Tra la preospedalizzazione, l'operazione e i postumi post-operatori (che sono stati peraltro piuttosto pesanti, essendo la mia prima operazione non me l'aspettavo così) nelle ultime settimane ho avuto parecchio tempo morto in cui praticamente non ho fatto altro che leggere, riviste e libri. Tra questi, uno di quelli che è riuscito a colpirmi maggiormente è stato "Il Labirinto" di James Dashner, primo libro della serie "The Maze Runner", romanzo della branca fantascientifica del genere "young adult" piuttosto famoso, da cui è stato tratto anche un film di recente. La lettura è stata rapidissima (pochi giorni) ma non del tutto soddisfacente: vi spiegherò perché.
La trama in breve (spoiler da qui): senza alcuna memoria del passato, il giovane Thomas si risveglia nella Radura, un luogo delimitato da pareti, che presto apprende essere il punto centrale di un intricato labirinto, in cui lui e gli abitanti locali, i Radurai, si ritrovano intrappolati. Il ragazzo si darà subito da fare per imparare la routine di questo luogo, ma l'arrivo inaspettato di una ragazza (i Radurai erano tutti maschi prima), Teresa, è l'inizio dell'apocalisse: la luce del sole si vela e le porte della Radura cominciano a non chiudersi più, non proteggendo più i suoi abitanti dai terribili Dolenti, esseri metà bestie metà robot che infestano il labirinto. Tra codici e misteri, Thomas e Teresa aiuteranno i Radurai in maniera fondamentale, permettendo loro di risolvere infine l'enigma che si cela dietro alla struttura che li circonda, ma una volta usciti si ritroveranno in un mondo futuristico distopico, dove regna una malattia atroce chiamata Eruzione e dove degli scienziati hanno creato il labirinto per selezionare i giovani più promettenti. Il finale è aperto: restano tanti interrogativi, che verranno probabilmente spiegati nei successivi libri della saga (fine spoiler).
Seppur l'ambientazione futuristico-distopica sia ormai diventato un cliché che nello young adult, quella de Il labirinto non è tutto sommato male, anzi: il fatto che questi enigmi si presentino rapidamente uno dietro l'altro non fa altro che incalzare ancor di più alla lettura, oltre a renderla più affascinante. Purtroppo il difetto di Dashner è un altro, lo stile molto ossessivo, quasi angosciato. Non so se sia la traduzione oppure la stessa cosa succeda anche nell'originale, ma ogni poche righe deve descrivere sempre le sensazioni e l'umore del protagonista, il che viene presto a noia oltre a far venire in antipatia lo stesso personaggio. Più in generale, tutto lo stile l'ho trovato un po' macchinoso e ansioso, l'autore sembra quasi angosciato mentre scrive, anche se delle trovate vincenti ci sono: su tutti i cliffhanger che praticamente connettono tutti i capitoli, imperiosi e che spingono il lettore a proseguire ancora nella lettura. E' anche per questo che il libro si legge molto rapidamente nonostante il suo stile: l'ho davvero divorato!
Il labirinto insomma non è nemmeno lontanamente un capolavoro, ma comunque è una lettura piacevole a tempo perso, che sa essere discretamente appassionante nonostante i suoi difetti. Se non disprezzate il genere young adult vi piacerà, ma non vi aspettate chissà quale capolavoro!
E voi? Avete letto il romanzo di James Dashner?
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