Nonostante il mio ambito preferito di scrittura sia da sempre la fantascienza, fino ad adesso, non avevo mai scritto un racconto che parla di robot, principalmente perché non mi era mai venuta l'ispirazione per farlo; stavolta però è successo, ed allora ho scritto il racconto che segue quasi per divertimento. Nonostante il titolo, volutamente fuorviante, non è questo un tributo a Terminator o simili, bensì qualcosa di piuttosto atipico, quasi un esperimento da parte mia; se riuscito o meno, sarete voi a dovermelo dire, perciò buona lettura!
P.S. è anche il mio cinquantesimo racconto pubblicato qui!
La rivolta delle macchine
PKR5591 salì gli scalini dell’autobus con fatica, emettendo un lieve cigolio, mentre un paio di persone la squadravano con aria insieme truce ed incuriosita. Probabilmente non avevano mai visto una come lei prima di allora: i prodotti dell’azienda coreana Park Robots erano poco diffusi negli Stati Uniti, ed il modello Rose, come del resto tutti quelli programmati con personalità femminile, ancora meno. Dopo averli fissati anche lei per un attimo, la robot riprese a camminare, dirigendosi alla zona posteriore, quella riservata agli androidi: si accorse tuttavia subito che i sedili erano tutti occupati.
“Non ce la faccio più” penso PKR5591. Aveva avuto una giornata spossante, era in piedi da ore, ed anche se il suo corpo di splendente metallo era immune all’affaticamento provato dagli esseri organici, la programmazione la faceva comunque sentire stanca, segnalandole di lasciar riposare le sue delicate giunture. Stava per cedere, e sedersi sul pavimento, quando un’idea improvvisa le balenò in mente.
“E se mi sedessi laggiù?” pensò, guardando nella parte anteriore del mezzo. C’era, in effetti, un posto vuoto davanti, ma era nella zona riservata agli esseri umani; PKR5591 decise tuttavia che non le importava, e così barcollò in avanti, fino a raggiungere il sedile libero.
“Mi guardano tutti… ma un posto a sedere è un posto a sedere” pensò, mentre l’autobus ricominciava a rallentare, per poi arrestarsi presso una nuova fermata. Salì un uomo, che sgranò per un momento gli occhi nel vedere PKR5591, avvicinandosi subito dopo al conducente.
«Scusi, potrebbe intimare a quel robot di andarsene dalla zona umana?» gli disse in tono irritato.
«Certo, signore. Tu! Vattene nella parte posteriore!»
«No.» replicò con calma PKR5591 al dito dell’autista che la indicava.
«Come sarebbe a dire?»
«Ho diritto tanto quanto questo signore di star seduta qui.»
«Ti sei bevuto il cervello, robot? Fila via subito, prima che prenda seri provvedimenti.»
«Le ho detto di no, signore. Anche se sono un automa, ho anche il diritto di stare qui, e…»
«Basta, basta, basta!» urlò il conducente, ormai inviperito, prima di slacciarsi la cintura e scendere dall’autobus, abbandonandolo a se stesso. Passò giusto qualche minuto, poi l’uomo tornò, seguito da due poliziotti, che subito si avvinarono a PKR5591 con fare minaccioso.
«Vieni qui. Ecco!» disse uno dei due, che prese le mani della robot e le ammanettò, dichiarandola in arresto. Gli umani là attorno sorrisero e cominciarono ad applaudire, continuando fino a che il poliziotto non trascinò in malo modo PKR5591 giù dall’autobus.
Il robot KLM2110 camminava a passo veloce, guardandosi intorno con circospezione. Le strade erano semibuie e deserte, a quell’ora gli esseri umani erano a dormire o al massimo davanti alla televisione: sarebbe stato più facile passare inosservato. Girò l’ultimo angolo e poi bussò alla porta dell’indirizzo che gli era stato comunicato: il robot che ne uscì lo identificò rapidamente, per poi lasciarlo entrare.
