Tuttavia, vista la natura controversa della questione, probabilmente non avrei mai scritto un post sull'argomento, se non fosse che Monica mi ha fatto una richiesta: scrivere una storia ambientata in un futuro distopico in cui i concetti espressi nei testi di supporto all'iniziativa sono estremizzati. L'idea mi è piaciuta subito: nel giro di un paio di giorni ho scritto un racconto di tremilaseicento parole, che poi è stato editato e preparato in tempo di record.
È stato anche un'esperienza nuova per me: non avevo mai scritto un racconto in prima persona con una donna come protagonista. Tuttavia, cercare di immedesimarmi in questa ragazza è stato intrigante, anche se non sono sicuro di essere stato realistico al cento percento. Però ci ho provato con impegno: ho attinto a tutto quello che so sulle differenze di scrittura tra uomini e donne, e come sempre ho cercato di inserire le emozioni giuste al posto giusto. E di sicuro, sono riuscito a infilare bene nella storia la mia idea sull'intera questione.
Sarò riuscito a fare un buon lavoro? Non saprei: spero però che me lo direte voi nei commenti. Se non l'avete fatto, perciò, vi invito a leggere il racconto: si intitola "Ventidue settembre" e lo potete leggere sul blog di Monica, a cui l'ho regalato quasi come un guest post. Di sicuro non sono bravo come Michele Scarparo a scrivere storie a richiesta - anche perché questa è la prima volta - ma spero lo stesso che il racconto sia di vostro gradimento. Non mi resta quindi che augurarvi: buona lettura!
Sarò riuscito a fare un buon lavoro? Non saprei: spero però che me lo direte voi nei commenti. Se non l'avete fatto, perciò, vi invito a leggere il racconto: si intitola "Ventidue settembre" e lo potete leggere sul blog di Monica, a cui l'ho regalato quasi come un guest post. Di sicuro non sono bravo come Michele Scarparo a scrivere storie a richiesta - anche perché questa è la prima volta - ma spero lo stesso che il racconto sia di vostro gradimento. Non mi resta quindi che augurarvi: buona lettura!
Grazie per la citazione, ma sono molto meno bravo di come mi dipingi. Il tuo racconto, invece, è molto bello è l'ho letto d'un fiato.
RispondiEliminaComplimenti
Penso sia questione di come uno si vede. Tu pensi di non essere bravo mentre io sì; per me invece è proprio l'opposto. Chissà chi tra noi due ha ragione :D .
EliminaComunque grazie mille per i complimenti sul racconto ^_^ .
Bravissimo, Mattia. Una bella storia, con un gran bel finale e un messaggio significativo.
RispondiEliminaGrazie mille ^_^ .
EliminaLetto. Molto in controtendenza con i racconti di fantascienza che si leggevano già negli '60-'70 sulla sovrappopolazione.
RispondiEliminaA questo non avevo pensato, ma in effetti sì, è così. Penso che sia comprensibile, del resto: decenni fa il controllo delle nascite poteva essere visto come un'imposizione tirannica e distopica - del resto a metterla in atto era la Cina comunista. Oggi però che la sovrappopolazione è un problema reale - e molti ancora non se ne rendono conto, visto appunto il Fertility Day - penso sia più distopico uno stato che impone di fare figli che uno che li limita - che è sempre un'imposizione, ma almeno alla base ha un motivo ecologista e razionale, non uno irrazionale che potrebbe portare alla catastrofe (e forse la sta già portando). Ecco più o meno perché ho scritto il racconto così :) .
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