martedì 9 agosto 2016

Ritrovando il piacere di scrivere

Come l'anno scorso, anche stavolta sto sfruttando la pausa estiva dei miei blog per scrivere. In effetti, la scorsa settimana è stata piuttosto produttiva: ho portato a termine un racconto medio-lungo (parliamo di circa seimila parole) e un altro è già a buon punto. Conto di finire il secondo a giorni e poi cominciare la sua fase di editing: la mia intenzione è di usarlo per partecipare a un concorso. E, una volta finita quest'incombenza, scriverò ancora un paio di racconti, anch'essi da destinare ad altrettanti concorsi.

Per quanto riguarda il primo racconto, però, è qualcosa di più particolare. Si tratta di una storia che mi girava in mente da anni, ma che avevo più volte abbandonato: ogni volta mi rendevo conto, infatti, di non essere abbastanza bravo per renderle giustizia. Solo ora - almeno credo - sono all'altezza di questo compito: per questo ho cestinato tutto quello che avevo scritto fin'ora e sono ripartito da zero, fino a ritrovarmi adesso con una bozza ancora da rivedere, ma che penso abbia un gran potenziale.

Fonte: writingtimes.co.uk
Il motivo per cui ho scelto di portare avanti proprio questo racconto in questo momento è però un altro. Come ho già detto, ho in progetto di partecipare a diversi concorsi. Negli scorsi giorni, tuttavia, ho sentito il bisogno di scrivere dell'altro: qualcosa, in particolare, di completamente slegato da ogni obbligo o scadenza. Perché l'ho fatto? Semplicemente, volevo ritrovare il piacere di scrivere per il semplice gusto di farlo.

Purtroppo, è una sensazione che non sempre posso sperimentare: tra le tante scadenze, specie quelle imposte dai miei vari blog, spesso mi ritrovo a scrivere testi in maniera quasi meccanica. Non che non mi piaccia quel che scrivo: sono il primo a scartare quei contenuti che non mi convincono appieno (almeno per quanto riguarda Hand of Doom). Tuttavia, lavorare con una scadenza, che peraltro spesso è molto vicina, è diverso dal farlo in libertà. Anche la prima modalità ha i suoi piaceri, ma devo dire di preferire comunque poter scrivere senza costrizioni.

Questo non significa che mi terrò il racconto solo per me. Al contrario, sto già valutando se proporlo a un giornale per un'eventuale pubblicazione; nel caso quest'ultima non andasse a buon fine, poi, troverò un altro modo per far(ve)lo leggere. Del resto, è uno di quelli a cui tengo di più: non voglio certo che rimanga in un metaforico cassetto a prendere metaforica polvere. Tuttavia, sono tutti pensieri che mi sono venuti dopo aver finito il racconto: mentre lo buttavo giù pensavo solo a scrivere la miglior storia possibile.

Ci sarò riuscito oppure no? Non saprei, come ho già detto molte volte non sono capace di valutare ciò che scrivo. Il mio intuito mi dice di sì, e anche Monica - come sempre, la mia Prima Lettrice - me lo conferma, ma non è lo stesso detto che il mio lavoro sia davvero buono. A prescindere dal valore del racconto, però, una cosa rimane: è stato un gran piacere portarlo a termine. E che sia un capolavoro o una ciofeca, è un godimento che nessuno può portarmi via.

La domanda: anche a te capita di riuscire a scrivere per il gusto di farlo, magari proprio durante l'estate?

2 commenti:

  1. Magari non proprio durante l'estate, stagione nella quale preferisco fare cose diverse, tipo staccare gli occhi dal computer e uscire di casa. Magari d'estate leggo, quello sì, anche molto di più.

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    1. Anche io quest'estate sto leggendo tantissimo. Non saprei spiegare perché: altre estati a volte ho rallentato i miei ritmi, quindi forse dipende anche dalla scorrevolezza dei libri. Capisco comunque chi preferisce staccarsi dal computer d'estate: capita anche a me a volte di andar via e farmi lunghe passeggiate in campagna. Sto scrivendo parecchio, è vero, ma questo non vuol dire che sia l'unica cosa che faccio :) .

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