martedì 10 febbraio 2015

Minaccia dallo spazio

Dopo qualche tempo in cui non sono riuscito a trovare nemmeno un attimo per scrivere nemmeno un racconto, finalmente riesco a postarne uno nuovo. Avendo comunque avuto pochi spazi liberi per poterlo creare, è uno quelli fulminanti, che si leggono tutti d'un fiato; spero però che non vi dispiaccia, essendo comunque il mio tipo di racconto più classico, e che ve lo godiate!

Minaccia dallo spazio

«Siamo proprio sicuri che sia una minaccia?» chiese contrariato il presidente, alzando gli occhi dal documento che aveva appena letto.
«Si, signore» rispose il ministro della difesa, «Quell’astronave è assolutamente un pericolo. Ci resta un giorno appena, e poi prenderà la Terra proprio all’interno dei nostri confini, a meno che non cambi improvvisamente direzione, cosa però che io non credo possibile, conoscendo i suoi occupanti. A quel punto, l’intera umanità avrà probabilmente i giorni contati, o almeno questo è quello che dicono i miei consulenti scientifici.»
«Ma non c’è un’altra soluzione che l’abbattimento? Non possiamo tentare nuovamente di comunicare?»
«Purtroppo no, signore. Come lei sa i primi tentativi di trovare un accordo sono falliti, ed ora l’astronave è in completo silenzio radio, abbiamo provato fino a circa un’ora fa ad inviare messaggi ma non abbiamo ricevuto risposta. Quelli si rifiutano in ogni modo di arrivare a qualsiasi compromesso, vogliono solo atterrare e lo faranno, a meno che non li fermiamo.»
I due si fissarono, poi il ministro riprese:
«Allora, vuole procedere?»
Il piccolo studio rimase per un attimo immerso in silenzio, poi il presidente riprese, con un filo di voce:
«E’ proprio necessario?»
«Scusi se sono irrispettoso, signor presidente» fece il ministro, «Ma glielo ho ripetuto ormai diverse volte, perciò non capisco perché lei continua a chiedermelo. Comprendo benissimo i suoi scrupoli morali, i suoi dubbi, ma se la scelta è tra distruggere qualche migliaio di vite oppure condannare la razza umana, la prima, per quanto possa essere inaccettabile, è comunque la scelta di gran lunga migliore. Nemmeno io gioisco di quest’atto di brutalità, ma le ripeto, è l’unica soluzione sensata a questa crisi. »
«E va bene, allora, firmerò, ma che Dio abbia pietà di me e di lei.»  fece il presidente sbuffando leggermente, raccogliendo l’ordine di abbattimento sulla sua scrivania e scarabocchiando il suo autografo.
«Ha preso la decisione giusta, signor presidente, ed in futuro sarà ricordato come il salvatore dell’umanità.»
«Sarà anche giusta, ma è estremamente dolorosa. Di sicuro, non mi sento di essere un eroe, semmai un assassino. Comunque sia, ora se non le dispiace vorrei rimanere da solo .»
«Si figuri, tolgo subito il disturbo. I miei saluti, signor presidente.»
«Arrivederci»

Rimasto solo, il presidente sospirò e si mise a pensare a ciò che avrebbe dovuto fare in seguito. Nonostante aveva probabilmente salvato l’umanità, non sarebbe stato facile giustificare con l’opinione pubblica l’abbattimento di un’astronave da trasporto carica di esseri umani proveniente dalla Luna.
“Ma è colpa solo del caso, se i raggi cosmici hanno mutato i batteri rimasti nei dintorni dell’Apollo 12 in modo da renderli così virulenti e letali” si disse, cercando una pallida giustificazione a quell’evento, ma invano: sicuramente quella notte non sarebbe riuscito a dormire.
“Manco fosse una dannata astronave aliena!” pensò, con rabbia.

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