario di quella nuova che avevo da poco mi era venuta (che è poi quella che sto sviluppando ora): forse anche senza quel film, dopo un po' l'avrei lasciata comunque da parte.
Stavolta non credo che succederà: anche dopo la "brutta scoperta", non ho intenzione di fermarmi finché non avrò scritto l'intera storia. Non è solo perché odierei buttare via ventidue capitoli (su un totale di trenta-quaranta previsti), scritti spendendo sudore e tempo; soprattutto, dopo tanti mesi, sono ancora convinto che la storia sia molto buona, e possa essere apprezzata, se riuscirò a lavorarla per bene. Andrò quindi fino in fondo: non posso negare tuttavia che la paura sia tanta. Paura, come ho detto, che al danno di non essere preso sul serio si unisca la beffa che succeda perché sono arrivato con giusto qualche mese di ritardo. Certo, può anche essere che quando avrò finito di scrivere e rivedere il libro, di Game Therapy nessuno più si ricordi (del resto anche Il ragazzo invisibile non ha prodotto chissà quale effetti a lungo termine). Chi vivrà vedrà, e nel frattempo continuerò a scrivere con ottimismo ma anche con un po' di irrazionale timore.
A voi è mai capitato di essere anticipati sul tempo in questo modo? E cosa avete fatto?
martedì 6 ottobre 2015
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Davvero pensi, dopo tremila anni di letteratura, di poter inventare qualcosa? Shakespeare stesso, di sé, diceva di copiare e riadattare storie più antiche. Le trame possibili, se non ricordo male, possono essere ridotte a una trentina. Che sia un superpotere, che intervenga un dio, che sia un caso fortuito: che differenza fa? Non è quello, a fare la storia.
RispondiEliminaQuello che conta è saperla raccontare. Le parole che si scelgono. L'uso della lingua. Inventare modi nuovi per dire cose vecchie. Questo è quello che conta. Non sarà "l'idea" a farti vendere i libri, ma le parole che metterai sulle pagine. Scrivi serenamente e fregatene: l'unica considerazione vera che ti deve guidare, dev'essere la voglia di raccontare quella storia meglio di tutti gli altri :)
So bene che in realtà ogni storia nuova è solo una variazione di un modello vecchio, e non pretendo certo di essere l'innovatore che rivoluzionerà la letteratura, diventerà il più grande autore italiano e porterà equilibrio nella forza :P. E' pur vero però che ciclicamente si ripresentano delle tendenze, in letteratura: per esempio adesso nella fantascienza va di moda la distopia (ed è proprio per questo che io non sto scrivendo una distopia :P). Visto che a me piacerebbe essere "originale" invece che seguire le mode, il fatto che possa essere la moda a precedermi non mi soddisfa :) .
EliminaComunque sia, scrivere fregandomene è proprio quello che ho intenzione di fare. Sono abbastanza convinto (forse arrogantemente, ma non importa) di avere una bella storia per le mani, e finché non sarà scritta nella maniera giusta non sarà soddisfatto. Il mio problema è che dovrei pensare solo a me e non alla reazione degli altri; che dire, risolvere questo problema è un obiettivo che devo assolutamente raggiungere :) !