No, non c'è nulla di sessuale o di morboso in questa poesia (anche se l'ho intitolata così volontariamente, come esperimento, per vedere se ci saranno più visite del solito!), bensì esso parla di qualcosa di diverso, in particolare di una storia accaduta a me. Lo scorso fine settimana da queste parti c'era il festival celtico: avrei voluto passarli tutti e due con gli amici, se non fosse che la notte tra i due giorni non ho proprio chiuso occhio, sono stato ore ed ore ed ore sveglio senza riuscire a dormire un secondo, e alla fine è diventata una tortura; poi il giorno dopo stavo così male che sono dovuto tornare a casa, purtroppo, quindi il festival è stato rovinato, nonostante il gran divertimento del giorno prima. Qualche giorno dopo mi è venuta l'idea di trasporre la mia irritazione e la mia frustrazione per la vicenda poeticamente, ed infine eccola qua. Non è una poesia triste, comunque: è solo un po' amara, tutto qui (mentre di poesie tristi, ve lo dico chiaro, ho ben poca voglia di scriverne ancora). Ecco, questo è quanto, vi lascio alla poesia.
Il tradimento della carne
Cosa devo
far con te, o corpo,
Che quando
serve mi abbandoni?
Cosa posso
fare se tu, che sei
L’unica vera
proprietà che ho
Mi tradisci
proprio sul più bello?
Non mi lasciasti
dormir affatto
Torturandomi
stavolta per ore;
E poi
svenisti, quasi vomitasti,
Mi facesti
avere allucinazioni.
Troppo male, e dovetti lasciar,
Quando non
desideravo che
Sol star bene
con gli amici
Ed
intimamente penso che
I’vorrei sol
essere pur spirito
Senza
l’orrore di siffatto corpo,
Cosicché mai
più possa cadere
In un
fallimento del genere.
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