martedì 13 agosto 2019

La rana nella pentola siamo noi

Forse anche tu conoscerai una storiella molto famosa che riguarda una rana e una pentola d'acqua. Recita pressapoco così: se getti una rana in una pentola d'acqua bollente, essa salterà fuori di scatto, senza quasi scottarsi. Ma se invece la metti nell'acqua fredda e poi cominci a scaldarla, lei se ne accorgerà a malapena, e continuerà a nuotare senza saltare via fino alla morte.

Si tratta di una metafora che può descrivere molte situazioni della vita: quelle in cui uno va avanti senza accorgersi di nulla, finché si trova nei guai senza sapere come ha fatto. Si può applicare sia a situazioni del tutto personali che a intere società e a fatti storici: per esempio, la crisi morale e di valori che vive l'Europa è arrivata proprio così, passo passo. Ma non voglio mettermi a parlare di politica, anche perché c'è un processo molto più allarmante che ci accomuna alla rana della storia, in maniera peraltro piuttosto letterale. Parlo dei cambiamenti climatici in atto.

Almeno gli abitanti dell'Isola di Pasqua come monito della
loro cecità hanno lasciato delle statue affascinanti. Noi
invece ci lasceremo dietro solo bottiglie di plastica.
La maggior parte delle persone oggi non pensa affatto a questo fatto, o se ci pensa lo fa con grande sufficienza. "Tanto cosa potrà mai succedermi, con giusto un grado di temperatura in più?", si dicono. E invece il problema è serio, di una gravità davvero allarmante. E senza prendere provvedimenti concreti, è possibile che l'umanità faccia la stessa fine della rana.

Qualcuno può obiettare che gli esseri umani siano più intelligenti di una rana. Di sicuro, non saranno così stupidi da suicidarsi: più il problema si farà evidente, più verranno inventate soluzioni per intervenire. Anche io penso che la tecnologia potrà aiutarci; ma se fosse troppo tardi per riuscire a fare qualcosa anche coi nostri mezzi tecnologici? Se la nostra inazione nel frattempo ci avesse reso impossibile qualsiasi possibilità di salvezza?

Del resto, questo collasso a cui stiamo assistendo è già successo agli uomini nel corso della storia: un grande esempio può essere quanto è successo a Rapa Nui - la famosa Isola di Pasqua. Un'isola che sviluppò una cultura ricca e fiorente, ma che col tempo implose: colpa della deforestazione, che causò il crollo non solo del sistema vitale e religioso degli isolani, ma persino della biosfera di Rapa Nui, con conseguente decimazione della popolazione. Ricorda qualcosa?

Certo, l'abbattimento delle foreste si dovette alla necessità di costruire i Moai, le iconiche teste giganti di pietra; lo facevano per un credo religioso tribale che a noi moderni può sembrare alquanto sciocco. Ma noi possiamo dirci più furbi di loro? Stiamo rendendo irrespirabile l'aria che tutti respiriamo per vivere, e lo facciamo solo per ingordigia di soldi. Soldi che non ci serviranno più a nulla quando il clima comincerà ad ucciderci nei modi più svariati: siamo sicuri che le nostre strutture economiche siano più progredite e razionali rispetto alla religione di Rapa Nui?

Per quanto mi riguarda, io penso di no. Stiamo andando verso la stessa conclusione, e lo facciamo continuando a non fare nulla - o peggio, negando persino il problema. Ci sarebbe bisogno di un'inversione a U, di ripensare del tutto il nostro sistema economico e produttivo, e di interventi seri per salvare il pianeta. Ma ciò non avverrà mai: sono azioni impegnative e poco vantaggiose a livello economico. E forse molti umani preferiscono davvero bollire come la rana che fare lo sforzo di saltare fuori, rischiando di essere poveri e con meno benessere, ma almeno ancora vivi.

La domanda: tu cosa pensi del cambiamento climatico, e di quanto (non) si sta facendo per contrastarlo?

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