Eppure, in fondo anche gli scrittori con più esperienza sono certi di avere determinate qualità - altrimenti non avrebbero questo hobby. In questo caso però non è una presa di posizione vuota, senza basi, come nell'altro caso: più che di una convinzione si dovrebbe parlare di consapevolezza di sé. Ma forse anche questa convinzione è sbagliata - o meglio, imperfetta: quello che si percepisce come "il proprio livello" potrebbe non essere qualcosa di così fisso e immobile.
Il patrono di questo post? Non può che essere Giano Bifronte! |
Com'è possibile, visto che sono io a scrivere in entrambi i casi? Ho valutato la situazione, e mi sono reso conto di un fatto forse banale, ma che non avevo mai realizzato: la scrittura viene influenzata da una miriade di fatti di contorno che con essa non c'entrano. Può essere condizionata dall'umore dell'autore, dal suo stato fisico, dall'orario in cui scrive, forse persino dal tempo atmosferico. Tutta una serie di parametri difficilissimi da valutare nel complesso.
Per esempio, ho notato di essere molto influenzato dal sonno - anche se sono abbastanza certo che non sia l'unica cosa a influenzarmi. Se la notte precedente ho dormito bene scrivo meglio, mentre se soffro di insonnia (come in questo periodo) i miei testi ne risentono. Spesso anche in maniera inconsapevole: capita infatti che mentre scrivo mi sembra di essere nelle condizioni migliori ma con le letture successive viene fuori che non è così.
In generale, penso che la normalità nella scrittura - come del resto della vita - sia solo un'illusione. Pensiamo di essere bravi e di norma lo siamo davvero, ma magari un giorno ci esce una schifezza - e quello dopo un capolavoro - a seconda di come gira. Anche se forse a qualcuno piace pensarlo, esperienza, tecnica e talento non sono una garanzia di successo, e non rendono immuni da errori e da fallimenti - anche se certo aiutano a renderli meno probabili.
È anche per questo che io sono convinto che la differenza la faccia non tanto la capacità di realizzare una prima stesura efficace, ma quella di lavorare al meglio in fase di revisione. Non so dire se io ci riesco - lo devono valutare gli altri - ma nella mia quotidianità vedo che anche il testo peggiore che mi sia uscito dopo una certa quantità di lavoro può divenire decente. Per me, insomma, il grande scrittore non è quello immune da perturbazioni- non credo che nessuno lo sia, a dire il vero. È chi è consapevole non solo dei propri mezzi, ma anche di non poter essere sempre al meglio, e sa agire di conseguenza per correggere i propri errori.
La domanda: ti capita mai di notare se la tua scrittura è soggetta a oscillazioni? E in generale, che ne pensi di questo ragionamento?
Sì, anche la mia scrittura è soggetta a oscillazioni. Forse per una questione di carattere, i testi "migliori" escono quando riesco a collegarmi con la mia ispirazione. Per scrivere bene devo essere in grado di fare una prima stesura di getto, senza interruzioni, quasi fossi "posseduta" dalla mia creatività. Questo non avviene quanto vorrei se, per esempio, sono stanca, o di malumore, o - come capita molto spesso - dentro processi mentali di carattere diverso. in ufficio svolgo un lavoro molto meccanico e ripetitivo, quindi la sera a volte è difficile uscire dalla mia testa per entrare nei panni della creativa. :-)
RispondiEliminaSì, il malumore influenza tantissimo. Me ne accorgo anche io, specie in un periodo come questo :) .
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