In questi giorni di così intensa scrittura (penso che il prossimo racconto, per quanto difficile da scrivere, massimo tra due settimane è pronto, giuro), mi sono cimentato anche a scrivere qualche poesia. Qualcosa è cambiato in me da quanto ho ideato "Fiamme": le poesie non mi vengono più tristi, mi vengono anzi allegre, piene di una ilarità cattiva. Non ho idea del perché, ma secondo me queste poesie sono meritevoli come le altre, perciò le posto qui. Ne ho scritte già due e una terza è in cantiere, pian piano le posterò tutte, anche se aspetto un po' di tempo tra l'una e l'altra. Comunque, la poesia è dedicata ad una comunità di "persone" di cui facevo parte, che all'inizio era come tutte le comunità, ma che poi è degenerata, per colpa della stupidità di certi soggetti, ed io volendovi comunque restare, ma senza conformarmi a quel "branco di pecore", sono stato trattato male in ogni maniera possibile, mobbizzato, diffamato, persone che credevo amiche mi hanno abbandonato solo per diventare pecore anche loro, e così via. Allora ero un po' diverso da allora: certe cose mi facevano male, non come ora che cose così mi scivolerebbero persino addosso, e per questo ogni tanto torno a pensare a quanto disprezzo quella gente: ma la parola "disprezzo" non è scelta a caso, non è "odio", perché non odio questa gente, semplicemente provo un disprezzo disinteressato, di loro pochissimo mi importa, nemmeno serbo rancore (infatti questa poesia non è per rabbia o per vendetta, ma giusto per ridere sulle loro miserevoli intelligenze(e se qualcuno di loro lo leggesse: si, è intelligenze, non "intelligienze" come pensate XD)). Ultima cosa (poi davvero vi lascio alla poesia), l'ispirazione per questo componimento mi è venuto dai libri di George R.R. Martin delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, in cui "Mai piegati, mai inchinati, mai spezzati" è il motto di una delle case nobiliari ivi presenti; la poesia non c'entra niente con le sue opere, ma lo spunto per cominciarla lo devo a lui.
Mai piegato, mai inchinato, mai spezzato
Avete
provato a farmi piegar la schiena,
A
schiavizzare il mio cervello
Poi mi avete
cacciato, solo perché
Son rimasto
me, a voi non omologato
Avete poi
provato a farmi inchinare
Davanti al vostro
enorme “potere”
Ma l’orgoglio
mio è fortissimo
E davanti a nessun
cado in ginocchio
Allora avete
provato a spezzarmi
Con prese in
giro e crudeltà;
Ma se pur
qualche ferita l’ho avuta
Son vivo, ed or più sano che mai.
Dovete saper,
cari cultori dell’odio
Che siete
sol spazzatura nel mondo
Ed essendo
maturato, gente infima
Come voi mai
più potrà farmi male:
Poiché la
mia gran intelligenza
La vostra stoltezza
la deride solo
Anche se a
volte pur vi compatisce
Per le
vostre miserabili vite.
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