La notizia dell'omicidio di Palermo, solo l'ultimo di una serie di episodi praticamente infinita, mi porta ad una amara riflessione. Nonostante il nostro presunto alto livello di civiltà, nel nostro mondo le donne continuano a venir picchiate ed uccise dagli uomini, in nome di una presunta superiorità del sesso maschile su quello femminile che non ha alcuna giustificazione razionale, ed è solo l'ennesimo retaggio culturale-religioso del passato. Secondo me, in questi casi non è una questione di rabbia, è qualcosa di diverso: se infatti è normale, provare ira ed anche disprezzo dopo il termine di una relazione, specie se essa è finita male, ciò è comunque un gruppo di sentimenti rivolti verso ad una persona. Poter disporre della vita e della morte di qualcuno è invece trattarlo non come un essere umano bensì come un oggetto, il che è qualcosa di atroce, una mancanza totale di rispetto verso la dignità umana. Anche io ci sono passato, per una separazione estremamente orribile, e sia fatti accaduti prima sia scoperte postume mi hanno lasciato con un immenso odio verso quella persona; tuttavia, non penso che arriverei a darle nemmeno un ceffone, e questo non perché non meriti di soffrire (anzi, si merita ben di peggio), ma quanto perché è questione di semplice civiltà e razionalità: io penso che nessuno, per quanto abbia fatto del male agli altri, merita di soffrire fisicamente o addirittura di morire, e questo principio di rispetto non è negoziabile, nemmeno in presenza di un forte disprezzo.
Tornando al caso di specie, l'omicida ha ucciso non per rabbia, ma per possesso: non poteva sopportare di aver perso qualcosa, e pur di non farla avere a nessun altro, ha preferito l'omicidio (poco importa se la vittima non è stata il suo "obiettivo" ma sua sorella, l'intenzione era comunque quella di uccidere); ha insomma considerato la sua ex-compagna come un essere inanimato, quasi una sua emanazione, e la rabbia non era per qualcosa che lei aveva fatto, quanto per la frustrazione del proprio egoistico desiderio di possesso. Eppure, non è un pazzo solitario, o meglio: è si assolutamente deviato dal mio punto di vista, ma non è un'eccezione, persone come lui sono più comuni di quanto si pensa, e il motivo, come dicevo inizialmente, è nelle mie opinioni culturale. La donna, per motivi culturali ma anche religiosi, è stata vista sempre come inferiore all'uomo, dovendo sempre essere obbediente e servile, ruolo che sempre più donne rifiutano, in maniera per giunta più che legittima; e da lì nascono le tragedie.
Nel mondo occidentale, con ancora troppi di questi casi, urge un cambiamento della cultura generale, con un rifiuto totale ed esplicito di questa mentalità a favore dell'accettazione della parità morale vera tra i due sessi, in ogni ambito; e, secondo me, il cambiamento dovrebbe partire da tutti noi, perché l'uguaglianza non è qualcosa che interessa solo le donne, è un principio di civiltà che dovrebbe essere scontato e persino banale per tutti, qualcosa da fare non per convenienza ma solo per lo spirito di ciò che giusto. E' molto difficile mutare la situazione, ma la mia speranza è che, un giorno, quando ci saremo liberati di inciviltà e religione, non vi sarà più la possibilità che una persona giovane, piena di sogni e speranze, possa morire a 17 anni senza assolutamente un senso.
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