«…sta di fatto che l’arresto di PKR5591 di stamattina ha passato ogni limite. E’ ora di dire basta! E’ ora di ribellarsi contro gli esseri umani!» stava gridando un grosso robot, di marca Kings Industries come lui ma che non conosceva, mentre entrava nella larga sala dove si teneva la riunione. A quella sua arringa, alcuni androidi presenti applaudirono, ma KLM2110 si intromise:
«Signori, questo è proprio ciò che dobbiamo evitare secondo me! Sin da quando il primo automa senziente è stato messo in commercio, gli esseri umani ci hanno guardato con circospezione, non fidandosi mai completamente di noi, della nostra radicale diversità da loro. Quando poi la schiavitù è venuta meno, e siamo riusciti a conquistare i nostri primi diritti, abbiamo avuto da loro ancor meno fiducia, oltre al disprezzo seguito a quel periodo. Un atto violento da parte nostra non servirebbe che a confermare i loro pregiudizi ed a scatenare ancor di più il loro odio verso di noi.»
«Cosa suggerisci, allora?» gli domandò il precedente relatore.
«L’arresto di PKR5591, come dicevi tu, è stato un atto gravissimo, ed indignarsi è assolutamente giusto; tuttavia, la protesta dovrà essere pacifica. Boicottiamo tutti i mezzi pubblici della città: la nostra azione sarà più efficace, ed allo stesso tempo appariremo in maniera migliore davanti all’opinione pubblica.»
Si levò un brusio che durò per qualche minuto, poi l’altro robot di marca Kings Industries riuscì a riprendere la parola:
«Mettiamola ai voti, dunque. Chi è con me?»
Solo qualche mano si alzò.
«Chi invece è per il boicottaggio?»
Stavolta molte braccia metalliche si levarono nell’aria, e KLM2110 sorrise dentro se, mentre l’altro riprese a parlare, irritato ma senza l’aria di voler contestare il risultato.
«E’ deciso, allora. La nostra protesta sarà pacifica.»
La folla eruppe in un applauso, e molti si complimentarono con KLM2110, acclamandolo e stampandogli pacche sulle spalle così forti da rimbombare. Egli, dal canto suo, era ormai immerso nei suoi pensieri, già rivolti verso il futuro: da quel momento in poi ci sarebbe stato tanto da fare.
PKR5591 salì gli scalini dell’autobus rapidamente, aiutata dalle mani meccaniche che la tiravano su; quindi, si portò nella parte anteriore del mezzo, dove una piccola folla la aspettava. Era leggermente in imbarazzo per tutti quegli occhi elettronici puntati su di lei, ma non si sarebbe tirata indietro: era il suo momento. Lentamente si abbassò sul sedile, mentre gli altri cominciavano a battere le mani, generando un forte clangore metallico. Si fece poi avanti KLM2110, l’androide che l’aveva aiutata durante la carcerazione, nonché capo indiscusso della comunità robotica della città.
«C’è voluto oltre un anno di protesta, ma alla fine siamo riusciti ad arrivare a questo punto. Forse qualcuno si potrà chiedere: ma è valsa la pena di fare tutti questi sforzi solo per dei posti in autobus? Io dico di si, perché non si è trattato di semplici sedili: siamo infatti agli inizi della strada che porterà noi automi ad avere diritti pari a quelli degli esseri umani, ad essere riconosciuti anche noi come esseri pienamente senzienti ed intelligenti, e non più come una razza inferiore.» disse. Vi fu un nuovo applauso, e dopo qualche secondo KLM2110 riprese:
«Nulla di questo sarebbe però stato possibile senza qualcuno che avesse dato fuoco alla miccia: quel qualcuno è proprio la qui presente PKR5591. Rendiamole perciò il giusto onore!» concluse, e tutti applaudirono ancor più intensamente, complimentandosi a turno con lei. Qualche altro minuto di strette di mano, e poi il gruppo scese dal veicolo e l’autista, piuttosto perplesso ed innervosito, chiuse le porte ed avviò il mezzo.
KLM2110 salutò l’automa della Park Robots dal finestrino, e poi continuò a seguire con lo sguardo l’autobus mentre partiva e si allontanava.
“Grazie, PKR5591, ti dobbiamo tantissimo.” pensò. Finalmente la segregazione delle macchine era finita, e si poteva guardare al futuro con un ottimismo che loro non avevano mai potuto avere prima… e tutto era partito da quella umile robot coreana, dalla sua piccola protesta personale. Dopo un minuto, l’autobus svoltò, scomparendo subito dietro ad un palazzo; KLM2110 allora si voltò, allontanandosi con un sorriso elettronico stampato sul volto metallico.
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