martedì 12 maggio 2020

L'importante è distinguersi

Come ho detto più volte su questo blog, a me con l’emergenza coronavirus non è cambiato molto. O almeno, così è stato se considero a livello personale: per quanto riguarda invece il “sociale” qualcosa rispetto al passato si è modificato. Con mia sorella che è rimasta bloccata qui, le dinamiche familiari sono un po' diverse. Il che ha portato anche alcuni disagi.

Uno dei maggiori mi capita quando lei decide di ascoltare la musica da Spotify. È anche legittimo, per carità, non fosse altro che la sua selezione di musica è molto discutibile. Grazie a lei, infatti, ho potuto fare un'immersione all’interno dell’indie pop italiano: un genere che, con il suo infimo valore musicale, può quasi essere da lezione. Anche se magari non suoni musica ma la tua attività è invece la scrittura.

L'immagine non c'entra nulla col post. Però, è la prima che mi
è uscita fuori quando ho cercato "indie pop". E capisco bene
che dopo aver ascoltato troppo a lungo questo genere, la
tentazione di buttarsi di sotto sia forte!
Dopo aver ascoltato con attenzione alcuni gruppi di questa scena, ti posso testimoniare come siano in gran parte inutili. E non per il genere in sé: è vero che è lontano dai miei gusti musicali, ma di per sé il loro suono non è neppure troppo fastidioso. Ho sentito molto di peggio, in vita mia.

Il problema vero è che una volta ascoltata una canzone, puoi anche evitare di ascoltarne altre. Questo perché sono tutte davvero uguali: stessi testi pseudo-impegnati e pieni di riferimenti pop (ma in realtà spesso a tema "amore", come tutta la musica leggera italiana), stesse melodie, stesse impostazioni. Le differenze tra l’una e l’altra a livello musicale sono davvero minime.

Per questo non mi piace l’indie pop italiano. E non piace nemmeno alla massa, a quanto ne so: se ogni tanto una band viene fuori dall’underground, perché magari ha partecipato a Sanremo, di solito il suo successo è molto limitato nel tempo. La cosa non mi stupisce: ad ascoltare sempre la stessa solfa ci si stufa in fretta, anche se hai gusti musicali "commerciali".

Questo concetto non vale solo per l’indie pop, ma anche per la scrittura. Gli scaffali delle librerie, ma soprattutto gli shop digitali come Amazon sono presi d’assalto da libri per la maggior parte tutti uguali. E non parlo di young adult e paranormal romance, non solo almeno: anche in generi come giallo o mainstream le cose non vanno troppo meglio. Non dico che sia la maggioranza, ma in buona parte dei casi le trame e le atmosfere sono qualcosa di visto e rivisto decine di volte.

Ecco perché, per vie traverse, l'esempio dell’indie pop italiano può essere utile anche a chi scrive: invece di realizzare romanzi tutti uguali, tutti ligi a un canone, è molto meglio provare a scrivere altro. Non dico che sia la via più facile per il successo: lì contano fattori come la bravura ad auto-valorizzarsi e la fortuna. Pensò però che, se non scrivi l’ennesimo giallo ispirato alla Christie o l’ennesimo fantasy con le razze di Tolkien, se non altro il mondo dell’arte te ne sarà grato.

Con questo non voglio sostenere che uno debba per forza cercare l’originalità. Come ho detto in diversi post passati, le idee sono più importanti: questo significa che non devi per forza avere un world building mai visto, per esempio. Puoi anche scrivere il classico giallo, fantasy, mainstream: l’importante è conferirgli una tua impronta personale. Che, anche in presenza di caratteristiche convenzionali, sappia dargli qualcosa in più.

Lo so, lo so: è facilissimo da dire, ma molto più difficile da fare. Questa però non è certo una scusa per scrivere qualcosa di banale: dopotutto, la letteratura in sé è un hobby difficile. Un hobby che va coltivato con molta più costanza e dedizione di uno semplice e rilassante, e che anche per questo dovrebbe essere una scalata che punta fino a una maturità artistica.

Almeno, per me è sempre stato così. Per questo, ci tengo sempre che ciò che scrivo possa stupire il lettore e distinguersi. Non potrei mai pensare di scrivere invece qualcosa di simile a un altro libro o racconto, se non cambiando del tutto contesto e atmosfera – l’ho fatto a volte, ma preferisco di no. E dall’altra parte, come lettore preferisco romanzi che sappiano catturare la mia fantasia, anche solo per pochi dettagli, invece di quelli che già dalla sinossi si rivelano convenzionali.

In generale, penso che trovare un modo per imprimere una personalità a una propria opera, che sia letteratura o musica, sia l’unico modo per fargli avere una piccola possibilità di essere memorabile, o anche solo spiccare in mezzo agli altri. E quindi dovrebbe essere la missione di ogni scrittore: a meno che tu non scriva solo per te stesso, se lo fai per gli altri non può che diventare il tuo obiettivo primario.

La domanda: e tu ti distingui dagli altri scrittori?

Nessun commento:

Posta un commento

Il tuo commento è molto prezioso per me. Anche se mi vuoi insultare perché non ti piace quello che scrivo, fallo pure: a prendere in giro i maleducati mi diverto tantissimo! Ma a essere sincero preferisco chi si comporta bene: se lo farai anche tu, mi farai ancora più contento!